Uomo schivo a ogni personale interesse e antitetico
alla mondanità esibita, Monti Mario dichiarava mistico che avrebbe lasciato il
potere non appena esaurito il suo compito e cioè in vista delle elezioni del
2013. Così si è proposto nel 2011 e per parte dell’anno corrente. In questi
giorni la questione più spinosa è senz’altro diventata quella di trovargli un
posto nell’Olimpo di quel potere al quale lo sollecita e l’ambizione personale
e l’aristocrazia elettiva atlantica. Attento e calcolatore, estimatore di
Berlusconi in un’altra epoca, ora sa che il Partito democratico è l’unica forza
politica data per vincente che può assicurargli un’adeguata sistemazione. In
Italia ciò che sembra fugace dura decenni.
Si tratta, scrive Repubblica
stamani, di contrattare con lo stesso interessato l'incarico. Evidentemente il laticlavio non basta, nemmeno l'essere professore, presidente e consulente, editorialista e scrittore. Si è parlato di presidenza
della Repubblica, di una staffetta come premier con Bersani (la giudico
improbabile), di un posto da superministro. Vedremo. Per il momento prendiamo
atto che è una faccenda di spartizione delle poltrone tra “loro”. E soprattutto
che Monti Mario non è mai stato eletto da nessuno, questione diventata ormai di
dettaglio in un paese obbediente come il nostro.
Chi sia Monti Mario lo stanno scoprendo in molti e, come
spesso accade, in ritardo. Anche Eugenio Scalfari, dopo averlo definito «poco
sensibile allo sviluppo dell’economia reale», oggi si chiede retoricamente: «Ma qual è l'agenda Monti? Lo sappiamo:
rispettare gli impegni presi con l'Europa, in parte già attuati e in parte da
attuare. Quelli
attuati riguardano il rigore dei conti pubblici; quelli da attuare riguardano
il rilancio dello sviluppo, dell'occupazione e dell'equità sociale».
Se non s’è rimbambiti o in malafede, si
capisce che quel coboldo di Monti Mario finora ha garantito – proconsole dei
grandi interessi – denari solo alle banche e al cosiddetto fondo slava stati,
in definitiva alla finanza. Dove li ha presi? Dalle solite tasche. Si pensi al
salvataggio del Monte Paschi di Siena: miliardi di euro e senza che nessuno dei
responsabili abbia onorato con la galera le proprie scelleratezze. Per il resto
nessun taglio agli emolumenti dei quali non si riesce ufficialmente nemmeno a
stimare l’ammontare.
Per quanto riguarda “il rilancio dello
sviluppo, dell'occupazione e dell'equità sociale”, queste sono rimaste solo
parole. Scrive ancora Scalfari: «il Pd ha dichiarato di mantenere tutti gli
impegni che il governo Monti ha preso con l'Europa». Ecco il punto: la politica
economica del prossimo governo sarà la stessa dell’attuale. Né potrebbe essere diversa.
Ancora soldi alle banche, ancora tasse. Possiamo scommetterci, da qui a sei–nove mesi la lagna sarà la stessa. In cambio di qualche fumogeno, i soldi
per la finanza e le banche verranno prelevati ancora e sempre in emergenza dai
soliti noti.
È chiaro come il sole che il Pd non ha un
programma per affrontare radicalmente le questioni gravissime poste dalla crisi,
nemmeno lateralmente. Bersani ha solo mezze promesse di un po’ di questo e un
po’ di quell’altro e del resto ha le mani legate. Hanno accettato il patto con
il diavolo, cioè con i tagliagole del monopolio economico, e ora la penale la
dobbiamo pagare noi e loro giocano a fare gli statisti.
La disoccupazione e la cassa integrazione
sono aumentate, la precarietà e lo sfruttamento anche, il debito pubblico è salito
di quasi un centinaio di miliardi in un anno. Non era forse meglio, quei cento
miliardi, investirli a favore della piccola e media impresa, dell’agricoltura e
allevamento, per la ristrutturazione infrastrutturale delle scuole (quindi a
favore dell’edilizia), per la formazione professionale (non quella fasulla)
invece di regalarli alle banche e al fondo slava stati?
Mario Draghi ha dimostrato che lo spread
è un falso problema creato ad arte. Come ho già scritto numerose volte e anche
l’altro giorno, bastava una dichiarazione, una blanda minaccia e i cosiddetti
mercati si sarebbero acquietati. Ma lo spread serviva come il famoso ditino che
indica la luna, ossia al putsch per far fuori Berlusconi, imporre una riforma
delle pensioni che nessun partito altrimenti avrebbe fatto in tal modo, una
riforma fasulla del lavoro che significa solo togliere di mezzo l’articolo 18. Tale
è l’architettura democratica di siffatta repubblica e dell'Europa. Rendiamoci conto davvero che
sono solo maschere diverse, all’occorrenza bilingui, ma tutte al servizio degli
stessi club e del mercato mondo.
"fondo slava stati"
RispondiEliminascrivi per due volte, quindi penso che sia voluto e concordo: è un fondo che serve a 'slavare' lo stato sociale delle nazioni europee. Se invece è un refuso è ancora più gustosamente azzeccato.
a scelta. ciao
Elimina"La disoccupazione e la cassa integrazione sono aumentate, la precarietà e lo sfruttamento anche, il debito pubblico è salito di quasi un centinaio di miliardi in un anno. Non era forse meglio, quei cento miliardi, investirli a favore della piccola e media impresa, dell’agricoltura e allevamento, per la ristrutturazione infrastrutturale delle scuole (quindi a favore dell’edilizia), ecc, ecc".
RispondiEliminaFrancamente, questa non l'ho capita. Mi spiego: "Non era forse meglio, quei cento miliardi, investirli a favore della piccola e media impresa?"
Ma cara Olympe, lei sa meglio di me, che la piccola e media impresa (quindi piccola e media borghesia) a causa della caduta tendenziale del saggio di profitto, è destinata sempre più a scomparire.
Quindi, a me sembra che (e senza spirito polemico affermo ciò) che lei faccia retorica con simili affermazioni.
Per tutto il resto auguri di buon lavoro di divulgazione e la saluto.
d' accordissimo
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