giovedì 7 marzo 2013

In attesa di leggi speciali



Lo so che tra i lettori di questo blog ci sono (o c’erano) non pochi estimatori di Grillo. E che hanno votato M5S. Capisco benissimo. Per chi voleva votare non c’era molta scelta. Il programma di Grillo, pur evanescente per quanto riguarda i dettagli, contiene proposte assai condivisibili. Perciò in un post di diversi giorni fa ho scritto che anche la costituzione fiumana di D’Annunzio e il programma fascista del 1919 conteneva aspetti di reale e positiva innovazione. Anche la costituzione sovietica del 1936 era “la migliore del mondo”. E la nostra è stata definita “la più bella del mondo”. Un conto sono le prole, altra faccenda sono i fatti. Mi pare che su questo punto siamo tutti d’accordo. E allora torniamo alla realtà.

In un periodo assai recente della nostra storia i telegiornali aprivano citando le notizie che filtravano da palazzo Grazioli, una residenza romana assai chiacchierata assurta a ruolo di sede istituzionale. Oggi i telegiornali invece citano il blog di Grillo, organo ufficiale (fino a smentita) del padre-padrone del Movimento politico da lui stesso fondato. Dato che il post di oggi è citato dal telegiornale, vado a leggere cosa scrive:

L'accanimento delle televisioni nei confronti del M5S ha raggiunto limiti mai visti nella storia repubblicana, è qualcosa di sconvolgente, di morboso, di malato, di mostruoso, che sta sfuggendo forse al controllo dei mandanti, come si è visto nel folle assalto all'albergo Universo a Roma dove si sono incontrati lunedì scorso i neo parlamentari del M5S. Scene da delirio. Questa non è più informazione, ma una forma di vilipendio continuato, di diffamazione, di attacco, anche fisico, a una nuova forza politica incorrotta e pacifica.

Vilipendio? Che cosa significa esattamente tale termine? Leggo dalla Treccani: Reato di chi offende pubblicamente istituzioni che rappresentano valori tutelati per legge. Perciò, in senso stretto, il parlamento; in senso più largo e in attesa di aggiornamenti giurisprudenziali, anche i parlamentari del M5S “vilipesi”, “attaccati fisicamente” e “diffamati” dai giornalisti. Almeno questo si deve intendere secondo il senso dato da Grillo. Si tratta – mi chiedo – dello stesso Grillo di prima? Quello che dileggiava quasi quotidianamente il presidente della repubblica nel suo blog e poi scriveva:

«Il presidente della Repubblica giunto alla fine del suo settennato potrebbe chiedere l'abolizione del reato di vilipendio, o almeno la sua depenalizzazione. Sarebbe un bel gesto con cui farsi ricordare. Io dovrei aver già accumulato una decina di ergastoli. Il confine tra satira, critica e vilipendio è materia più indefinibile del sesso degli angeli. Inoltre un cittadino, perché il presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge». Il vilipendio – scriveva sempre Grillo – è «un reato che richiama l'assolutismo monarchico e la figura di Luigi XIV» e deriva «dal Codice Rocco del periodo fascista».

Già, dal fascismo.

8 commenti:

  1. Non ho votato Grillo, ma mi trovo a sperare, in questi giorni, che Grillo (più che altro malgrado lui stesso) sia l'inizio di un cambiamento irreversibile.
    E' chiaro che per almeno un terzo dell'elettorato, più gli astenuti (in totale la maggioranza degli italiani), i partiti politici del passato non sono più sopportabili.
    Tutti a casa, è un imperativo sacrosanto. Poi, tra il dire e il fare ... si vedrà.
    In ogni caso dubito assai che torneremo all'euro.
    Anche in caso di referendum, posto che ci si arrivi, non è detto che vinca il partito della lira... la paura di una possibile maggiore povertà frena molti nella scelta tra difficoltà conosciute e l'ignoto.
    Insomma, con Grillo non ci sarà l'instaurazione della dittatura del proletariato ... ma l'inizio del crollo di questi pluridecennali farabutti ... oppure saremo bombardati dai droni USA.
    Scherzo. Spero.

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    1. Volevo dire: dubito assai che torneremo alla lira ...

