Beppe Grillo non serve più per creare e convogliare
paura e malcontento, ed ecco che l’attaccano forsennatamente. Ma parliamo
d’altro, di come siamo messi sotto il profilo economico, perché è da lì che
nasce tutto. Monti Mario ci ha rotto le scatole per un anno intero con la
“crescita”, e ora dice che ci dovevano pensare i governi precedenti alla
crescita. In tal modo crede di aver rintuzzato l’accusa piovutagli da uno dei
suoi più strenui sponsor, Eugenio Scalfari, ossia di essere “poco sensibile
allo sviluppo dell’economia reale”.
La scelta strategica generale è quella solita:
cambiare tutto perché il potere reale rimanga saldamente negli stessi palazzi
di sempre, nelle mani dei croupier del casinò capitalistico. Si va alla sfida
della cosiddetta globalizzazione facendo pagare ai salariati il cambio d’epoca,
la riconversione produttiva e lo smantellamento del welfare. La scusa è di
quelle buone: debito, deficit, aumento dell’età media di vita!! Entro questa traccia
ufficiale, i media sono autorizzati a ricamarci liberamente le più disparate
analisi che a nulla conducono se non a stabilire che la colpa di tutto sta
nella esosità delle nostre esigenze: lavoro, salute, assistenza, scuola,
diritti, dignità, pace.
La domanda che ci poniamo è, anche questa, sempre la
stessa: possiamo fare qualcosa o dobbiamo rimanere inerti, passivi in attesa
degli eventi? Possiamo ipotizzare realisticamente un’autentica demo-crazia, oppure è nostro destino e
di quelli che verranno dopo di noi di soccombere sempre più a questo sistema
semplicemente folle negli scopi e illogico nei mezzi? Non so ciò che potrà
succedere tra dieci anni, oppure tra uno o due secoli. Di sicuro però la demo-crazia è antitetica a una società
divisa in classi, per definizione, così come il superamento di questo sistema
può avvenire solo verso un potere effettivo del popolo e non solo di una classe
sociale o di un partito che si fa Stato. Diversamente sarà solo barbarie.
Dal futuro incerto, veniamo al presente stringente. Credo
di capire l’irrequietezza (eufemismo) dei più giovani e dei tanti che soffrono
la situazione direttamente sulla propria pelle, ma più spesso viene da dire che
non possiamo farci nulla e che è inutile e anche dannoso andare contro un’idra
con molte più di nove teste. E invece si può fare, possiamo muoverci anzitutto partendo
da noi stessi, avendo cura in primo luogo di essere, per quanto possibile,
coerenti e conseguenti.
Questo è un sistema criminale a tutti gli effetti, chi
lo nega vuole forse solo ingannare se stesso ma sicuramente gli altri. È un
sistema delinquenziale sia nei modi legali e non solo nelle forme dichiarate
illegali. Ben sappiamo che la differenza tra lecito e illecito, a certi
livelli, non è molta: ciò che oggi è vietato – penso al reato di falso in
bilancio – domani può non esserlo più; insomma, l’illegalità ha rilievo solo
quando fa comodo ed è perseguita secondo il censo e le circostanze. Per altri
versi, la vera faccia di questo Stato s’è vista a Genova nel 2001.
Abbiamo avuto le stragi di Stato, e sebbene ancora
per quasi tutte queste non esistano colpevoli condannati in giudizio, agli atti
resta che in quelle stragi, e in particolare per quanto concerne la strage di
Milano del 1969 e altri attentati avvenuti nello stesso anno, una parte sostanziale della macchina dello Stato ha consapevolmente
optato per l'illegalità, laddove ministri, agenti segreti, poliziotti e magistrati
hanno collaborato alla realizzazione di tali crimini, o quanto meno alla loro
copertura con la creazione di false piste, l’occultamento delle prove, mettendo
in atto ostruzioni di ogni genere a protezione dei miserabili esecutori e dei
mandanti, nostrani e no.
Abbiamo avuto Giulio Andreotti,
oggi senatore a vita, sette volte presidente del consiglio e ventidue ministro,
i cui rapporti con la Mafia e l’omicidio del presidente della regione Sicilia,
Mattarella, sono descritti in una sentenza passata in giudicato (*). Abbiamo
avuto, più volte e fino a tempi recenti, Silvio Berlusconi presidente del
consiglio, sul quale l’opinione pubblica – assai condizionata e per un verso e
per l’altro – si esprime in genere con giudizi netti e opposti, mentre l’opinione pubblica del resto del mondo ha un solo giudizio.
Dal lato economico, e solo per citare, si segnala da
ultimo la vicenda dell’Ilva, quella del tasso eurobor truccato, in base al
quale paghiamo gli interessi sui mutui, oppure la vicenda del riciclaggio di
denaro sporco da parte di una delle più grandi banche del mondo. Questi esempi rappresentano
la classica punta dell’iceberg di come il sistema economico e finanziario
agisca di concerto e in modo criminale con i vari poteri. E allora chiedo: se
questo sistema è tale fin nei suoi elementi più cospicui e fondamentali, perché
illudersi ancora di poterlo cambiare in meglio?
