"Kate
torna a casa per Natale". Grazie a dio, ma per una buona notizia ce n’è sempre almeno un’altra cattiva.
"Gli Stati Uniti iniziano
una nuova ‘guerra fredda' sull'affare Magnitsky" scrive The Indipendent. Dunque, nel Novecento, il
problema non fu l’impero del male come ci raccontano, ma lo scontro tra due
imperialismi. Proprio poco tempo fa ero alla presentazione di due libri da
parte dei rispettivi autori, evento seguito da un parsimonioso buffet che delle
variopinte matrone mostrarono di gradire al punto di divorarlo. A parte qualche
comune mortale, era presente un pubblico selezionato e rispondente a un certo
target, circostanza che ti permette di spiare i modi d’essere di un certo
ambiente e concludere soddisfatti che i propri pregiudizi si sono rivelati
esatti al dettaglio.
Venali e pratici manager, tributaristi con gli occhi
socchiusi, imperturbabili burocrati, un affabile e ciarliero architetto, un
noto avvocato volto a rassicurare un suo cliente, un prelato di mezzo calibro
che sciorinava, tra un tramezzino e l’altro, astrazioni morali incocciando il
totale ma ben dissimulato disinteresse degli astanti, quindi i due autori (un
lui e una lei) e il presentatore/moderatore complimentoso soprattutto con sé medesimo
per la presenza di un nutrito parterre. A coronamento, un prosecchino mediocre.
Uno dei due autori, riferendoci proprio della cosiddetta
guerra fredda, dimenticò di dirci parecchie cose a riguardo della faccenda. Per
esempio il motivo per il quale essa iniziò – grossomodo – a Postdam e proseguì
con lo sgancio delle atomiche. A Postdam non c’era Roosevelt, ma Truman; era assente
Churchill, ma presente un ben più tiepido laburista; Stalin non mancò
l’appuntamento in giacca bianca da maresciallo. Truman, prima di rientrare
negli Usa, l’informò della bomba. Il georgiano – imboccando la pipa e
guadagnando così qualche secondo – non se ne sorprese: sapeva o dissimulò bene.
Facciamo un passo indietro: Stalin a Yalta si era accordato
con Roosevelt perché l’Urss entrasse in guerra col Giappone tre mesi dopo la
fine delle ostilità in Europa. Puntuale l’Armata rossa si preparò alla guerra per
l’8 agosto, giorno nel quale effettivamente entrò nel conflitto. Scrive
Wikipedia: Il leader sovietico vedeva in
questa guerra l'occasione giusta per realizzare una campagna lampo contro i
giapponesi e per conquistare un ruolo di rilievo nella caduta del Giappone.
Esatto. L’Urss avrebbe preteso, a guerra conclusa e pesando i propri caduti, di
ingerirsi nelle questioni del Giappone e del Pacifico. Una presenza a dir poco
imbarazzante.
Il 5 agosto 1945, il quadrimotore B-29 Enola Gay
non ha un bersaglio preciso: verrà deciso al momento, secondo le condizioni
atmosferiche. Arriva il bollettino meteorologico: "a Kokura cielo
coperto in prossimità del suolo per nove decimi; a Nagasaki coperto totalmente;
a Hiroshima quasi sereno, visibilità 10 miglia".
Il giorno dopo l’entrata in guerra dell’Urss, il 9
agosto, giù un’altra bomba. Per gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki la guerra
tra i due imperialismi ebbe un inizio piuttosto incandescente. Anche in questo
caso, come diceva il mio amico Erodoto, ciò che conta è il punto di vista.
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