venerdì 28 dicembre 2012

Il leninista della Trilaterale



Più che salire, sta arrampicandosi come i babbi natale osceni che ancora si vedono alle finestre di certi alloggiamenti in questo periodo di feste. Monti Mario, natura coltivata in aristocratica penombra dove l’amor proprio non perde mai colpi, è convinto – a ragione – che in democrazia la partecipazione alla competizione elettorale possa assumere anche solo un senso simbolico. Egli crede leninianamente che la democrazia borghese sia solo un guscio che contiene gli interessi del capitale.

Non lo diceva forse Montaigne che mentire è un vizio maledetto? «Sono solo le nostre parole – scriveva – a tenerci uniti e a renderci umani». Si sbagliava, ma era nel giusto nell’osservare che «una volta consentito alla lingua di acquisire l’abitudine a mentire, è sorprendente vedere come sia impossibile farla smettere». C’è chi mente abitualmente, chi racconta bugie proprio su di te e quelli che mentono soprattutto a se stessi. Monti Mario – non meno dei suoi ministri – ha dimostrato in questi lunghi mesi di governo di mentire abitualmente, di raccontare bugie su di noi e di saper trovare le ragioni giuste per mentire a se stesso.

Monti Mario ha un ceffo diverso da chi l’ha preceduto, è l’altra faccia della crapula e racconta flemmatico un’altra pastorale ma la sua vanità non è solo cerebrale. Immodestamente sostiene di aver “salvato l’Italia”. Tutti gli indicatori economici e sociali ci dicono il contrario, anche il saldo della bilancia dei pagamenti se letto senza trucchi, ma egli insiste mistico nel dire che gli effetti benefici delle sue misure si avranno nel tempo, mentre quelli a favore di banche, fondi, gruppi d’investimento infrastrutturale, concessionarie statali, gestioni di risparmio e Vaticano si scontano pronto cassa. 

Ha la consapevolezza sprezzante che sarà con lui – dopo la liturgia elettorale alla quale non parteciperà direttamente per quella sua ben nota idiosincrasia – che l’ex chierichetto contestatore dovrà trattare e spartire le seggiole (perciò Napolitano disse: malgré moi). La sua agenda programmatica non è altro che il solito inventario di annunci e di promesse che sa bene di non poter mantenere, salvo quelle che riguardano, da un lato, la continuazione del salasso per i soliti noti e, dall’altro, la garanzia offerta alla grande borghesia avida di rendimenti (*).

(*) Volete sapere, per es., che fine ha fatto Stefano Tanzi? Nel 2007, dopo il crac di Parmalat era andato a fare l’impiegato presso una ditta di ceramiche, si occupava di colloqui per le assunzioni. Ora sta qui e poi in chissà dove altro.

3 commenti:

  1. Di utili idioti ne ha trovati tanti, a partire dai Democratici.

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    1. scusami tanto, Marco, ma devo aver frainteso: non so perché ma ti facevo un loro simpatizzante. spero mi perdonerai di aver dubitato di te.

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  2. e che dire di Napolitano ?? a mio avviso uno dei peggiori Presidenti dell nostra Repubblica.

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