Il fatto che la sinistra italiana che abbiamo
conosciuto sia morta e quella che sostiene di sopravvivergli in parlamento
abbia raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche
della destra, ma al suo stesso punto di vista e alla sua mentalità nel quadro
internazionale e interno, non significa che i concetti di destra e sinistra
abbiano perso significato e qualificazione.
Il fatto che il
Pd, la Sel e anche altri partiti e movimenti non rappresentino un’opposizione e un’alternativa
(e neppure una alternanza, qualunque cosa ciò possa voler dire), non può
indurci ad abiurare una distinzione fondamentale del pensiero politico e
dell’agire sociale. Piegarsi a questa abiura significa far proprie suggestioni e stati d’animo che
obbediscono a quei meccanismi dell’azione psicologica che ha come
obiettivo di generare – come già
ho scritto – confusione e smarrimento per invalidare ipotesi di
mobilitazione attiva e politicamente organizzata delle masse.
Questa strategia
di prevenzione è volta a infondere anzitutto sfiducia in ogni possibile prospettiva di cambiamento
radicale, a introiettare l’idea che libertà e rivoluzione sembrino
incompatibili, quindi che lo sviluppo possa fluire solo nel movimento della
contraddizione fondamentale e si veda solo catastrofe e rovina laddove si
verifichi uno strappo al canovaccio storico stabilito dalla borghesia.
L’idea stessa di un cambiamento radicale dello stato di cose
presenti è data come perdente e tramontata sulla scorta delle evidenze tragiche
di quel comunismo teoricamente inconseguente divenuto realtà burocratica e
gerarchica come nelle pratiche totalitarie borghesi. È quindi dichiarata
estinta la storia (la fine delle ideologie!) come processo di evoluzione e
rivoluzione, perciò negata validità a queste due forme di sviluppo di cui l’una
presuppone l’altra e viceversa, decretando in tal modo – prima ancora di una
condanna storica – l’abiura della coscienza scientifica.
Lo scopo della borghesia per il tramite dei
suoi specialisti è anzitutto quello di ridurre la critica scientifica marxiana dei rapporti
di produzione – sulla quale solo può poggiare la teoria della lotta per il superamento del sistema borghese – a una contraddittoria e fallace dottrina filosofica. In tale direzione il lavoro è già molto avanti e i risultati non mancano. Altro obiettivo è appunto quello di rendere le differenze essenziali indistinguibili, di annullare il
pensiero storico unitario in modo che il passato non costituisca più la coscienza del presente. Anche in tal guisa le articolazioni del
dominio borghese hanno già ottenuto risultati assai lusinghieri, e sono sempre disponibili ad approfittare di questo stato di cose per evocare al bisogno la destra peggiore per nuove avventure.
Segnalo un articolo di Elisabetta Teghil, che presenta credo, temi simili e maggiormente sviluppati rispetto a questo post di Olympe:
RispondiEliminahttp://www.sinistrainrete.info/analisi-di-classe/2500-elisabetta-teghil-chiamare-le-cose-con-il-loro-nome.html
Una buona notte.
F.G
grazi per la segnalazione. quanto ai temi simili e "maggiormente sviluppati", credo che il mio sia un approccio che riguarda aspetti diversi della stessa questione, così come il post del giorno prima, in quanto privilegia l'attenzione sul lavoro mediatico e psicologico, aspetto che il post segnalato analizza solo di sfuggita trattando invece degli aspetti più "pratici" del lavoro
Eliminala mia trattazione in generale deve essere più soft, gradualista e meno immediata, più adatta ad un certo tipo di lettura. non so se ti sei accorto, ma quando tratto temi più generali e da un punto di vista della polemica corrente, cioè da un punto di vista ideologico "compatibile", i post sono più graditi. avere tre lettori e averne duecento non è la stessa cosa. almeno ci provo
ciao