Nulla è più soggettivo del
gusto, quindi anche dei sapori, sebbene questi siano fondamentalmente la
risposta attraverso differenti molecole messaggere dei nostri recettori a uno
stimolo nervoso di natura chimica, termica, tattile e olfattiva. Però i sapori
sono anche un fatto culturale. Noi umani, oltre al dolce, salato, amaro, acido,
abbiamo creato anche un altro gusto: quello dato dal glutammato. È quel sapore che gli
asiatici chiamano con un nomignolo: umami.
Si tratta di un derivato di un amminoacido (l'acido glutammico appunto) che
costituisce sino 1/5 delle proteine animali.
Una leggenda metropolitana vuole che il
glutammato per uso alimentare sia tra i responsabili di patologie
particolarmente gravi, compresa la SLA. Smentisco subito (prego eventuali
lettori di non segnalarmi link che affermino il contrario): il nostro corpo
produce naturalmente e metabolizza il glutammato. Del resto, se fosse implicato
in certe patologie, tra la popolazione asiatica – dove c’è un uso perfino eccessivo
di glutammato –dovremmo avere un’incidenza molto elevata di tali patologie,
mentre si registra un’incidenza anche più bassa che da noi. E i tedeschi dovrebbero
morire a frotte per il largo impiego di senape, ossia di isotiocianato di allile, cancerogeno.
I “trucchi” che l’industria del cibo
mette in atto per ingannare i nostri gusti sono molti. Pensiamo alle bibite sul
tipo della limonata, aranciata o le coca cola, le quali presentano un gusto
acidulo. Infatti, la stessa concentrazione di sostanze dolcificanti presenti in
queste bibite, se bevuta in una stessa quantità d’acqua pura, risulterebbe nauseante.
Aggiungendo sostanze acidificanti, il gusto eccessivo di dolce si attenua fino
a far risultare le bevande, per molti, addirittura gradevoli. L’acido serve appunto
per attenuare il gusto dovuto all’eccesso di dolcificanti.
Anche il sale è usato nell’industria
alimentare per ingannare i sapori, perciò non va visto solo come un esaltatore
di sapidità, ma come un ingrediente che modifica i gusti. Per mitigare l’amaro
si pensa subito allo zucchero o comunque a qualcosa di dolce, e invece molto
spesso è lo iodio del sale da cucina a svolgere questa funzione. Per esempio, è
indispensabile per attenuare l’amarissima caffeina dal caffè. Se in un’acqua
tonica aggiungiamo dello zucchero, il sapore acidulo si attenuerà di poco e
anzi persisterà. Aggiungendo un pizzico di sale, invece, il sapore acidulo del
chinino contenuto nell’acqua tonica si attenuerà.
Come l’industria alimentare conosce perfettamente
i “trucchi” del gusto, allo stesso modo l’industria dell’informazione conosce
fin troppo bene i “trucchi” della credulità. Gran parte di ciò che comunichiamo
in internet ha come fonte i giornali (on-line o stampati) o la televisione. Ma
chi alimenta gran parte dei media con le notizie? Le agenzie di stampa, tanto
per dire; ed è molto interessante sapere per esempio da chi sono controllate. E
tuttavia ciò che generalmente ci sfugge è proprio la chimica di base
dell’informazione, di che cosa esattamente si tratti.
Anzitutto dobbiamo intendere che una notizia, quindi un
testo (stampato, video, ecc.) è un rapporto sociale e non semplicemente una cosa, poiché ha un carattere
bipolare: autore – destinatario, quindi possiede una natura dialogica; esso
cristallizza in sé tutta la complessa situazione sociale in cui è generato. Pertanto,
come testo ideologico, esso riflette rapporti sociali specifici, fissati dalla
divisione sociale di classe e quindi dalla divisione del lavoro, dando origine
a linguaggi particolari in campi particolari che riflettono “a modo proprio” la
realtà oggettiva e svolgono una funzione specifica e irriducibile nel contesto
della formazione sociale.
Dunque, se la comunicazione sociale è
sempre comunicazione ideologica che si realizza per il tramite di testi e di
linguaggi particolari in campi particolari di segni, ciò che si trascura
sovente è proprio la qualità sociale
di tutto ciò che è ideologico. Ecco perché i famosi social network sono sì degli
strumenti efficienti della comunicazione, ma nell’ambito della schizofrenia e
della frammentazione della formazione ideologica odierna, finiscono per essere un
pulviscolo di cazzeggio in lotta, dei meri canalizzatori e ripetitori – spesso
inconsapevoli – del pensiero dominante, della riproduzione coatta di schemi e
temi comunicativi imposti e normalizzati.
La norma è infatti la riproduzione imposta dei rapporti sociali, il processo
della loro interiorizzazione forzosa che da un lato plasma le funzioni
psichiche superiori della grande massa degli individui concreti e dall’altro
forma l’ideologia del loro comportamento, vale a dire che consolida nella loro
coscienza un sistema di programmi che regola e controlla i comportamenti in
funzione riproduttiva dei rapporti sociali dominanti. E ciò ovviamente
corrisponde all’interesse strategico della classe dominante.
Questo post lo metto in dispensa, per nutrirmi alla bisogna.
RispondiEliminaè da mesi che penso a uno o più post sulla ristorazione, segnatamente quella italiana (compreso marchesi e i suoi epigoni) ma anche quella foresta. partirei dal cosiddetto risotto per finire con i dessert passando per il catering. vedremo perché è una cosa che richiede molto impegno e comporta qualche rischio (nel caso dovrò omettere la ristorazione cinese: tutta).
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