giovedì 27 settembre 2012

Frugalità



Bigliettame, scrivevo ieri. Per le otto opere di Veermer esposte alle Scuderie del Quirinale ci sono già 70.000 prenotazioni. Tanto per dire: la Galleria dell’Accademia di Venezia, dove sono esposti i migliori Bellini, Carpaccio, Tintoretto, Tiziano, Tiepolo, Canaletto, Guardi, Bellotto, Longhi, Carriera, ecc., è visitata da qualche decina di persone al giorno. Quando va bene. E i Bronzi di Riace, che fine hanno fatto?

A proposito di Venezia: 700 persone, di 47 paesi, pagandosi il biglietto aereo e l’albergo, hanno scelto la città lagunare per partecipare a una conferenza di ben cinque giorni. Quota d’iscrizione: 110 euro. Da tener conto che a Venezia è assai raro procurarsi una camera per meno di 100 euro/cranio per notte, anche in bassa stagione. E settembre, a Venezia, è alta stagione.

Tema della conferenza? La decrescita felice. Naturalmente citando Gandhi e la “frugalità volontaria”. Un eco forte, riporta il manifesto, di questo dibattito è arrivato fin dentro la Basilica dei Frari, gremita da mille persone per ascoltare Alex Zanoltelli, Marcelo Barros e lo stesso Latouche in un confronto sull'immaginario e la spiritualità come motori per la riconversione ecologica della società. 

È un buon passo avanti se si tratta di riconversione dell'usato ecclesiastico.

Ancora di rilievo: Veronica Bennholdt-Thomsen, Alicaia Puleo, Antonella Picchio, Bruna Bianchi, Helena Hodge, Mary Mellor e Marco Deriu hanno ricordato che le istituzioni non sono neutre [ma va?] e che la lontananza maschile dal lavoro di riproduzione segnala una storica divisione sociale [scoperta notevole] e ha come conseguenza l’incapacità maschile di affrontare il rapporto con la natura attorno a sé, con le proprie emozioni e passioni esistenziali, con le donne, con gli altri e perciò con la stessa politica. 

Andate a cagare.

2 commenti:

  1. "la lontananza maschile dal lavoro di riproduzione segnala..."

    wow. e io che credevo di essere un semplice cialtrone panciafichista.
    grazie, ora so cosa rispondere a chi mi disprezza, fonti comprese (se lo dice Bennholdt-Thomsen non può che essere vero...).

    RispondiElimina
  2. Ecco,ora ho capito perché mi ha frullato tutta la sera una dotta(per me)disquisizione sulle Sirene(maiuscolo,le altre ci sfracasseranno i TG dell'autunno)nella quale alla fine andavo alla conclusione che la paura della castrazione è all'origine del mito, che riflette il sensodicolpadelmaschio per la condizione della donna negli ultimi 7000 anni(fatta short),per non parlare di kafka che da buon ultimo racconta che facevano finta di non sentire.
    Delle camere chiare,niente,devo avere ritenute solo le ultime righe,'cavolo fuma stà gente.
    "Song to the Siren" epocale testo rock è di una balordaggine imparagonabile alle fini tessiture barocche di Albinoni,per finire come i cavoli a merenda,anche questo col cui di sopra.Bah,poi scrivono che non si capiscono i miei commenti.
    Il Vostro umilissimo gelataio di Hong Kong

    RispondiElimina