domenica 9 settembre 2012

Petit fleurs



Ho letto il post di Luca a riguardo di quanto scrive un poveretto. L’economia politica già ai tempi di Marx aveva cessato da tempo di essere una scienza per diventare una dottrina apologetica al servizio del capitale, ma oggi è in mano a degli improvvisatori, a individui che non si sa bene se siano solo ignoranti o piuttosto ignoranti e in totale malafede. Questo il vero ed effettivo dilemma.

La questione, preliminarmente: se sia più conveniente lavare i piatti a mano o acquistare una lavastoviglie (a questo siamo!). L’equivoco nasce come al solito dalla confusione tra lavoro produttivo e improduttivo. Scrive il genio:

«… le dinamiche che alla fine dettano i tassi di crescita e gli incentivi ad investire sul futuro di un paese sono pressapoco le stesse che avvengono dentro le mura domestiche e che spingono una casalinga a comprarsi una lavastoviglie per guardarsi una telenovela sul divano, anziché lavare i piatti durante quella stessa mezz’ora. Il dilemma della massaia, se lavare i piatti (lavoro) o farlo fare ad un elettrodomestico (capitale)».

Naturalmente costui non ha la minima idea di cosa sia il “capitale”. Un elettrodomestico, un macchinario, qualunque esso sia, di per sé non è capitale, per diventarlo deve avere a che fare con la forza-lavoro, il capitale deve scambiarsi con salario. Né ha chiaro che il tempo della massaia, come quello di qualsiasi altro soggetto, non vale nulla se non nella misura in cui esso viene utilizzato dal capitalista per produrre plusvalore. Pertanto, dal punto di vista dell'economia, chiedersi se sia utile al risparmio del “nostro tempo” l’uso della lavastoviglie, è assolutamente una domanda priva di senso (eufemismo). Un prete o un disoccupato possono impiegare tutto il tempo che vogliono a lavare i piatti a mano, così come un operaio impiegato otto ore nella produzione di merci (importante che l’operaio non usi parte del tempo retribuito per lavare i piatti, precisazione superflua questa, ma dato il caso si rende opportuna).

Il lavoro domestico non produce plusvalore, nemmeno quello svolto a servizio di un padrone. Che una domestica lavi i calzini del proprio padrone con l’olio di gomito invece che in lavatrice, o lavi a mano i piatti di porcellana finissima invece che in lavastoviglie, non cambia nulla. Anche che guardi sul divano una telenovela o in alternativa si faccia fare un massaggio sulla lavatrice, sfruttando l’effetto centrifuga, non cambia nulla eccetto la sua personale soddisfazione di massaia. Infatti, il suo lavoro si scambia con reddito, non con capitale. Il suo lavoro è utile per il suo padrone (che in tal caso non è nelle vesti del capitalista), ma non è produttivo di valore.

È fondamentale la distinzione dei concetti di “lavoro” e “forza-lavoro”, così come quella tra lavoro produttivo e improduttivo. Scrive al riguardo Marx:

Smith aveva sostanzialmente ragione col suo lavoro produttivo e improduttivo, ragione dal punto di vista dell’economia borghese. Ciò che gli viene contrapposto dagli altri economisti è o sproloquio (per esmpio Storch, Senior ancor più pidocchiosamente), e cioè che ogni azione produce comunque degli effetti, per cui essi fanno confusione tra il prodotto nel suo senso naturale e in quello economico; secondo questo criterio anche un briccone è un lavoratore produttivo poiché, mediatamente produce libri di diritto criminale; (per lo meno questo ragionamento è altrettanto giusto per cui un giudice viene chiamato lavoratore produttivo perché protegge dal furto). Oppure gli economisti moderni si sono trasformati a tal punto in sicofanti del borghese da volerlo convincere che è lavoro produttivo se uno gli cerca i pidocchi in testa o gli sfrega l’uccello, giacché quest’ultimo movimento gli terrà più chiaro il testone — testa di legno — il giorno dopo in ufficio (Grundrisse, Meoc, XXIX, p. 203).

Prendo spunto per un'altra precisazione, poiché in giro se ne leggono di tutti i colori soprattutto da parte dei malati felici della decrescita che invocano la diminuzione dei salari (per contenere i consumi) e l’aumento del lavoro affidato alle macchine.

