... è per noi motivo di felicità sapere
che il futuro ci appartiene completamente. (*)
Il più importante delegato alla sagra repubblicana di Tampa (Florida), come scriveva ieri Marco d’Eramo su il manifesto, è stato tale David Koch (pronunciato Kok), 72 anni, comproprietario insieme al fratello Charles (78 anni) e vicepresidente esecutivo delle Koch Industries.
Cosa sono le Koch Industries? Si tratta di un conglomerato dal fatturato annuo di 98 miliardi di dollari, con quartier generale a Topeka in Kansas, che include raffinerie di petrolio ed etanolo, gasdotti e oleodotti, industrie chimiche, minerarie, fertilizzanti, fibre, polimeri, polpa cartacea e persino allevamenti di bestiame, ecc.. Secondo l'agenzia finanziaria Bloomberg, la fortuna combinata dei due fratelli ammonta «almeno» a 70 miliardi di dollari: ma quel che più interessa è che martedì 6 novembre (giorno del voto) i fratelli Koch avranno investito nella campagna elettorale repubblicana di quest'anno ben 400 milioni di dollari.
È la democrazia bellezza, la stessa democrazia dei proprietari dell’Ilva di Taranto e dei loro finanziamenti a destra e a manca (non si può chiamarla “sinistra”).
Ripropongo un post scritto il due gennaio scorso. Al di là degli aridi numeri, il suo contenuto dovrebbe offrire l’idea, concreta, di chi sono i padroni del mondo.
* * *
Uno studio condotto da ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (Eidgenössische Technische Hochschule), Stefania Vitali, James B. Glattfelder e Stefano Battiston, dal titolo The network of global corporate control, dimostra come la struttura della rete di controllo delle multinazionali incide sulla concorrenza del mercato globale e la stabilità finanziaria. L’indagine comprende la definizione dell'architettura della rete di proprietà internazionale e quella del controllo detenuto da ciascun attore globale. Il nucleo principale della struttura della rete delle multinazionali è composto da istituzioni finanziarie (in particolare banche) e può essere visto come un "super-entità” economica (economic “super-entity”).
I ricercatori sono partiti da un elenco di 43.060 imprese transnazionali individuate secondo la definizione dell'OCSE, tratto dal un campione di circa 30 milioni di attori economici contenuti nel database Orbis 2007. Successivamente hanno esperito una ricerca intrecciata che individua la rete di tutte le proprietà e i relativi percorsi. La rete TNC (transnational corporations) risultante include 600.508 nodi e legami su 1.006.987 proprietà. In termini di connettività, la rete è costituita da tanti piccoli componenti collegati, ma il più grande (3/4 di tutti i nodi) annovera tutte le multinazionali più importanti per valore economico, pari al 94,2% del totale operativo delle TNC.
In sostanza emerge dallo studio un nocciolo duro costituito da 787 grandi corporation che controllano l'80 per cento delle più importanti imprese del mondo (only 737 top holders accumulate 80% of the control over the value of all TNCs) e al suo interno un gruppo ancora più ristretto composto da 147 gruppi che controllano il 40 per cento delle più importanti multinazionali del pianeta. In particolare, la classifica top dei più grandi attori multinazionali esercita un controllo dieci volte più grande di quello che ci si poteva aspettare sulla base della patrimonializzazione.
Tale situazione, secondo gli stessi ricercatori, indebolisce la concorrenza del mercato (it weakens market competition [p. 5], poiché il risultato di tale intreccio è che circa 3/4 della proprietà delle imprese del nucleo principale è nelle mani di imprese dello stesso conglomerato. In altre parole, si tratta di un affiatato gruppo di aziende che cumulativamente detiene la quota di maggioranza tra tutte le più importanti multinazionali.
L’abolizione della proprietà privata è già un dato di fatto, solo che la grande proprietà è in mano ad una élite che domina il mondo e le vite di tutti. Venite a parlarci di libera concorrenza, signori pezzi di merda che scrivete sugli "autorevoli" giornali della grande proprietà.
Per chi volesse scaricare lo studio cliccare QUI.
(*) Adolf Hitler, marzo 1933.
Ottimo riferimento.
RispondiEliminaUn pò di tempo fa segnalai questa ricerca in un altro blog e un tizio che si definiva come "libertario" rispose con un: "Embè? Allora vuoi vivere come quelli della Corea del Nord o Cuba?". Questa è la tipica battuta con cui sedicenti liberisti se ne escono quando si fanno dei ragionamenti sul "sistema". Il problema è che ancora un bel pò di gente gli dà ragione, "non vogliamo vivere come i poveracci dei paesi comunisti" è il mantra che ripetono a se stessi. Date queste premesse cambiamenti prossimi futuri nel segno di una consapevolezza maggiore delle cose sembrano improbabili. E di questo dobbiamo ringraziare il crollo del cosiddetto socialismo "reale".
Saluti.
Carlo.
ciao Carlo. si chiama: la botte piena e il marito ubriaco
RispondiEliminaSolo per curiosità, se si visita il sito della società dei Koch, si vede come il primo lavoro remunerativo della storia della società fu fatto con...l'URSS ai tempi di Stalin --> http://www.kochind.com/About_Koch/History_Timeline.aspx
RispondiEliminaCurioso.
Carlo.
a me piacciono i tipi curiosi. grazie tante
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