lunedì 21 gennaio 2013

Un voto a san Giuseppe



Alle prese con il vaglio delle candidature elettorali di illustri patrioti, Cosentino e Scilipoti, il più grande statista italiano trova il tempo per affermare solennemente che “Non è vero che l’Italia è sull’orlo del baratro: è una mascalzonata”. Lui – il migliore degli ultimi 150anni – se ne intende. L’ing. De Benedetti diceva a dicembre, cioè l’altro giorno, che non bisogna evocare il nome di Berlusconi perché appartiene al passato. Allo stesso modo in cui il nome di De Benedetti apparterrà al futuro.

L’attuale premier Mario Monti ha perso il sonno assillato dal pensiero che nell’ultimo semestre hanno chiuso 2.000 (duemila) ditte di autotrasporto, causa anche il gasolio più caro d’Europa. Secondo gli ultimi dati disponibili (novembre 2012), il gasolio in Italia costava 1.704,00 il litro, in Austria 1.414,00, in Francia 1365,80, in Germania 1.507,00. Romperemo le reni alla competitività alzando i prezzi e abbassando i salari.

Sulla base dei primi provvedimenti del suo governo, dal dicembre 2011, scrivevo che Monti è uno che di economia reale ne capisce eccome (vedi qui), non per nulla è stato scelto tra decine di milioni di cittadini per tirarci fuori dai guai. La mia fiduciosa affermazione è stata però subito smentita, dopo appena un anno, da Scalfari, il quale ha scoperto che Monti non è “sensibile allo sviluppo dell’economia reale”. Chi l’avrebbe mai sospettata in quell’uomo tanta mancanza di “sensibilità”? E anche il Financial Times, dopo appena quattro stagioni, smentisce la mia fiducia scrivendo che Monti non è adatto a governare. Verga testuale il giornalista del famoso e autorevole quotidiano della City: Quanto al signor Monti, la mia migliore ipotesi è che la storia gli assegnerà un ruolo simile a quello di Heinrich Brüning, cancelliere tedesco nel 1930-1932 (*). Nella migliore delle ipotesi, dice. Nel mio piccolo, il 30 gennaio dello scorso anno, dedicavo un post proprio a Heinrich Brüning e alle misure di austerità che non poco determinarono gli eventi successivi.

Poco sensibile allo sviluppo dell’economia reale, tuttavia da un professore e rettore universitario ci si aspetta almeno qualche concreto provvedimento sul fronte dell’istruzione, ricerca e formazione. Infatti – scrivevo il 2 dicembre – secondo il nuovo Libro dell’Anno della Treccani, delle cento migliori università al mondo, nemmeno una è in Italia. Tranquilli ci rifaremo dopo le elezioni: oltre a “un po’ di lavoro” avremo anche “un po’ di doposcuola”. La spesa per la ricerca è l'1,2 % del Pil, contro il 4,2 di Israele, il 3,4 del Giappone, il 3 della Svizzera, il 2,2 della Francia. Per l’istruzione spendiamo il 4,5% del Pil, molto meno non solo della Danimarca (7,8) o della Svezia (6,6) ma anche del Botswana (8,9) o del Kenya (7%). Si sa, in questi due paesi africani l’alto tasso di analfabetismo giustifica simili investimenti, mentre in Italia i dati ci danno una mano chiarendoci una situazione molto diversa e con oltre il 20% della popolazione che sa compilare un questionario.

Per tagliare le pensioni e tassare i redditi medio-bassi è necessario esibire un curriculum accademico e professionale d’eccezione. Monti c’è l’ha ed è vidimato dalle più grandi banche d’affari. Altrimenti son capaci tutti. C’è bisogno di un governo di pochi ricchi per salassare i poveri e i molto poveri: si parla già di una nuova “manovra” per il dopo elezioni. Chissà se porterà la firma di Monti o di Bersani, o di entrambi. Un governo che comunque durerà poco; poi, alle successive elezioni, gli italiani – ammaestrati dall’esperienza infausta – daranno il proprio voto al Movimento cinque stelle – in attesa che aggiunga al simbolo tre bottiglie (dirò poi perché) – , il quale conquisterà la maggioranza dei seggi alla camera e al senato e finalmente metterà a posto le cose.