Dal punto di vista del capitale, c’è convenienza a introdurre nuove macchine non quando c’è risparmio di lavoro vivo in generale, ma solo quando il risparmio di lavoro vivo è superiore al valore delle macchine che lo sostituiscono (pertanto anche nel caso di cui sopra il discorso andava impostato in tali corretti termini). Per questo, diminuendo il valore della forza-lavoro come chiedono le testine felici, s’inceppa anche il processo tecnologico. Scrive a tal proposito Marx nel 13 cap. de Il Capitale:

«Nell’uso del macchinario per la produzione di plusvalore vi è quindi una contraddizione immanente, giacché quest’uso ingrandisce uno dei due fattori del plusvalore che fornisce un capitale di una grandezza data ossia il saggio del plusvalore, soltanto diminuendo l’altro fattore, il numero degli operai». 

Traduco: per esempio, l’industria meccanica, qualunque sia la misura in cui essa, mediante l’aumento della forza produttiva del lavoro, estenda il pluslavoro a spese del lavoro necessario, raggiunge questo risultato solo diminuendo il numero degli operai impiegati da un dato capitale. Essa trasforma una parte del capitale, che prima era variabile e si trasformava in forza-lavoro viva, in macchinario, vale a dire in capitale costante che non produce plusvalore. E ciò è reso evidente dal fatto che è impossibile spremere da due operai il plusvalore che si spreme da ventiquattro. Se ognuno dei ventiquattro operai fornisce su otto ore solo un’ora di pluslavoro, insieme forniranno ventiquattro ore di pluslavoro, mentre il lavoro complessivo dei due operai può ammontare al massimo (e teoricamente) a sole ventiquattro ore.

Questo comporta, tra l’altro, che nel modo di produzione capitalistico non ci si libera dal sudore e dalla fatica e neppure dal lavoro, esattamente il contrario!




15 commenti:

  1. E poi leggi una cosa del genere e ti passa l'appetito: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-09-08/cernobbio-lavorare-piu-rendere-flessibile-orario-182855.shtml?uuid=Ab3gqZaG

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    1. e tu, se proprio devi leggere quella roba, fallo lontano dai pasti
      ciao

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  2. Alla luce di quel ragionamento avevo pensato di chiedere risarcimento a Luca per i minuti persi a leggere l'articolo indicato. Ma ora tu hai compromesso il mio recupero, l'hai edotto.
    Ciao

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    1. quel dilemma è strabiliante, incredibile nei suoi conteggi dei costi dell'elettricità

      a volte mi chiedo come fa luca a scovarli, ma credonon sia un problema vista la quantità in circolazione di nobel per l'economia

      CIAO

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  3. Scusate, se ci sono in giro discorsi tipo quello di Zonin del "regalo delle ore da parte del lavoratore" , discorsi che comunque in un certo modo tolgono quel velo di ipocrisia dal nome "comunione d'interessi tra impresa e lavoratori", il dilemma vero è perché la gran massa dei lavoratori non tira le dovute conseguenze in risposta a questi ragionamenti.
    Secondo me la risposta al dilemma è sempre la stessa, il crollo del socialismo "reale", da quel momento si è buttato in discarica tutto quello che c'è stato di buono nella storia del movimento operaio, in primis Marx. Quindi il "dilemma" in realtà non lo è.
    Saluti.
    Carlo.

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  4. Mi sono accorto solo di recente (volatilità di internet) che hai impreziosito il tuo blog con le segnalazioni di post di altri siti.

    Molto utile, grazie, brava.

    E, scusa se son noioso, ma mi manca molto un indice tematico dei tuoi post, forse con dei tags?

    Buona giornata,gianni

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    1. altri blog esiste da un annetto o forse più, ma forse eri troppo preso a leggere i post :-)

      i tags? vedremo, basta non mi portino via del tempo

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  5. Sempre più noioso, aggiungo questo:

    La settimana scorsa sono stato ad Atene e ho preso la metropolitana fino a Piazza Syntagma. Come molti greci del nord, ho sentimenti contrastanti verso la capitale. Ai nordisti non piace ammetterlo, ma segretamente amano l'odore del gelsomino - il vero profumo di Atene. Ma questa volta l'aria odorava di cordite.