Lo sappiamo bene che è in questo sistema malsano e
disgraziato che viviamo e non su Marte. Con esso dobbiamo fare i conti tutti i
giorni e perciò siamo costretti a non pochi compromessi e contaminazioni, e
tuttavia questa presa d’atto non significa che si debba fare da stampella di
sostegno offrendogli sostanziale riconoscimento e consenso con il voto, sia pure
per assecondare le migliori intenzioni di quel candidato o tal partito. Questo
sistema, l’abbiamo sperimentato in mille modi, è in grado di sterilizzare
qualsiasi iniziativa e azione – anche la più limpida e nobile – se non
compatibile con gl’interessi dominanti. Almeno in questo, cerchiamo di essere
coerenti nei nostri comportamenti e mandiamoli cordialmente tutti a quel posto
quando ci chiedono di andare alle urne.
(*) Nella motivazione della sentenza n. 1564 del
2.5.2003 della Corte di Appello di Palermo nel processo a carico di Andreotti,
confermata definitivamente in Cassazione, si legge: «E i fatti che la Corte ha ritenuto provati dicono, comunque, al di là
dell’opinione che si voglia coltivare sulla configurabilità nella fattispecie
del reato di associazione per delinquere, che il sen. Andreotti ha avuto piena
consapevolezza che suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con
alcuni boss mafiosi; ha, quindi, a sua volta, coltivato amichevoli relazioni
con gli stessi boss; ha palesato agli stessi una disponibilità non meramente
fittizia, ancorché non necessariamente seguita da concreti, consistenti
interventi agevolativi; ha loro chiesto favori; li ha incontrati; ha interagito
con essi; ha loro indicato il comportamento da tenere in relazione alla
delicatissima questione Mattarella, sia pure senza riuscire, in definitiva, a
ottenere che le stesse indicazioni venissero seguite; ha indotto i medesimi a
fidarsi di lui e a parlargli anche di fatti gravissimi (come l’assassinio del
Presidente Mattarella) nella sicura consapevolezza di non correre il rischio di
essere denunciati; ha omesso di denunciare le loro responsabilità, in
particolare in relazione all’omicidio del Presidente Mattarella, malgrado
potesse, al riguardo, offrire utilissimi elementi di conoscenza».
Nemmeno con il mio voto! Con tutto il rispetto verso chi ha ancora fiducia nei partiti, votarli è ormai diventata una conferma a morte dietro "piltato" consenso.
RispondiEliminaHo la sensazione che se non bastasse la paura dello spread, in ascesa libera da qui alle elezioni, la strategia delle stragi è nel cassetto delle evenienze. A meno che le percentuali in favore di Monti non saliranno insime allo spread.
Ciao Olympe, e che la buona sorte guardi un pò da questa parte.
Errata corrige: era "di condanna a morte", ogni tanto la mia tastiera fa le bizze decurtando le frasi.
RispondiEliminaChiedo venia.
La domanda che ci poniamo è, anche questa, sempre la stessa: possiamo fare qualcosa o dobbiamo rimanere inerti, passivi in attesa degli eventi? Possiamo ipotizzare realisticamente un’autentica demo-crazia, oppure è nostro destino e di quelli che verranno dopo di noi di soccombere sempre più a questo sistema semplicemente folle negli scopi e illogico nei mezzi? Qualche riflessione politica e di "costume" sul movimento Cambiare si può potresti regalarcela oppure non voto tout court?
RispondiEliminacon quanti deputati e per cambiare cosa?
EliminaI rapporti sociali come la tettonica a placche: quando la tensione accumulata nel tempo diventa troppo grande si manifesta un evento puntuale che stravolge lo status quo, per trovare un nuovo equilibrio (nel caso tettonico il terremoto, nel caso sociale la guerra).
RispondiEliminaÈ un utopia pensare che si possa avere un "terremoto" che non sia una nuova guerra mondiale? O la piovra "sarà cosi "furba" da attuare una politica di "sciame sismico" stile rana bollita un po' alla volta? Al limite se proprio non possiamo scegliere una terza via, speriamo che la Storia voglia attuare la seconda opzione...
Invito i lettori di questo blog, a leggere "Le cause della crisi, le analisi e le proposte del Mpl".
RispondiEliminahttp://sollevazione.blogspot.it/2012/12/mpl-47-ci-vediamo-salerno-18-dicembre.html
F.G.
ognuno di noi deve prefiggersi il compito di sensibilizzare quanta più gente possibile a disertare le urne . per me è una faccenda molto dolorosa .in vita mia ho sempre deciso di andare a votare COMUNQUE .l'ho sempre vissuto come un dovere morale ; difendere un diritto acquisito con tanta fatica . ma stavolta con il porcellum che , STRATEGICAMENTE non è stato cambiato perchè NON HANNO voluto cambiarlo , io, per la prima volta, mi obbligherò a non andare alle urne. ciao olympe.
RispondiEliminaciao Lucilla. speriamo essere in tanti
EliminaEvidentemente la matematica è diventata un opinione! Se 50 è il 50% di 100 25 è il 50% di 50 Cosa cambia? Non votare rafforza chi prende più voti! Quindi non votare per ottenere cosa?
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