mercoledì 30 gennaio 2013

Un paese nel fango



Dove cavolo si trova Sìbari? Seppure il luogo non fosse in Calabria, noi non ne sapremmo nulla di cosa vi sta accadendo. Ché poi si tratta delle solite cose, ossia dell’esondazione di un torrente, questa volta il Crati, del quale le solite amministrazioni non hanno avuto cura di provvedere alla sua manutenzione estiva. Quindi dei nuovi agrumeti che hanno formato una barriera che non consente il deflusso delle acque. A farne le spese, questa volta, sono stati i mosaici e le antiche mura di Sybaris, antica colonia degli achei, realizzata nel 720 dell’evo antico e distrutta nel successivo 510 dai crotoniani. È pure scomparsa Thurii, fondata nel 443 dai sibariti superstiti che avevano ricostruito la loro antica città e, infine, non c'è più la polis romana di Copia, edificata un paio di secoli prima di Ottaviano. Frega qualcosa a qualcuno? L’estate scorsa, in un sito archeologico, sentivo profferire questa esclamazione da un “turista” : “Basta, non ne posso più, mi portate a vedere sempre dei sassi!”. E come dargli torto, poveretto, se la storia è intesa come una pietraia proprio da coloro che hanno il compito della tutela e il dovere di provvedervi?

Troppo presi dall’avvilente spettacolino televisivo dove una dozzina delle solite facce si alternano per prometterci meno tasse e quanto di meglio l’Italia non abbia mai visto dopo le grandiose opere di Benito Amilcare Andrea Mussolini. Sono essi l’uno per cento dei candidati alla Camera e al Senato, rappresentano il gotha dei responsabili politici – a ogni livello – del saccheggio del paese, gli alter ego dei grandi proprietari, civili ed ecclesiastici, degli ingenti patrimoni, quelli esentasse e scudati, degli interessi particolari di ogni casta e calibro.

In un paese di milioni di giovani sani e forti, spesso loro malgrado nulla facenti, non si trovano – salvo eccezioni – alcune centinaia di volontari che, in cambio di un piatto di minestra e dell’orgoglio del bene compiuto, vadano a spalare un po’ di quel fango che ricopre non solo Sìbari, ma con essa una nazione priva di memoria e senza vergogna.

PS: a proposito dell'incendio della biblioteca di Tumbuctù, scrivevo l'altro giorno: speriamo la notizia venga smentita. Bene, oggi una buona nuova c'è: è stato smentito l'incendio. 




3 commenti:

  1. Il problema non sono tanto i volontari. I quali non esistono perché da mezzo secolo, come viene detto nel post, in Italia dilagano ignoranza e disprezzo per storia e antichità, quindi non possiamo attenderci volontariati entusiastici per "quattro pietre". Senza contare che, siccome siamo in Italia, perfino un piatto di minestra farebbero fatica a pagarglielo, per "quattro pietre". E senza contare che ripulire un sito archeologico non è la stessa cosa che spalare macerie.

    Il problema vero, conseguenza della profonda ignoranza, dell'utilitarismo troglodita e del selvaggio menefreghismo dei supremi reggitori dello Stato, inclusi i professori e i banchieri, è che "non ci sono soldi" (traduzione, non gliene frega niente a nessuno) per gli archeologi, le cooperative archeologiche, i restauratori, gli archivisti, i bibliotecari, i conservatori del patrimonio storico-artistico. E per servizi di tutela e custodia dei siti e dei beni artistici e archeologici, abbandonati invece ai ladri, ai tombaroli e ai vandali. Anzi, che palle gli archeologi e i conservatori dei beni culturali, sempre in mezzo quando dobbiamo tirare su un po' di speculazione edilizia su una necropoli o su un insediamento antico.

    Le assunzioni nel pubblico impiego sono bloccate da anni perché tanto sono fannulloni mangiapane a tradimento e vanno sterminati, pagandoli con stipendi da elemosina e lasciando morire di vecchiaia la categoria. Quindi niente nuovi specialisti della cultura, che con la cultura non si mangia, come disse quello. E niente custodia. La gloriosa Biblioteca storica del Risorgimento della mia città sta morendo per carenza di personale. Figurarsi cosa importa di Sibari.

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    1. meno male un commento. 200 visite uniche ma guai scrivere una parola di commento, vorrai mica far fatica. lasciamo perdere

      veniamo a noi caro Mauro. "ripulire un sito archeologico non è la stessa cosa che spalare macerie". dipende. qui si tratta – come da appello del sindaco di sìbari e come si vede dalla foto – di togliere migliaia di metri di fango. quindi serve manovalanza semplice. poi, per i lavori di rifinitura – come ben dici – servono anche altre competenze.

      caio e grazie

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  2. a proposito ( a caso ) dei tanti crolli verificatesi a Pompei negli ultimi anni peccato non ci sia mai stata mai, per nessuno ,alcuna smentita .....

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