    Syntagma era insolitamente tranquilla: negozi chiusi, la gente senza voglia di shopping, polizia anti-sommossa dovunque. L'atmosfera era densa dell'aspettativa di qualcosa di sinistro che sta per accadere. Ed ecco, in Piazza Monastiraki,a cento metri di distanza, un gruppo di giovani ha attaccato un proprietario di un negozio, solo un altro episodio di violenza in una città che assomiglia ad una polveriera ...

    http://vocidallestero.blogspot.it/2012/09/i-mercati-applaudono-la-nuova-e.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+VociDallestero+%28Voci+dall%27estero%29

    gianni

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    1. notizie di prima mano sono preziose e benvenute quindi

      anch'io credo che la situazione in grecia e forse tra qualche tempo anche altrove possa precipitare

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  6. Per quel che la conosco,credo che la calma relativa degli ultimi mesi in Grecia sia dovuta al fatto che, d'estate, col turismo, tutti quelli che possono si sbattono per ragranellare qualche soldo. Amici greci mi riferiscono poi che molti giovani,se non emigrano, tornano a casa dai genitori, nelle isole e nei paesi dove, grazie alla terra, ai piccoli lavori e al turismo stagionale, si hanno più possibiltà di scamparla piuttosto che nelle città come Atene e Salonicco.

    Hai ragione è molto probabile che la situazione precipiti.
    E forse,considerando la mancanza di una rappresentanza politica e lo sbando ideologico - che tu meritoriamente con i tuoi post contribuisce a combattere -, è facile che precipiti nel caos piuttosto che in una rivoluzione.

    Infatti se gli " individui che non si sa bene se siano solo ignoranti o piuttosto ignoranti e in totale malafede", chi sta dietro ha una strategia precisa, già ben collaudata negli anni e ora aggiornata come in Tunisia,Libia, Egitto, Siria.

    Far precipitare la situazione è forse quello a cui spingono, perchè sanno bene che poi dal caos è più facile sterzare a destra in maniera definitiva per molto, molto tempo.

    Credo che dopo le elezioni nell' "Ulcerato Sfintere d'Amerdica"(hai visto il film?) le cose andranno più in fretta.

    Purtroppo, i tags, li uso come utente ma non so come si inseriscono. E qui, oltre ai nomi citati, considerando la tua meravigliosa capacità di attualizzare e divulgare le analisi di Marx, sarebbero molto utili per categorie tematiche.

    Ma prima non era semplicemente un blog-groll senza citazioni specifiche di post? Comunque è vero i tuoi post catturano!

    gianni

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    1. no, non credo di aver visto il film, oggi m'informo

      sì, senza citazioni

      ciao, grazie

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  7. Giusto per dire quanti danni da irretimento a strascico possa causare un Berlusconi che per combattere la crisi (dei consumi, che altre crisi può concepire?) invitava ad andare a comprare elettrodomestici per rilanciare l'economia e non farsi prendere dal pessimismo (Corso di Economia Olistica). In questo modo si finisce tutti con a fianco tre monitor, due notebook, cinque frullatori, una lavapiatti e quattro lavatrici. E un ponte sopra la testa. Però la creaturina santa (Capitale) è salva.
    E poi l'elettricità manco serve, li usiamo a mano.

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  8. E' il film V per vendetta tratto da un fumetto che si ispira ad un pesonaggio storico inglese, Guy Fawkes. Molti studenti nelle manifestazioni portano la sua maschera, e Anonymus la usa spesso come logo.

    E' un film da leggere a vari livelli:fumettone, giallo, rivoluzionario, d'amore, metafora della politica, dei media, dell'evoluzione personale e collettiva.

    I testi delle canzoni che musicano i titoli di coda sono molto espliciti:dicono che insegnare la non violenza è criminale.

    Se vai su cacaoweb,scaricando prima un programmino leggero, lo puoi vedere in streaming in ottima qualità.

    Ti consiglio, se puoi, schermo grande (le immagini sono notevoli e gli effetti sono parte importante della narrazione) e audio in cuffia con volume abbastanza alto per la colonna sonora notevole.

    Buon divertimento,gianni

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  9. due punti

    1) io credo che il dilemma abbia un terzo corno: la lavoratrice ha in realta' tre possibilita'. La prima e' quella di lavare i piatti, la seconda e' quella di comprare la lavastoviglie, la terza e di subappaltare il lavoro a un altra casalinga in outsourcing, cioe' la serva. E' interessante che di questa possibilitia' non si sia parlato ne' nell'articolo di nFA ne' nella tua replica

    2) my 2 cents sulla Grecia: ci son stato in vacanza, a Creta. Effettivamente li' la situazione e' piu' tranquilla perche' i giovani e i senza lavoro possono ritornare a zappare la terra di famiglia, e sopravvivere. Non solo, mi dicevano i locali che gli amici ateniesi chiedevano disperati un posto di zappatore libero li' a creta, che il problema grosso di Atene e' proprio quello, nessun entrotare da zappare e da cui ricavare pomodori e olive da rivendere al mercato.

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