Ancora
una volta sul solito tema: la causa della crisi non sono le banche e nemmeno la
speculazione che pratica il proprio mestiere da millenni così come le meretrici
e i preti esercitano il loro. La causa della crisi non va cercata nella
circolazione ma nella produzione, ossia nella contraddizione fondamentale del
modo di produzione capitalistico. Forse giova ripeterlo. Il fatto di aver messo
temporaneamente una pezza al crollo finanziario degli Stati stampando moneta,
non rappresenta la soluzione della crisi, anzi. Non a caso la Germania
rimpatria il suo oro dall’estero e quelli che possono ne comprano mentre chi
non ce la fa a tirare avanti è costretto a venderlo.
La
crisi del capitalismo percorre un tempo che è già storico, perciò misurare la
crisi sulla distanza di un lustro o un decennio è un escamotage di piccola
statura. Soprattutto è nascondere la realtà. Del resto non possiamo aspettarci
che la borghesia ammetta il proprio fallimento o attenderci che essa si
“ravveda”. C’è stato forse un qualche ravvedimento per tempo prima che l’ancien regime
perdesse la testa il 21 gennaio 1793? Eppure i prodromi della
tempesta già segnavano i cieli francesi e nubi sempre più minacciose s’addensavano in Europa su
una classe sociale tanto raffinata quanto estenuata.
E
anche nei cieli di Russia non mancarono avvisaglie assai minacciose ben prima
che sulla pavida nobiltà grandinasse piombo. La storia non si fa mancare le
occasioni per mettere le cose a posto. Il panorama odierno è denso di
nuvolaglie sotto le quali divampa la guerra, quella dei capitali che coinvolge
tutti. Per quella perseguita con altri mezzi, non resta che aver vita e
attendere, tanto si sa che le aggressioni cominciano sempre allo stesso modo e
con gli stessi pretesti. Ciò che non sempre si può prevedere è come finiranno le
guerre.
stavolta son d'accordo su tutto, soprattutto sulla prima parte, che mi dice che hai capito perfettamente l'origine della crisi, per cui ritiro quel che ho scritto su ciò nel mio commento precedente e me ne scuso. la germania ha scatenato già da subito la sua guerra, finanziaria, contro la concorrenza europea. i neo repubblichini, euro o morte!, non l'hanno ancora capito e quindi aspettiamo l'8 settembre. è chiaro che i cieli d'europa sono carichi di pioggia, ma il capitale ha ancora molte, troppe!, buone carte nelle sue mani: movimenti nazi-fascisti, gruppi paramilitari, servizi segreti, polizia e, ultima ratio, esercito. scatenare la guerra in questo momento non porta molti vantaggi al capitale, anche se trasformasse l'iran in un cumulo di macerie significherebbe guadagnare solo qualche anno e contro cina e russia potrebbe significare la fine di tutto e tutti. per cui sedersi sulla riva del fiume, pescoso naturalmente, bisogna pur mangiare, e attendere ma senza dormire e pronti eventualmente ad intervenire, ben informati e all'altezza della "cosa" naturalmente.
RispondiEliminafranco valdes piccolo proletario di provincia
Salve Olympe.
RispondiEliminasegnalo a te, e ai lettori del blog, questo articolo che mi sembra veramente un'analisi più che eccellente. Analisi, che potrebbe essere interpretata come una sorte di tema/i sviluppato/i, contenuto/i nel tuo post.
Buona lettura a chi leggerà, e saluti da F.G.
http://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2516-il-programma-del-governo-che-verra.html
grazie. un art. molto buono, forse un po' carente sotto l'aspetto dell'analisi del quadro internazionale (a parte i rif. alla Nato) e in parte anche sui reali aspetti della crisi, vista in modo che giudico un po' troppo schematico
Eliminaciao
Grazie per il breve ma importante commento Olympe.
EliminaBuona giornata a te, e ai lettori del blog.
F.G