Con troppa facilità scordiamo o ignoriamo la storia
europea, segnatamente quella del Novecento, spesso trascurata
negli studi scolastici primari e perfino secondari. Essa presenta, ed è perciò
motivo di speciale interesse e di ammaestramento, delle stringenti analogie con alcune
vicende politiche ed economiche di oggi.
Andando alla vicenda attuale del debito greco,
all’intransigenza specialmente tedesca per il suo risanamento attraverso misure
economiche e fiscali molto severe e anzi insostenibili, può venire in mente un
episodio degli anni Venti, per fortuna analogo solo per certi aspetti e a parti
invertite. In quel caso fu l’inadempienza tedesca agli accordi sui debiti di guerra
a fomentare le ritorsioni della Francia e del Belgio, provocate a loro volta, come dirò, dall'atteggiamento inglese e statunitense, non meno che dalla solita speculazione finanziaria.
L’episodio al quale mi riferisco è molto noto come
“occupazione francese della Ruhr” (nov. 1923 – ago. 1925). La Germania, la
repubblica di Weimar, nei primi anni Venti si stava riprendendo dopo la
catastrofe bellica. I costi delle riparazioni imposto dal trattato di
Versailles, nei modi e tempi fortemente voluti dalla Francia e accolti dagli Alleati, divennero presto
insostenibili per la Germania. In occasione del mancato pagamento di una rata
del debito di guerra, la Francia decise di inviare nella regione della Ruhr,
precisamente ad Essen, una propria missione di tecnici (ingegneri) per
controllare che il carbone estratto venisse effettivamente convogliato al fine
delle riparazioni di guerra.
La Ruhr, ricco bacino carbonifero e industriale,
aveva dal punto di vista economico un’importanza strategica fondamentale per la
Germania che ne ricavava l’85% del proprio carbone e l’80% dell’acciaio. La
Francia e il Belgio credettero bene di inviare al seguito della Missione un
contingente militare a salvaguardia della stessa. Si trattava, in sostanza, non
più solo di un atto politico, ma di un’occupazione militare.
La popolazione tedesca della Ruhr, sia di parte
nazionalista che socialista, si ribellò e decise di non collaborare. Seguirono
manifestazioni e scioperi sfociati in disordini; le truppe d’occupazione
aprirono in più occasioni il fuoco causando morti e feriti; furono uccisi anche
soldati francesi e 147.500 tedeschi, compresi numerosi elementi della polizia
tedesca locale, furono deportati. Il simbolo detestato dell’occupazione
francese era rappresentato dal frustino degli ufficiali.
La Germania precipitò nel caos finanziario ed
economico, l’inflazione raggiunse vette ineguagliate. Al culmine della crisi
divenne necessario rivedere la questione delle riparazioni su altre basi. Gli
Stati Uniti avrebbero da quel momento posto sul piatto della stabilità tutto il
loro peso ed avrebbero influenzato la politica europea con la diplomazia
economica fino allo scoppio della crisi del 1929.
Ciò che va notato, invece, è l’interdipendenza degli atti posti
in essere dalle diverse parti in causa e che presentano non poche analogie,
come osservavo all’inizio, col presente. Parigi aveva cercato volontariamente
la prova di forza con Berlino, ma soltanto in risposta alla rigidità della
politica britannica, americana e tedesca. Se gli inglesi non avessero richiesto
alla Francia nella seconda metà del 1922, con la nota Balfour, il pagamento di
una parte dei crediti di cui disponevano con gli Alleati, se gli americani non
avessero continuato a negare ciò che era evidente a tutti, il legame tra
riparazioni e debiti interalleati, se i tedeschi avessero riformato il proprio
sistema fiscale per garantire un afflusso di pagamenti regolare e costante, la
politica francese sarebbe stata probabilmente differente.
Quindi le incertezze e le incoerenze della politica inglese
e statunitense, nonché la vorace speculazione finanziaria, ebbero un ruolo di
primissimo piano in quelle vicende e nell’alimentare il nazionalismo tedesco (Putsch
di Monaco del nov. 1923) che a seguito della crisi del 1929 troverà il modo di
vincere e conquistare il potere.
Chi aveva sottolineato la stretta analogia fra politica della redenzione(della Grecia) e pace di Versailles,il maledetto flusso di stronzate della rete poi ti fa perdere i dettagli.Beh,qualcuno dei nostri,qualche economista avvertito,col che torniamo al solito 0,.
RispondiEliminaCredo lo abbiano letto,se lo siano filato in tanti,questo post,qualsiasi cosa significhi su questo blog,e che siano rimasti agghiacciati una volta di più della spietata arroganza dell'imperialismo.
Troppe le analogie strutturali per non pensare che la crisi nello specifico europeo non finisca per degenerare in un grande potlach,una bella libanizzazione,un bel diluvio di bombe.Ecco che gli F35 tornano a fagiolo(Perchè se si incazza la Grecia sai a chi gli frega,certo c'è il precedente delle Termopili) e contro ogni pedestre previsione si individua meglio il campo da gioco,con l'Iran soltanto in corner.Vabbè era per non farti sentire abbandonata,non sono lucido,sti giorni rosico che mi viene l'ulcera,ecco:non siamo organizzati,se non per qualche blocco straccione al deposito della Kriptonite.Ah,grazie per il link ,poi gli scrivo,così mi mandano la tutina catarifrangente.
Ciao Franz
caro Franz, mi hai messo di buon umore. CIAO
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