giovedì 13 settembre 2012

Il tetto funziona



Novant’anni fa le radio erano un elettrodomestico davvero straordinario, il primo di una lunga serie. Oggi abbiamo lo smartphone, ma la situazione politica è quella, per certi aspetti, del 1922. Nell’ottobre di quell’anno, in un salotto romano, riservatamente, si riunivano gli esponenti dei partiti. Unanimi ritenevano che Mussolini non sarebbe riuscito nell’intento di arrivare al potere. Al massimo gli erano stati offerti dei ministeri per un nuovo gabinetto. Sappiamo come andò poi.

Del resto che motivo avevano di preoccuparsi? I fascisti alle elezioni del 1919 non avevano preso nemmeno un seggio, perfino Mussolini era stato trombato a Milano. E nel 1921 ne avevano ottenuti pochi di seggi e solo nelle liste dei liberali di Giolitti (blocchi nazionali): 35 su 530. Anche allora i parlamentari erano una pletora. I fascisti dovettero attendere la truffa della legge Acerbo e il 1924 per entrare in massa a Montecitorio (e vi rimasero molto meno di Ugo La Malfa e di molti altri). La repubblica non lesinò poi gli emolumenti di quiescenza ai deputati fascisti e nemmeno alla signora Mussolini la reversibilità.

Nell’orizzonte nostro non c’è Mussolini, la borghesia non ne ha bisogno. Le fabbriche non sono occupate, e anzi sono disoccupate. Nelle piazze non si spara e l’unico pericolo, nelle sezioni dei cosiddetti partiti di sinistra, è quello di essere troppo pochi per una partita a scopone. Essere eletti deputati è come vincere la lotteria, ma anche un seggio da consigliere regionale dà luogo agli stessi emolumenti e a qualche privilegio: pranzi luculliani e champagne, auto per le amanti, oggettistica griffata, viaggi di studio all’estero. Insomma, tutte spese fatturate da iscrivere alla “normale attività politica del gruppo consiliare” del quale si faccia parte.

Non butta male nemmeno fare il manager pubblico. Il tetto dei 294.000 euro di stipendio non è un problema, le leggi sono fatte per i poveracci. Del resto, riferisce Roberto Zaccaria (Pd), “Molti di noi è favorevole a inserire nella legge alcune deroghe per casi particolari. Un Manganelli, un Canzio o un Befera è giusto che abbiano retribuzioni pari alla loro responsabilità” (prosa testuale). Cioè uno stipendio doppio a quello del governatore della California e superiore a quello del presidente degli Stati Uniti che, malgrado tutto, non ha i grattacapi di un dirigente di Equitalia. Il presidente della repubblica francese guadagna mensilmente 14.910 euro, ma a parte cantare la marsigliese non fa un cazzo. Sarà per questo che il ministro Patroni Griffi (nominato da Mario Monti, a sua volta nominato da Napolitano) può dire che il tetto agli stipendi funziona.

5 commenti:

  1. "Cosa si fa quando non si è abbastanza onesti da riconoscere un fallimento? Si cerca qualcuno a cui dare la colpa e poi la si butta in caciara. E’ quello che ha fatto oggi il professor Mario Monti, che per coprire il disastro della sua politica economica e sociale dà la colpa allo Statuto dei lavoratori, cioè ai diritti dei lavoratori.
    Detto senza mezzi termini, è una balla grossa come una casa. Anche i sassi sanno che se gli investitori non portano soldi in Italia è per ragioni che con i diritti dei lavoratori non c’entrano niente. A bloccarli è l’enorme burocrazia che non solo rallenta tutto ma genera anche una ancora più immensa e proibitiva corruzione. E’ la tassazione sulle imprese e sul lavoro, che non ha pari in Europa. E’ l’evasione fiscale e la fuga dei capitali all’estero, che ammazza le imprese oneste".

    Il brano su, è tratto dal post che A.di Pietro, ha scritto sul suo blog. Dal momento che molte persone pensano e dicono le stesse cose, lei a queste persone, cosa direbbe nel dettaglio?

    Cordialità

    (un vecchio lettore)

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    1. Quindi, dobbiamo votare Di Pietro?

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    2. concordare con quanto dice su un determinato tema una persona non significa sposarne in toto le idee e soprattutto i programmi

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    3. Grazie. Anche se mi piacerebbe sapere a questo punto, quali idee e programmi non sposa dell'IdV.

      Saluti.

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