giovedì 6 dicembre 2012

Un uguale punto di vista



È propedeutico ma credo valga la pena osservare che creare le condizioni economiche e sociali “adatte” allo scopo di rendere “competitiva” la condizione coattiva dei salariati è il compito principale che si assumono i governi graduando la legislazione in materia di lavoro secondo le fasi del ciclo capitalistico. I richiami alla nostra Costituzione per delle rivendicazioni in materia sono in tal senso spesso inutili. Un esempio.

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Che significa proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro? Siccome nel rapporto tra capitale e lavoro domina lo stesso principio che regola lo scambio delle merci, per proporzionata si deve intendere: al suo valore, ossia esattamente secondo quantità e qualità, o solo relativamente a una parte di tale valore? Chiaro che – per molte ragioni – si tratti di questo secondo caso; ma a tal punto è necessario chiedersi: chi decide se tale ripartizione è equa e in che misura essa è sufficiente, soprattutto in una fase in cui si assiste alla progressiva distruzione del welfare, ossia allo smantellamento dei diritti e tutele che dopo oltre un secolo di lotte i salariati potevano opporre allo strapotere del capitale?

Sotto la finzione giuridica del contratto, come sappiamo, si nasconde la schiavitù di chi non possiede altro, nello scambio per la sopravvivenza, che la propria forza-lavoro. È pacifico pertanto chi sia – nell’incontro sul mercato tra padrone e schiavo – a dettare le condizioni da una posizione di forza, soprattutto nelle fasi di crisi e di feroce concorrenza in cui c’è grande abbondanza di manodopera. E peraltro non affermano forse gli odierni padroni e i loro servi sui media e certi ben noti sindacati che i salari sono sufficienti e anzi non ancora abbastanza competitivi sul mercato internazionale?

Secondo quantità e qualità? È sulla base del lavoro erogato che si deve basare il diritto? In tal modo un diritto uguale si trasforma in diritto disuguale per lavoro disuguale, così come l’ineguale attitudine individuale e capacità di rendimento in privilegi naturali! Eccola qui, in tutto il suo fulgore, la Costituzione più avanzata del mondo, scritta e approvata anche da quei partiti di sinistra che avrebbero dovuto fare la differenza e invece si sono sottomessi a un uguale punto di vista, quello della proprietà e dello scambio.

2 commenti:

  1. L'ex-compagno Benigni non sarà del tuo stesso avviso nel suo prossimo spettacolo in diretta nazional.

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    1. benigni mi scuserà di aver danzato troppo sulle punte, tra un berlusconi e l'altro mi scappa un balletto teorico
      ciao

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