Questa
mattina, per qualche minuto, su Repubblica
on-line, è apparso il titolo, in rosso, che annunciava un attentato, la
gambizzazione di Mario Adinolfi. Non credo di aver sognato e non so se si sia trattato solo di un equivoco
della redazione o di prove tecniche. In realtà la notizia riguarda Roberto
Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo gambizzato quattro mesi fa, e l’arresto dei
suoi presunti sparatori.
Chi
potrebbe sparare a tal Adinolfi Mario se non un cretino? Purtroppo di questi
soggetti ne circolano parecchi nei groppuscoli e sotto varie sigle, tutti
infiltratissimi. Non mancheranno nei prossimi mesi le provocazioni. Guai a
chiamarli anarco-insurrezionalisti, compagni e via dicendo. Questi hanno un
solo nome: cretini.
Lavorare
contro questo mondo, è un compito di largo respiro.
La
nuova disoccupazione di massa in cui il nostro capitalismo in fallimento ha
gettato tutta una generazione proletaria, dimostrando un’imprudenza e
un’imprevidenza delle quali non ha ancora misurato tutte le conseguenze, non
riguarda solo le nostre frontiere e le grossolane malefatte dei nostri politici
ed economisti. Sta maturando la consapevolezza che questo sistema in
decomposizione non è in grado di risolvere le questioni che sono all’origine
della crisi. Ciò che più si teme è che vengano poste le questione per quel che
sono effettivamente e che il potere non può risolvere se non negando se stesso.
La società divisa in classi, il lavoro e la proprietà, le condizioni stesse in
cui si è costretti a sopravvivere, le menzogne della democrazia e delle “libertà”
borghesi …
Tutte
cose che piano piano sono universalmente messe in discussione, ma solo o
specialmente da noi è sviluppato e alimentato da ambienti interessati il
cosiddetto antagonismo di certi coraggiosi cretini. È di questa gente che si
servono gli apparati per creare un clima sociale adatto al disinnesco
dell’azione collettiva, una prospettiva questa che il potere sta già
considerando con vera preoccupazione perché capace di mandare all’aria i piani
dei padroni e dei loro domestici.
Mi piacerebbe che di tutto ciò si prendesse buona nota, in specie durante le prossime manifestazioni.
RispondiEliminagianni
«E' molto importante - ha concluso il presidente del Consiglio - avere occasioni come questa a Sarajevo, per essere sempre tenuti vigili sul fatto che mai la convivenza pacifica, armoniosa, costruttiva e' acquisita per sempre e quindi ci vuole una manutenzione psicologica e politica continua, che in questo momento in tutta Europa e' importante».
RispondiElimina"Manutenzione psicologica".
Altro che Orwell.
Marcos