I teorici della “decrescita felice” propugnano lo yogurt fatto in casa e l’orto sul terrazzo di casa. Scherzo, ovviamente, ma non troppo. Propugnano la bioeconomia, l’autosufficienza e altre cose di questo tipo che in linea di principio non sono sbagliate. C’è un primo problema però, ossia che nulla di tutto questo è realizzabile stante l’attuale modo di produzione capitalistico. Finché si tratta dello yogurt fatto in casa (l’esempio lo traggo da wikipedia alla voce Movimento per la decrescita felice) il giochetto è facile, e anche per le marmellate, il basilico sul balcone e la spesa a kilometri zero. Il discorso cambia quando andiamo sulle cose più complesse.
Sappiamo che nessuno investe capitale per produrre “beni”, per far felici i consumatori. Questa è un’idea fasulla veicolata dalla pubblicità e che purtroppo trova proseliti anche in età adulta. Il capitale investe per produrre profitto e non gl’importa un cazzo se per ottenerlo deve produrre bombe o aspirine. Pertanto, dominante il modo di produzione capitalistico, ogni discorso sulla produzione di “beni” è solo una stronzata.
Per uscire dall’attuale modo di produzione, ossia per produrre secondo criteri di necessità e qualità, bisogna uscire anche dagli attuali rapporti di proprietà. Un farmer non accetterà mai di produrre granaglie per l’autoconsumo e secondo i criteri dei propugnatori della decrescita. Per costituire “comunità in piccola scala autogovernate e cooperanti” è necessario anzitutto espropriare gli attuali proprietari della terra, a meno che non ci si accontenti del terrazzo di casa. Non parliamo poi dei padroni delle materie prime e di tutto il resto. Per fare questo, ci vuole la violenza poiché, come ci può insegnare qualsiasi amministratore di condominio, nessuno è disposto a farsi espropriare un centimetro cubo del proprio osso.
Ma non basta espropriare gli antichi e nuovi espropriatori e poi ridursi alle piccole “comunità autogovernate e cooperanti” che mi ricordano l’abbazia medievale e le comuni cinesi. C’è bisogno invece delle grandi economie di scala, della centralizzazione dei grandi mezzi della produzione, quindi della direzione, della tecnica e della tecnologia. Il capitalismo, in questo senso, sta aprendo la strada. Ciò non toglie che chi vorrà potrà autoprodurre lo yogurt e coltivare l’erba cipollina sul proprio terrazzo e scambiarla col radicchio rosso biologico prodotto dal vicino.
C’è un altro problema: in tutte le rivoluzioni finora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone. Pertanto, prima di accoppiare l’aggettivo “felice” con il sostantivo “drecrescita”, prego illustrare come risolvere tale questione. Perché se dobbiamo farci lo yogurt e la passata di pomodoro nel capanno degli attrezzi, per poi essere schiavi dei capricci ecosostenibili del capetto del partito della decrescita, se dobbiamo fare i camerieri alla nuova élite dei slow food, restiamo dove stiamo a guadagno di tempo e fatica.
Questo post inaugura alcune delle idee che avevi in mente?
RispondiEliminamah, vedremo, dipende da tante cose
EliminaBrava!!
RispondiElimina"C’è bisogno invece delle grandi economie di scala, della centralizzazione dei grandi mezzi della produzione, quindi della direzione, della tecnica e della tecnologia. Il capitalismo, in questo senso, sta aprendo la strada".
RispondiEliminaCioè, la socializzazione del lavoro della distribuzione della tecnica e della tecnologia del capitalismo a livello mondiale, permetterebbe (mi si passi il termine) l'universalizzazione del comunismo?
Questa invece, non l'ho proprio capita: "in tutte le rivoluzioni finora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone".
Di quale tipo di attività si sta parlando?
Grazie per l'attenzione e saluti da F.G.
sto parlando dell'attività lavorativa in generale e in particolare. forse proprio oggi scriverò un post sull'argomento. vedremo. ad ogni buon conto, copia-incolla la frase e vedi un po' a chi appartiene. qualche volta lo faccio, non cito l'autore della frase, in quanto è sempre lo stesso e la frase molto nota. come in questo caso.
Eliminasaluti
Applausi, come al solito lucida/o e chiaro. Ho fatto parte di una comunità politica figlia dell'Onda universitaria, la cui linfa politica si è presto esaurita in focaccine autoprodotte e basilico della nonna.
RispondiEliminaUna tristezza immensa, mal sopportabile da chi coglie citazioni come le tue.
Saluti
tra le cose che si possono autoprodurre c'è ben altro oltre lo yogurt. per es. l'intesa cosmesi femminile (hai detto nulla...). io ci vedo qualcosa di molto rivoluzionario(e felice)in questo. isabella
RispondiEliminaCondivido le tue perplessità, ma non sarei così sbrigativo nel liquidare questo movimento, scuola di pensiero o come lo si voglia definire: infatti, anche se, avendo amici decrescitisti, so che su alcuni punti mancano di una solida e consapevole autocritica, per il resto sono disposti a mettere in discussione il sistema capitalista, come puoi vedere da alcune FAQ pubblicate sul sito del Convegno Internazionale della Decrescita.
RispondiEliminaInsomma, non sono dei sempliciotti e basta.
Leggendo alcune risposte, addirittura mi viene da pensare che si collocano all'interno di una tradizione di lotte operaie, femministe, ecologiste, pur senza renderesene conto e senza volerlo ammettere (leggi qui e qui).
non sono dei sempliciotti, sono peggio
Eliminaessere di "sinistra" o "mettere in discussione il sistema capitalista" non significa nulla. Anche Stiglitz mette in discussione il sistema capitalista e perfino Keynes ne riconosceva i limiti
Mi permetto di intervenire... Ormai la decrescita che piaccia o no è una realtà. Lo sviluppo sostenibile è la linea guida di ogni economia occidentale, e la riduzione dei consumi inesorabile. Personalmente ho dei dubbi, come ogni mente critica dovrebbe avere riguardo a qualcosa di nuovo, ma se non altro non mi illudo di resuscitare un dinosauro come il capitalismo. Che ha avuto anche i suoi pro, ma che ormai sta segnando il passo.
RispondiEliminaComplimenti per i vostri interventi cmq :)
Michele
http://www.5avi.net/category/gia-sai