venerdì 14 settembre 2012

Falsa coscienza



Cos’è la falsa coscienza? In sostanza, il fermarsi alle apparenze, a quello che ti suggerisce il senso comune, il software di programma, il quale ha sempre un carattere ideologico non neutrale. Roba che riguarda la plebe? Troppo semplice, liquidatorio. Riguarda tutti, quindi i meccanismi della cultura, alta e bassa, ossia l’insieme dell’informazione sociale, quel fascio di componenti socio-ideologiche e di contraddizioni in cui gioca la classe dominante.

Pensiamo al mito di sé della cultura, l’attivazione della cultura come un tutto. Quale interesse avrà mai la classe dominante? Molto semplice: un interesse strategico fondamentale, che è poi la riproduzione dei rapporti sociali operanti senza i quali la faccenda non va avanti. Faccia degli esempi, mi chiede un lettore a commento di un altro post. 

Prendiamo un cattedratico, un professorone, uno di quelli che guai adombragli un'obiezione. Prendiamone uno con un curriculum da spavento reverenziale: già preside di facoltà di filosofia, membro per molti anni del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, del Direttivo Nazionale della Società Filosofica Italiana e dell'Institut International de Philosophie di Parigi, socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere e dell'Archivio Husserl di Lovanio, insignito nel 1985 per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio, gli è stata conferita la Croce d'onore di I Classe per la Scienza e l’Arte dallo Stato austriaco.

Uno così non resta che starlo a sentire in religioso silenzio. E invece non solo pensa e dice cazzate, ma le fa scrivere e stampare in decine di migliaia di copie. E infatti leggo da il manifesto di oggi una sua intervista in occasione del Festival filosofia 2012:

Si rimane colpiti, quasi stupiti dal fatto che 3.500 anni prima di Cristo, la prima istituzione “alta”, la prima raffinata configurazione del concetto di denaro già confondesse il mezzo con il fine, trasformando il denaro con una merce. Cosa che, evidentemente, il denaro non è, essendo il denaro l’unità di misura nello scambio di merci, non una merce.

Evidentemente un cazzo, caro professor Carlo Sini. Se il denaro non fosse una merce, come potrebbe rappresentarsi come misura nello scambio, come equivalente universale? Il denaro è merce, anzi è la merce per eccellenza. L'oro, per le sue particolari caratteristiche, è diventato denaro (storicamente è stato affiancato anche da altri metalli, cioè da altre merci, come l'argento o il rame).

Il professore confonde denaro e moneta, due cose e due concetti economici diversi. Ma c’è un motivo, tutto ideologico, per il quale il professorone ha tutto l’interesse di confondere, di affermare una cosa per un’altra, d’intorbidire. Cosa dice a tal proposito Marx?

La prima funzione dell'oro consiste nel fornire al mondo delle merci il materiale della sua espressione di valore, ossia nel rappresentare i valori delle merci come grandezze omonime, qualitativamente identiche e quantitativamente comparabili. Così esso funziona come misura generale dei valori: e solo in virtù di questa funzione l'oro, che è la merce equivalente specifica, diventa, in primo luogo, denaro.

Stai attento, professore, non ti distrarre:

Le merci non diventano commensurabili per mezzo del denaro. Viceversa, poiché tutte le merci come valori sono lavoro umano oggettivato, quindi sono commensurabili in sé e per sé, possono misurare i loro valori in comune in una stessa merce speciale, ossia in denaro. Il denaro come misura di valore è la forma fenomenica necessaria della misura immanente di valore delle merci, del tempo di lavoro.

Ecco cosa voleva nascondere il professorone, ecco cosa occulta la falsa coscienza, ossia che ciò che dà valore e misura il valore contenuto in una merce, sia esso ferro, grano,  frigorifero oppure oro, non è il denaro in sé, ma il lavoro umano oggettivato nelle merci. Di queste, una, oggi essenzialmente l’oro per le sue caratteristiche pratiche, è stata adottata come equivalente universale; il suo valore, ossia il lavoro oggettivato in essa, è preso come metro di equivalenza per il valore oggettivato nelle altre merci di riferimento.

Questo dovrebbe capirlo perfino un professore di filosofia (inutile insistere invece con un economista). Sempre Marx:

non c’è bisogno di nemmeno un’oncia d'oro reale, per valutare in oro milioni di valori di merci. Quindi nella sua funzione di misura del valore il denaro serve come denaro semplicemente rappresentato ossia ideale. Questa circostanza ha provocato le teorie più pazzesche.

Compresa quella del professorone che confonde denaro e moneta, quest’ultima mero rappresentante del valore, del denaro, segno del valore e non già valore essa stessa. Che oggi la moneta sia completamente sganciata da ciò che dovrebbe rappresentare, ossia dal valore, dal denaro, dall’oro, è un fatto che chiunque può constatare. Ma ne può constatare anche gli effetti.

Per chi volesse approfondire: qui.

4 commenti:

  1. Stavo per proporti di inserire una finestra di blogroll tecnico-saggistico,pensando che poteva essere utile a molti(Qui ci vengono anche i grillini!)ma poi mi son reso conto di come questa specie di Istituto Gramsci virtuale sia un'entità tanto liquida da sfociare nella metafisica,Marx XXI che ripubblica i tuoi articoli,il suo blogroll che segue i criteri dei redattori,etc.
    Ma a proposito di blogroll,Olympe: a te la semantica del termine "frontismo", almeno per i suoi riflessi italiani,non induce almeno un indizio di critica,sia pure sul piano della gestione mediatica,e solo quello(Non per me:io sto nella mia gabbia come i topi del professore,e
    distinguo quelli della mia tribù come un direttore d'orchestra la stonatura del quarto violino di fila).
    Se vuoi non pubblicare,firmo con l'account google
    così chi vuole può anche mandarmi una semplice mail,se non ho disabilitato anche quella.Già tanto se non navigo col TOR,per ora .

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    1. ma sai io scrivo un po' sul momento, certe cose non mi appassionano

      adesso so anche che esiste TOR. troppo complicato per me, io scrivo in cuneiforme
      ciao

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  2. Carissima Olympe, eccomi ancora a vestire i panni dello scolaro per sua sfortuna (?).

    Il post è stato chiarissimo, sia sulla differenza tra denaro e moneta, e sia sul denaro come misura di valore, ossia: "forma fenomenica necessaria della misura immanente di valore delle merci, del tempo di lavoro".

    Prima domanda: se nelle società primitive, l'attività di produzione coincideva del tutto con quella di riproduzione dell'individuo e della specie, e il tempo di lavoro era quindi immediatamente tempo di vita, da quale momento storico preciso, si è oggettivato il tempo di lavoro nella forma fenomenica di denaro?

    E poi, per quale motivo (storico, sociale, politico, ecc.) si è dato il valore che è stato dato all'oro, visto che altre culture questo valore all'oro, non glielo davano?

    Infine: "Che oggi la moneta sia completamente sganciata da ciò che dovrebbe rappresentare, ossia dal valore, dal denaro, dall’oro, è un fatto che chiunque può constatare". Perdoni cara signora la mia ignoranza, ma mi aiuterebbe a constatarlo questo fatto?

    I miei omaggi Olympe.

    F.G

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    1. nel link segnalato in fondo al post c'è tutto

      oggi si stampa moneta a prescindere dalle riserve aure, ossia non c'è più bisogno di possedere una determinata e corrispondente quantità di oro al quale la moneta si riferisca

      saluti

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