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    2. prima del ritorno alla lira grillo ci deve far vedere i suoi conti espressi in euro

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    3. Che torneremo alla lira, a mio avviso, è sicuro (a meno che non gli si cambi nome, suggerisco di battezzarla: zigulì. Nome simpatico, con stessa desinazione al singolare ed al plurale, spassoso da sentir pronunciare agli stranieri).
      Le vere questioni non sono quindi basate sul "se", ma sul "chi" e sul "quando".
      Chi ci sgancerà dall'euro? Una rivolta popolare? Gli Italiani attraverso una scelta democratica? Il parlamento con un decreto legislativo causa forza maggiore? O i Paesi del Nord perpetrando la menzogna che siamo dei farabutti?
      Quando? A seguito della rivolta? Quando dai "gioielli di famiglia" non ci sarà più nulla da saccheggiare? Quando in Italia il tessuto produttivo sarà completamente necrotico?

      Incrocio le dita, ma il capitalismo non annovera la compassione tra i suoi attributi...

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  2. Lo stile di scrittura è quello di Casaleggio (Anzi del solito copywriter), che fa finta di essere Grillo. Sa tanto di adescamento per vedere se riescono a marciare su Roma. I due hanno detto che si fanno una telefonata e così nasce il post del giorno; manco uno scambio di files, una mail. Mi preoccupa la tenuta mentale del boss sempre coi rayban o il cappuccio, fra le altre cose; sembrano fuori di testa, ma non dimentichiamo chi c'è dietro. I commenti però, specie i più quotati, li stanno invitando alla calma, a non proferire idiozie, e accettare che il risultato elettorale li metta di fronte ai giornalisti, all'opinione pubblica, ad aprire il blog ed il f(a/u)moso strumento di votazione online (un form,sai che ci vuole). Saranno tutti piddini infiltrati? Se si arroccano nella coorte comunitarista restano quattro gatti spelacchiati, male assortiti e per nulla addestrati. Have no fear. Se vogliono camminare sul filo dell'instabilità, prego. E' ciò che speriamo in tanti, con base politica, organizzativa e determinazione che neanche si sognano.

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    1. come scrivevo qualche giorno fa, Grillo non si vuol ancora rendere conto che non è più solo il leader di un movimento sociale di protesta, ma, accettando le regole del suffragio, ha accettato di diventare anche il leader di un importante partito politico, di una forza parlamentare decisiva per la formazione di un prossimo governo. e ciò vale tanto più per ciò che viene pubblicato a suo nome.

      a me non preoccupa tanto il suo mov. oggi ma quanto ne possono fare altri domani

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  3. Nell'intervista al Time si raggiungono nuove vette.

    Straordinaria l'idea del Movimento che deve espandersi e arrivare al 100% dei voti, in un'identificazione totale tra leader carismatico e corpo della nazione - obiettivo mai raggiunto nemmeno dai più grandi dittatori: perfino nei plebisciti totalitari c'era sempre una manciata di voti contrari. Per poi sciogliersi, avendo conseguito lo scopo supremo: fondere la nazione nel Movimento e il Movimento nella nazione. Echi della sparizione dello Stato nella nuova e compiuta società comunista?

    Inoltre, veniamo a sapere che tra poco non ci saranno più soldi per stipendi pubblici e pensioni, quindi per gli italiani di serie B che zavorrano il Paese saranno tempi molto duri. Ma il Movimento resta roccioso sulle sue posizioni: nessun accordo con la politica, un po' come Napoleone e Wellington rifiutavano di parlarsi (ma questa al guru, a cui evidentemente piace visto che la ripete spesso, chi l'ha suggerita? Chi ha mai detto che Napoleone e Wellington non potessero mettersi d'accordo, in un'epoca in cui la diplomazia delle corti faceva parlare tutti con tutti?).

    Nel frattempo Draghi dalla stratosfera bancaria fa sapere che ai banchieri, giustamente peraltro, fotte proprio nulla delle pagliacciate italiane, a condizione che il pilota automatico - quello che manderà a sbattere, prima o poi, il loro mondo di sterco contro qualche muro - continui a deliziarci con austerity e crimini assortiti.

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