Più che salire, sta arrampicandosi
come i babbi natale osceni che ancora si vedono alle finestre di certi alloggiamenti
in questo periodo di feste. Monti Mario, natura coltivata in aristocratica penombra
dove l’amor proprio non perde mai colpi, è convinto – a ragione – che in
democrazia la partecipazione alla competizione elettorale possa assumere anche
solo un senso simbolico. Egli crede leninianamente che la democrazia borghese
sia solo un guscio che contiene gli interessi del capitale.
Non lo diceva forse Montaigne che
mentire è un vizio maledetto? «Sono solo le nostre parole – scriveva – a
tenerci uniti e a renderci umani». Si sbagliava, ma era nel giusto
nell’osservare che «una volta consentito alla lingua di acquisire l’abitudine a
mentire, è sorprendente vedere come sia impossibile farla smettere». C’è chi
mente abitualmente, chi racconta bugie proprio su di te e quelli che mentono
soprattutto a se stessi. Monti Mario – non meno dei suoi ministri – ha
dimostrato in questi lunghi mesi di governo di mentire abitualmente, di
raccontare bugie su di noi e di saper trovare le ragioni giuste per mentire a
se stesso.
Monti Mario ha un ceffo diverso da
chi l’ha preceduto, è l’altra faccia della crapula e racconta flemmatico
un’altra pastorale ma la sua vanità non è solo cerebrale. Immodestamente
sostiene di aver “salvato l’Italia”. Tutti gli indicatori economici e sociali
ci dicono il contrario, anche il saldo della bilancia dei pagamenti se letto
senza trucchi, ma egli insiste mistico nel dire che gli effetti benefici delle
sue misure si avranno nel tempo, mentre quelli a favore di banche, fondi, gruppi d’investimento infrastrutturale, concessionarie statali, gestioni di risparmio e Vaticano si scontano pronto cassa.
Ha la consapevolezza sprezzante che
sarà con lui – dopo la liturgia elettorale alla quale non parteciperà
direttamente per quella sua ben nota idiosincrasia – che l’ex chierichetto
contestatore dovrà trattare e spartire le seggiole (perciò Napolitano disse: malgré moi). La sua agenda programmatica
non è altro che il solito inventario di annunci e di promesse che sa bene di
non poter mantenere, salvo quelle che riguardano, da un lato, la continuazione
del salasso per i soliti noti e, dall’altro, la garanzia offerta alla grande
borghesia avida di rendimenti (*).
(*) Volete sapere, per es., che fine
ha fatto Stefano Tanzi? Nel 2007, dopo il crac di Parmalat era andato a fare
l’impiegato presso una ditta di ceramiche, si occupava di colloqui per le
assunzioni. Ora sta qui e poi in
chissà dove altro.
Di utili idioti ne ha trovati tanti, a partire dai Democratici.
RispondiEliminascusami tanto, Marco, ma devo aver frainteso: non so perché ma ti facevo un loro simpatizzante. spero mi perdonerai di aver dubitato di te.
Eliminae che dire di Napolitano ?? a mio avviso uno dei peggiori Presidenti dell nostra Repubblica.
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