S’incomincerà a ridurre non solo il numero dei mandati alle cariche pubbliche, ma le legislature stesse che già ce ne sono state troppe. Aboliremo ovviamente i privilegi della vecchia casta politica, togliendoci di torno gli inceneritori, imporremo quindi la vendita di prodotti alimentari a chilometri zero. Sarà lotta dura contro il contrabbando di banane e ciliegino di Pachino, ma ce la faremo. Per il bucato la biowashball. Anche lo yogurt sarà fatto in casa, come il pane, e non importeremo più il pesce dall’estero e ogni famiglia sarà dotata di una canna da pesca. Era ora!

Soprattutto andremo a dire sul muso alla Merkel – dopo idoneo referendum – che dell’euro ce ne fottiamo. Il giorno dopo al cambio di Londra basteranno forse cinquemila lire autarchiche per un euro, e tuttavia terremo duro. Produrremo la Punto eolica e faremo a meno del gas russo, per scaldarci sfrutteremo l’effetto serra e nei giorni più crudi dell’inverno riscopriremo le virtù di un grande distillato nazionale: la grappa!


(*) As for Mr Monti, my best guess is that history will accord him a role similar to that played by Heinrich Brüning, Germany’s chancellor from 1930 to 1932. 

9 commenti:

  1. Da un punto di vista della gravità della situazione e della necessità sempre più impellente di andare alla radice dei problemi riconoscendone il centro nella necessità di abbattere il capitalismo, l'ironia ci sta.
    Ma non ignorerei le ripetute prese di posizione di Grillo in merito alle nazionalizzazioni di acqua, luce, energia, trasporti, banche,etc..
    Anche per l'Ilva di Taranto le idee di Grillo mi sembrano molto chiare e per niente naif.
    Sulla necessità di una discussione sull'uscire o meno dall'euro, mi sembra che anche la sinistra rivoluzionaria (vedi Sollevazione.blogspot) non abbia dubbi... anzi la loro analisi fa del ritorno alla sovranità monetaria una necessità imprescindibile.
    Sulle 5mila lire un Euro gli studi seri ridimensionano la svalutazione del cambio, dopo un periodo di turbolente speculazioni, al differenziale di inflazione accumulato tra la germania e l'italia nel periodo di circolazione dell'euro (circa il 20% se non ricordo male).

    Comunque in mezzo a un periodo per tanti versi tragico una risata fa sempre bene.

    Grazie per il suo inestimabile lavoro da Antonio

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    1. molte grazie Antonio per le sue osservazioni.
      il punto della questione, come lei rileva, è sempre quello. tuttavia è necessario essere realisti e non si può solo stare in attesa degli eventi. è mia convinzione che se da un lato le privatizzazioni producono il rialzo delle tariffe e il disinvestimento, dall'altro le nazionalizzazioni hanno finora prodotto sprechi e clientelismi. che si fa? non è con i piccoli aggiustamenti, pur necessari e qui convengo con lei, che noi possiamo sperare in un cambiamento significativo.
      al riguardo le confesso che questo blog potrebbe avere molti più lettori se io rassicurassi e prendessi posizione a favore di questo e quello, soprattutto di Grillo.
      Da come lei si esprime immagino sia una persona avvertita di molte cose, anche di quelle che io, volutamente, in questo blog taccio. quanto in generale alla sinistra rivoluzionaria, si tratta quasi sempre di posizioni piccolo borghesi, illusorie e basate sui più vieti moralismi. ammetto che si tratta di posizioni che a volte, per diversi motivi, faccio mie nel blog. dovessi dire realmente quello che penso incorrerei in spiacevoli conseguenze e, data la mia situazione, non le vado cercando.
      a risentirci, spero.

