domenica 6 gennaio 2013

Il silenziatore



L’unico merito storico che può essere attribuito a Silvio Berlusconi è di aver rotto il monopolio televisivo di Stato, ma per creare un monopolio parallelo e personale. Vent’anni fa il giudizio prevalente su Berlusconi, anche e soprattutto da parte dei suoi avversari, era ben diverso da quello odierno. Egli era considerato quasi unanimemente come un esperto di televisione e come un grande comunicatore. Noi oggi possiamo vedere ciò che egli è sempre stato in forza dei suoi soldi e del suo potere televisivo, ossia uno scaltro imbonitore che ha saputo sfruttare a proprio vantaggio soprattutto le debolezze, le compromissioni e le divisioni degli altri.

Per quanto riguarda invece Mario Monti, un anno fa il giudizio prevalente gli riconosceva di essere un “tecnico” di prim’ordine, un economista e un riformatore avveduto e capace, tanto da essere nominato sul tamburo senatore a vita per poi affidargli l’incarico di presidente del consiglio. Sulla cosiddetta “autorevolezza” e sul “prestigio” recuperato dall’Italia grazie al profilo di Monti, si tenga conto che si partiva da una situazione governata dai clown del circo. Oggi, per contro, anche i suoi sponsor si sono finalmente resi conto che oltre le sue ricette di risanamento – contenenti dosi massicce d’iniquità e sperequazione a danno soprattutto dei soggetti sociali più esposti – non vi è stato in 13 mesi di governo un solo provvedimento decisivo o almeno importante contro la crisi e a favore della tanto decantata “crescita”.

Inoltre, un po’ alla volta, anche i più asettici osservatori stanno scoprendo un Monti il cui atteggiamento è sempre più improntato all’insofferenza verso i meccanismi della partecipazione democratica (per quanto discutibili e in crisi), così come si fa notare la sua aperta ostilità verso chi osi porsi criticamente in rapporto alle sue ben note tavole della legge di rinascita nazionale. Tutto ciò non può essere ricondotto semplicemente a un generico dato caratteriale di una mentalità conservatrice, ma è il prodotto da un lato di precisi interessi e dall’altro il risultato di una concezione generale dei rapporti sociali in cui il denominatore è un sentimento di tipo autoritario e reazionario, non privo di un robusto odio di classe.

Senza voler tracciare un improbabile parallelo tra Berlusconi e Monti, con tale nota ho cercato semplicemente di rilevare come sia sempre in ritardo il giudizio più meditato dei diversi commentatori sui fatti e i personaggi nel nostro fantastico paese.

* * *

Per quanto possa apparentemente sembrare strano, il pensiero economico borghese è come una religione, ossia non tollera che vi siano “verità” diverse e alternative che riguardino l’ordine economico-sociale esistente. L’apologetica capitalistica, poiché di questo si tratta, è impegnata a dimostrare – a chiunque sia disposto a sospendere il proprio giudizio critico – che: 1) il sistema economico borghese è il migliore; 2) è anche l’unico che si possa conciliare con la “libertà”; 3) costituisce la forma assoluta della produzione.

Si tratta di “verità” verso le quali l’apologetica autorevole insegnata nelle scuole e università, propagandata incessantemente dai media, esige, al pari delle religioni monoteiste, un atto di fede assoluto. Tutto ciò che contrasta con tali “verità” è dichiarato sbagliato, eretico, e perciò deve essere ignorato e condannato alle fiamme della damnatio memoriæ. Queste “verità” di base comportano tutta una serie di conseguenze e di affermazioni che finiscono per condizionare pesantemente il pensiero e i comportamenti sociali, intesi nell’accezione più ampia, tanto è vero che in genere non si riesce più a parlare, scrivere e leggere di qualcosa che non abbia come riferimento diretto o riflesso i temi dell’economia.

Nel caso degli apologeti del capitalismo, la preoccupazione maggiore è quella di non analizzare scientificamente il modo di produzione capitalistico e quindi di non prendere in considerazione le reali cause della crisi; ma anche laddove i temi dell’economia sono trattati da un punto di vista critico, si tratta spesso di una critica laterale che non va mai alla radice delle questioni e che anzi propone soluzioni di “buon senso” intese a salvare il sistema. Un po’ come certa critica neotestamentaria che solleva dubbi e perplessità su questo e quello, arrivando fino a sostenere che Gesù fosse un comune mortale, ma che si guarda bene dal mettere in esame con il rigore critico necessario le pretese storiche a fondamento del cristianesimo. In entrambi i casi si tratta, appunto, di un atteggiamento a-scientifico e squisitamente apologetico. 

4 commenti:

  1. A sostegno del commento, ciò che esce dall'analisi(?) di un economista oggi incensato:
    "Manifesto capitalista. Una rivoluzione liberale contro un'economia corrotta" di Luigi Zingales, economista di scuola neoliberista. In pratica il problema come sempre per questi nuovi guru non è il sistema, ma la "corruzione", con semplici giochetti ritorna tutto a posto per tutti (meno tasse, competizione, "meritocrazia", privatizzazioni, ciliegina sulla torta le elezioni all'americana, che il sistema elettorale per questi guru risolverebbe i problemi). Mi sa che anche in situazioni di altri tempi (crack '29 o altro) qualche economista dell'epoca se ne usciva con tesi simili.
    Per info, ll tizio in questione è per il "capitalismo per il popolo". Curioso poi, "Manifesto capitalista per una rivoluzione liberale", "capitalismo per il popolo", suonano da slogan di sinistra modificati.
    Saluti,
    Carlo.

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  2. cara Olympe, scusami il "fuori argomento", ma ero curioso di sapere la tua posizione verso tutte quelle folcloristiche "avanguardie" destrorse di estremisti neri che paiono abbiano alzato la testa di recente (grazie anche a connivenze in "alte sfere") , parlo di casa pound, la destra, forza nuova...e via discorrendo...non trovi che stiano diventando un fenomeno fin troppo preoccupante?
    ciao
    gg

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    1. mi spiace, ma francamente non ne so nulla. posso segnalarti un post:
      http://sollevazione.blogspot.it/2013/01/riflessioni-sul-neofascismo-italiano.html
      ciao

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