Nella crisi di sovranità degli Stati, i partiti fanno
parte della malattia e perciò non sta in essi esserne la cura. Anzi, il loro
interclassismo e il radicamento negli strati burocratici (e malavitosi) della
società li rende particolarmente inadatti alla nuova fase. La crisi del debito
sovrano, la mancanza di fiducia negli Stati, non ha fatto altro che aggravare
tale stato di cose e si assiste a un ulteriore trasferimento di sovranità agli
organismi sovrannazionali analogo a quello realizzato in materia monetaria.
Anche il senso comune sta percependo quanto sia
inutile la contesa politica ed elettorale, quanto sia superfluo recarsi alle
urne dal momento che le decisioni ultime sono appannaggio di centri di potere
che sfuggono in toto a qualsiasi, anche solo formale e immaginato, controllo
dal basso. Ciò che si sta giocando a livello dei partiti è solo una lotta di
riposizionamento di leadership e del vecchio canagliume saltafossi, del
cretinismo parlamentare più becero.
Quella che un tempo era la sinistra è
ridotta alla caricatura di se stessa, ad una macchietta speculare della destra,
protesa a «contendere il centro alla destra» con le stesse «armi» lessicali e
concettuali dell’antagonista, per dirla con Luciano Canfora. Destra e
sinistra, “coese”, per fare tutte insieme “le cose che contano”, come sta
succedendo ora sotto la guida “tecnica”. Le
decisioni che delineano il recinto entro cui si potranno muovere le future
coalizioni di governo sono già passate in giudicato. Le cose che contano, per il prossimo ventennio,
sono tutte entro il fiscal compact, del quale non si parla affatto ma è il
vero convitato di pietra delle prossime elezioni e di quelle che verranno anche
dopo.
Il partito europeo sui grandi giornali
festeggia a buon diritto sia il fiscal compact che il fondo salvastati. I
grandi interessi industriali e finanziari hanno già votato e del resto la
“linea Monti”, se non proprio Monti stesso, è la garanzia, verso Francoforte e
Berlino ma anche verso gli Usa, che la tradizionale inconcludenza e la cronica
instabilità della politica italiana è stata posta sotto tutela e non potrà più
nuocere alla svendita di ciò che resta del patrimonio pubblico e al grande
salasso dei redditi medio bassi, così come al taglio della spesa sociale.
La notte è più buia prima dell'alba. Più buio fanno intorno a noi, più aumenta la speranza che qualcuno - impossibile dire come - accenda finalmente una luce. Siamo ai confini della metafisica, ma e' l'unica speranza a cui possiamo aggrapparci.
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