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  2. Il problema non è uscire o meno dall'Euro, privatizzare questo o quello, nazionalizzare questo o quell'altro. Il problema è il CAPITALE. Allora, vogliamo capire o no, e dico ad Antonio, che è vero che esiste un migliore e peggiore modo di gestire la produzione, di far girare l'economia, ma è anche vero che certe dinamiche prescindono dai buoni intenti di chiunque, ed è per questo che pure Grillo fallirà, a meno di non farci tornare alla preistoria o ai dazi e all'autarchia. Potrai eliminare tutta la corruzione che vuoi, far pagare le tasse a tutti, ma non è redistribuendo la ricchezza che si risolve questa situazione, è una posizione riformista alla lunga fallimentare.

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  3. Lo scenario delineato è credibile. E' un'ironia che prendo terribilmente sul serio.

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  4. mi dispiace doverti dire che o non hai capito nulla della crisi attuale, che comincia ca. 35 anni fa (nel mio primo commento ti ho indicato un libro tedesco, di gente buona di sinistra, che descrive al meglio cause e sviluppo della crisi, però noto che non l'hai letto) oppure nel dichiararti, tra le righe, naturalmente!, ci mancherebbe!, a favore dello status quo, attendi con estremo desiderio il popolo che si solleva e quindi porsi alla sua testa e relizzare la rivoluzione. chissà cosa ne direbbe il caro compagno compagno ulianov. peccato. o sono io che non ho capito un tubo?
    franco valdes piccolo proletario di provincia

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    1. mah, io non posso confermarti di non aver capito nulla della crisi attuale, forse non ho capito tutto, ma magari qualcosa sfugge anche a te
      Olympe, piccola borghese parigina

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  5. seguo da tempo questo blog con i relativi commenti che vi compaiono. mi è stato molto utile per acquisire una chiave di lettura degli eventi recenti che mi mancava. di questo non potrò mai essere abbastanza riconoscente. senza esagerare posso ora dire di avere una maggiore consapevolezza della realtà politica ed economica nella quale mi trovo a vivere. questo credo sia potuto avvenire - per quanto io riesca a valutare - grazie ad analisi di una grande onestà intellettuale e non meno valida conoscenza storico politica degli ultimi decenni. detto questo però, si arriva giocoforza al punto in cui la migliore delle analisi possibili deve essere valorizzata e sostenuta -a maggior ragione se si è convinti della sua bontà - avanzando ipotesi sulle possibili soluzioni al problema dato, soluzioni che spesso discendono consequenzialmente dalla correttezza dell'analisi. non voglio certo farla troppo facile, ma è certo che tutta la fatica e l'impegno profusi nell'analisi meritino e quasi esigano un loro compimento...Non crede? Chi ha saputo disboscare e indicare un sentiero a tanti in mezzo alla giungla (e le assicuro che sono tanti...) non può mica tornare indietro ora che si vede la strada, no? In altre parole, chi legge questo post - e i relativi interessantissimi commenti - si porta a casa la sensazione che la cosa giusta da fare sia irrealizzabile e quella invece possibile del tutto inutile o quasi (leggasi Grillo...). In più sulla prima è come se aleggiasse una sorta di autocensura... Non tutti hanno capacità e possibilità per proseguire in autonomia su quel sentiero, ma possono senz'altro contribuire a renderlo sempre più frequentato. Beh... ho rotto abbastanza. Con stima. Giorgio.

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    1. caro Giorgio, il tuo commento e la tua stima compensano la mia fatica.
      forse una risposta la puoi trovare nel nuovo post che ho appena scritto
      ciao

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  6. Adoro la tua vena satirica, perché come disse uno in Italia la situazione è grave ma non seria.

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