Segnalo un post raro, eccellente, un po’ lungo ma se si
legge 140 battute per volta e poi si tira il fiato, si arriva fino in fondo.
C’è, nel leggerlo, perfino il rischio d’imparare qualcosa, perciò alcuni
dovranno fare ben attenzione o astenersi. Se ne potrebbe fare anche una
sintesi, ma sarebbe come mangiare una spigola dopo che ci ha pranzato il gatto.
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Viene il sospetto, almeno da quello che traspare, che
Giorgio Napolitano ed Eugenio Scalfari (prossimo al laticlavio?) non abbiano
letto bene il curriculum di Monti Mario prima di farlo sedere a tavola.
Bersani sembra far la parte del tacchino alla vigilia di
natale, del resto nemmeno lui ha letto il curriculum di Penati, pardon, di
Monti. Proporgli un’alleanza programmatica, dopo le elezioni, con chi non vuole
il Tav e gli inceneritori, è cosa improponibile se si vuole tirare a campare.
Meglio, molto meglio, quindi allearsi con quei progressisti e galantuomini di
Monti & Casini. I quali non hanno l’abitudine di mandarti affanculo, te lo
mettono in culo di soppiatto.
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Sta passando quasi sotto silenzio, come sempre succede per
le cose di un certo rilievo. A scrivere nero su bianco nella sua relazione è il
presidente della commissione anti-mafia, il quale afferma solenne: “più che di una
trattativa sul 41bis, [si è trattato] di una tacita e parziale intesa tra parti
in conflitto”. Che tradotto significa: c’era un conflitto tra le parti, ma come
si usa tra galantuomini, ci si è messi d’accordo. Eh sì, perché la Mafia è una
delle “parti” di questo sistema, l’altra metà.
Sentite questa: “ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato
politico e uomini di Cosa nostra divisi tra loro e quindi privi anche loro di
un mandato univoco e sovrano”. Eh, già, agli ambasciatori mancavano i timbri sulle credenziali. E anche chi aveva
trattato per conto della Mafia, potere sovrano, non aveva tutti i pizzini a
posto. Da notare che il presidente
della commissione anti-mafia afferma testuale che ci fu “almeno” una trattativa e poi magari chissà che altro.
Dice ancora: “Se Cosa nostra accettò una specie
di trattativa a scalare, scendendo dal papello al più tenue contropapello e da
questo al solo ridimensionamento del 41bis, mantenendo però alta la minaccia
terrificante delle stragi, c'è da chiedersi se il suo reale obiettivo non fosse
ben altro”. Basterebbe questo genere di linguaggio per dire di cosa si tratta.
Tra l’altro non dice “criminali” e “mafiosi”, ma “uomini”. Sia mai dovessero
offendersi e far cessare “quel regime di convivenza tra mafia e Stato che si
era interrotto negli anni ottanta”. Ecco, l’unica
certezza di questo guaglione che presiede la commissione è: la convivenza tra
Mafia e Stato si è interrotta. Che si tratti di separazione consensuale con
pagamento degli alimenti?
A Capaci fu necessaria – dice il presidente
– una “speciale competenza tecnica per realizzare un innesco che evitasse
l'uscita laterale dell'onda d'urto dell'esplosione e la concentrasse invece
sotto la macchina di Falcone. Mi chiedo: Cosa nostra ebbe consulenze
tecnologiche dall'esterno?
Una domanda del genere, se la sono posta in
molti, quindi anch’io. Scrissi in un post:
Metter insieme
alcuni chili di esplosivo, tritolo, e farli brillare, non è cosa tecnicamente
facile, così come non è semplicissimo procurarseli. Se poi si vuole far saltare
un manufatto, bisogna avere anche altre competenze, non è questione di miccia
corta e miccia lunga. Concediamo invece che premere il pulsantino del timer può
farlo chiunque, anche un bambino, un analfabeta, un picciotto che fuma e lascia
le cicche sul posto.
Procurarsi
seicento chili di tritolo, senza lasciare tracce, non è cosa semplice nemmeno
per un’organizzazione criminale di alto profilo. Non bastano le cartucce
d’innesco e l’occorrente per farli esplodere nello stesso istante, servono
degli specialisti, di quelli molto bravi.
Per collocare l’esplosivo non è sufficiente “metterlo” dentro un tunnel,
bisogna posizionarlo a dovere, stimare il quantitativo
necessario secondo certi calcoli
non elementari. Anche qui serve gente con esperienza, che sa cosa fare e
che non può sbagliare. Per sapere quando passa “chiddu” sopra quel tratto di autostrada, non
basta aspettare la luna piena.
La differenza tra
un blogger – pur con esperienze diverse e atipiche – e il presidente della commissione
anti-mafia, sta nel fatto che quest’ultimo non può porsi solo delle ovvie
domande, ma deve cercarne le
risposte laddove esse si trovino. Di
poi, è ovvio che le “consulenze tecnologiche” e tecniche siano "giunte" dall'esterno, ma non vanno cercate tra il personale della Rinascente o nei
ferramenta.
Dice ancora il comico presidente
dell’inutile commissione anti-mafia: “Sulle scene degli attentati e delle
stragi, abbiamo visto comparire, qua e là, figure rimaste sconosciute, presenze
esterne: da dove venivano?”
Chieda a Borghezio, lui è il massimo
esperto europeo (poi ce ne sono anche altri, sempre pagati profumatamente da chi le tasse non le versa direttamente perché gli vengono –particolare non irrilevante – trattenute alla fonte).
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