martedì 25 settembre 2012

Metamorfosi



Da noi – disse Alice respirando a fatica – quando si corre a lungo e a tutta forza, si finisce immancabilmente in un altro posto.

Che paese arretrato! – esclamò la Regina – Qui invece bisogna correre a tutta forza per rimanere allo stesso punto.

Le grandi opere letterarie hanno un valore spirituale perenne anche perché esse, oltre a restituirci le immagini del passato, suscitano in noi, una generazione dopo l’altra, associazioni d’idee di viva attualità.

L’accelerazione del corso della storia è una verità evidente e dimostrarlo è come sfondare una porta aperta. In poco più di un secolo i ritmi della storia hanno subito un’accelerazione senza precedenti e si sono prodotti molti più avvenimenti storici, più mutamenti sociali e scoperte tecnico-scientifiche, che in secoli e millenni.

La generazione nata alle soglie del secolo scorso (a noi, non più giovani, fa un certo indubbio effetto riferirsi al Novecento come al secolo passato), poteva assistere al primo volo dei fratelli Wright e, prima di cedere il passo, assisteva allo sbarco dei primi uomini sulla Luna. Allo stesso modo, la generazione immediatamente successiva, assisteva alla prima diffusione delle trasmissioni radiofoniche e, alle soglie della terza età, aveva la possibilità di osservava gli avvenimenti del mondo in diretta su un televisore a colori. Nemmeno trent’anni ancora e possiamo comunicare in tempo reale, da ogni luogo e con chiunque, per mezzo di un microtelefono portatile con incorporate le strabilianti possibilità della navigazione in internet.

Tale rivoluzione tecnico-scientifica è stata finora possibile, anzi potentemente favorita, dallo sviluppo delle forze produttive capitalistiche. Tuttavia, numerosi fattori e segnali ci dicono che l’ulteriore sviluppo sociale e umano non potrà più essere contenuto nei limiti storici propri del modo di produzione vigente.

Per esempio, è rimasto sostanzialmente immutato nei suoi termini storici e sociali il conflitto tra capitale e lavoro, la questione della durata della giornata lavorativa, dell’intensità dello sfruttamento, del salario, e soprattutto la sempre più massiccia disoccupazione e sottoccupazione, l’estendersi del pauperismo a fasce sociali sempre più ampie. A ciò si aggiunge la condizione insostenibile dello sfruttamento e dello spreco delle risorse naturali e dell’inquinamento, del surriscaldamento del pianeta per cause antropiche. Quindi, non ultima però, la crisi economico-finanziaria che, data la sua natura, non potrà trovare provvedimenti sufficienti ed efficaci nelle forme dell’odierno, spontaneo, ordinamento sociale ed economico basato sulla proprietà privata e sul monopolio.

Questi e altri processi sociali e relative contraddizioni sono entrati in un movimento, divenuto globale, incontrollato e resistente a tutti gli sforzi contrari, siano essi in versione liberista o anche nelle espressioni riformistiche. Tanto è vero che anche quando le classi dirigenti riescono a cogliere i problemi nella loro reale e drammatica dimensione, tuttavia per interesse e adesione ideologica al modello capitalista, non possono affrontare le contraddizioni nelle loro cause vere e profonde.

Tutte queste situazioni critiche, combinate tra loro, non possono che preludere, nei prossimi lustri, a una metamorfosi sociale vasta e inedita, probabilmente dai toni drammatici e catastrofici.

2 commenti:

  1. ANALOGIE

    La nostra è un’epoca in cui «da un lato sono nate forze industriali e scientifiche di cui nessun’epoca precedente della storia umana ebbe mai presentimento. Dall’altro,esistono sintomi di decadenza che superano di gran lunga gli orrori tramandatici sulla fine dell’impero romano.
    Ogni cosa oggi sembra portare in se stessa la sua contraddizione.
    Macchine, dotate del meraviglioso potere di ridurre e potenziare il lavoro umano, fanno morire l’uomo di fame e lo ammazzano di lavoro.
    Un misterioso e fatale incantesimo trasforma le nuove sorgenti della ricchezza in fonti di miseria”.

    (K.Marx - discorso tenuto in occasione del quinto anniversario del giornale operaio «The People’s Paper» 1856)

    Luigi*

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  2. Speriamo nell'inedito.
    franz

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