È propedeutico ma credo valga la pena osservare che creare
le condizioni economiche e sociali “adatte” allo scopo di rendere “competitiva”
la condizione coattiva dei salariati è il compito principale che si assumono i governi
graduando la legislazione in materia di lavoro secondo le fasi del ciclo capitalistico. I richiami
alla nostra Costituzione per delle rivendicazioni in materia sono in tal senso spesso inutili.
Un esempio.
Il
lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità
del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza
libera e dignitosa.
Che significa proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro? Siccome
nel rapporto tra capitale e lavoro domina lo stesso principio che regola lo
scambio delle merci, per proporzionata
si deve intendere: al suo valore, ossia esattamente secondo quantità e qualità, o solo relativamente a una parte di tale valore? Chiaro che – per molte ragioni – si
tratti di questo secondo caso; ma a tal punto è necessario chiedersi: chi decide
se tale ripartizione è equa e in che misura essa è sufficiente, soprattutto in
una fase in cui si assiste alla
progressiva distruzione del welfare, ossia allo smantellamento dei diritti e tutele
che dopo oltre un secolo di lotte i salariati potevano opporre allo strapotere
del capitale?
Sotto la finzione giuridica del contratto, come
sappiamo, si nasconde la schiavitù di chi non possiede altro, nello scambio per
la sopravvivenza, che la propria forza-lavoro. È pacifico pertanto chi sia – nell’incontro
sul mercato tra padrone e schiavo – a dettare le condizioni da una posizione di
forza, soprattutto nelle fasi di crisi e di feroce concorrenza in cui c’è
grande abbondanza di manodopera. E peraltro non affermano
forse gli odierni padroni e i loro servi sui media e certi ben noti
sindacati che i salari sono sufficienti e anzi non ancora abbastanza competitivi
sul mercato internazionale?
Secondo
quantità e qualità? È sulla base del
lavoro erogato che si deve basare il diritto? In tal modo un diritto uguale si
trasforma in diritto disuguale per lavoro disuguale, così come l’ineguale
attitudine individuale e capacità di rendimento in privilegi naturali! Eccola
qui, in tutto il suo fulgore, la Costituzione più avanzata del mondo, scritta e
approvata anche da quei partiti di sinistra che avrebbero dovuto fare la
differenza e invece si sono sottomessi a un uguale punto di vista, quello della
proprietà e dello scambio.
L'ex-compagno Benigni non sarà del tuo stesso avviso nel suo prossimo spettacolo in diretta nazional.
RispondiEliminabenigni mi scuserà di aver danzato troppo sulle punte, tra un berlusconi e l'altro mi scappa un balletto teorico
Eliminaciao