domenica 23 settembre 2012

Il pilastro dell'ideologia



Se ascoltiamo una canzone dieci o cento volte, il suo motivo e le sue parole entreranno nella nostra mente e non ci abbandoneranno più. Ogni volta che la riascoltiamo si risvegliano in noi, come riflesso, specifiche emozioni e quindi determinate reazioni di risposta. Ciò che vale per una canzone, è valido anche per un modo di dire, uno slogan, un messaggio pubblicitario, una lezione. Le parole di questi testi, il loro significato, non sono casuali, neutrali, innocenti. Non sono nemmeno un fatto isolato e ineriscono all’unità e totalità di un contesto ideologico. Quale?

L’intera sfera dei contatti verbali tra le persone, tutte le forme e i mezzi della loro comunicazione verbale, è regolata dall’ordine socio-politico stesso, a sua volta determinato dai rapporti di produzione. Gli ideologi al servizio del capitale, ossia della classe dominante, sanno bene che agendo nella psicologia sociale verbalmente materializzata con piccoli cambiamenti di significato che si accumulano, variazioni appena percepibili, essi otterranno più tardi dei risultati rilevanti nella formazione di prodotti ideologici pienamente sviluppati.

Dalle forme e dai tipi di comunicazione verbale derivano non solo le forme ma anche i temi degli atti del discorso (pensiamo solo a quando gli ideologi ci parlano di “mercato del lavoro”, di “capitale umano”, di “costo della vita”, o di “competitività”). Ognuno di noi può apprezzare questo fatto quando le circostanze economiche introducono un nuovo elemento di realtà nell’orizzonte sociale (vedi la crisi, lo spread, ecc.). Ecco subito gli specialisti pronti a renderlo socialmente significativo e “interessante”, naturalmente secondo il punto di vista ideologico dominante.

Ecco quindi, tra l’altro, per quale motivo è importante ed essenziale la battaglia sul terreno della comunicazione, ovvero, in altri termini, della controinformazione. Se è vero, com’è palesemente riscontrabile, che il controllo dell’informazione, delle parole e dei loro significati, è saldamente in mano alle classi dominanti e ai gestori dell’ordine politico e mediatico, Beppe Grillo ha un bel agitarsi in tal senso, non rendendosi conto che egli stesso è parte di questo sistema e usa nei suoi discorsi, sia pure per “contestarlo”, le stesse parole e gli stessi temi (vedi quello della cosiddetta decrescita, del parlamento “pulito”, della lotta agli sprechi, ecc.) che sono il prodotto dell’ideologia dominante, quella stessa che in tal modo indirizza il malcontento sociale verso ambiti di controllo e gestione pacifica e cooperante.

5 commenti:

  1. Naturalmente tu hai ragione perchè hai la meravigliosa capacità di andare sempre all'essenza delle cose in maniera chiara, onesta, diretta e documentata.

    Io vacillo, e quando leggo quanto sotto non posso dargli tutti i torti:

    "Debbo registrare che l'antipatia, se non proprio l'odio, è sentimento molto diffuso tra i lettori di sollevAzione, al punto che ci si strofina le mani per le botte che stanno portando a Grillo e al suo movimento (dico "suo" non solo in senso metaforico).
    Io insisto che è un sentimento politicamente sbagliato. Se coloro che detengono il potere si scagliano contro Grillo e non esitano a ricorrere ai colpi bassi, la ragione è evidente, è che temono la sua avanzata politica. E perché la temono? Sì, sì, so bene che Grillo non è un rivoluzionario come a noi piacerebbe, ma non è un servo del potere, e per questo il potere lo teme.
    Che hanno da guadagnare i rivoluzionari se venisse azzoppato? Se il potere riuscisse a frenare la sua avanzata? Niente. sarebbe diverso se i rivoluzionari fossero un soggetto politico avanzante; in questo caso certa esaltazione per l'accoppamento di Grillo la capirei. Ma non è così. La realtà è che la protesta popolare, la rabbia verso i dominanti, oggi si convoglia sui grillini. Quindi, che si superino, per amor di Dio, il settarismo e l'identitarismo impotenti. Che i grillini vadano pure avanti e picchino contro la muraglia del potere, poi si vedrà."

    http://sollevazione.blogspot.it/2012/09/gatta-infatti-ci-covava.html#more

    Forse è sbagliato e come tu spesso hai segnalato una delusione dovuta al fallimento della impostazione M5S potrà spianare la strada alla reazione (Weimar).

    Ciao,... sono molto contento che ti sia ripresa
    gianni

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    1. quanto è detto nel passo riportato contiene una verità incontestabile, ma ...
      spero di fare un post su questa questione per chiarire, almeno a me, un po' le cose

      ciao

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  2. si ,nella sostanza accettare il " significante" significa anche accettarne il " significato".. Come diceva quel malefico propagandista nipote di freud " il mezzo e' il messaggio"

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  3. Sarebbe bello un post!

    Io, navigando a vista, dico pubblicamente che Grillo non è una soluzione, ma è un passo avanti. Poi noto che tra i suoi obiettivi alleggia un "comunismo inconsapevole": nazionalizzazioni, banche, euro, schiavismo del lavoro, salario di cittadinanza, il potere del clero, dell'informazione,ispirazione a Corria, politica estera conscia dell'imperialismo e non allineata, etc.

    Forse che ormai il problema dell'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione è così macroscopico che chiunque voglia modificare le cose non può fare altro che sbatterci contro?

    Ma i dubbi su una sua sconfitta, uno sbandamento e una reazione a destra rimangono.

    gianni

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  4. Il controllo dell'informazione, e più in generale il controllo assoluto del linguaggio e della sua sfera espressiva ed emotiva, è il settore della tecnica del controllo sociale nel quale il sistema vigente ha realizzato i progressi più straordinari rispetto al passato.

    Lo dimostra il fatto che per quanto imponenti ed enormemente costose siano le forze di controinsurrezione a disposizione del sistema, la loro applicazione pratica è minima, e la pervasività della loro presenza nella società, per quanto vasta, non molto percettibile. Il controllo di informazione e linguaggio basta e avanza ad assicurare una presa più che salda su chi è già preso prima di - o senza - rendersi conto di esserlo.

    mauro

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