A
proposito dell’Ilva vorrei porre una questione. Premesso che la volontà di
sopravvivere è comune a tutti, perciò e a buon diritto anche agli operai
obbligati alla cessione della loro forza-lavoro in cambio di un salario; posto
che le condizioni di questa schiavitù determineranno la falsa coscienza della
realtà vissuta e che fino a quando i rapporti di sfruttamento resteranno
dissimulati nell’opacità del diritto borghese sarà inevitabile succedano
situazioni simili a quelle dell’Ilva; resta tuttavia il fatto che non siamo
nell’Ottocento e che ci si aspetterebbe dalle organizzazioni sindacali – che
dicono di rappresentare gli interessi dei lavoratori così come il diritto alla
salute e altre tutele fondamentali – una decisa e negativa posizione al
riguardo di ciò che in queste ore viene stabilito dal governo. E invece non
accade.
Ricapitolo.
La magistratura ha sequestrato e fermato gli impianti, arrestato la proprietà (se non
latitante), la dirigenza e altri responsabili. I reati contestati sono
gravissimi, purtroppo non inediti in Italia, e riguardano l’inquinamento del
territorio e le relative vittime tra la popolazione. Ma le accuse concernono –
cosa che ha il suo peso – anche tutte quelle iniziative criminogene poste
in essere dall’Ilva con varie complicità per mantenere lo status quo.
Dal
punto di vista giuridico è chiaro che un impianto che impatta simili danni non
può essere riattivato prima della sua messa in sicurezza e tuttavia voltiamo
pure le spalle a questa non secondaria obiezione e – non abitando nei pressi
dello stabilimento – mostriamoci pragmatici e cinici sposando la tesi secondo
cui l’impianto non può essere messo a norma se non in condizioni di attività del
ciclo produttivo.
Il
governo, all’uopo, ha predisposto un decreto con il quale bypassa il
provvedimento giurisdizionale, permettendo la ripresa della produzione
dell’acciaieria e stabilendo l’effettuazione dei lavori per la messa a norma
dell’impianto stesso. Detto tutto questo e facendo mente a quanto in
premessa, resta da spiegare come sia possibile, secondo il decreto governativo,
che i proprietari dell’Ilva – cioè i responsabili del grave inquinamento, delle
sue conseguenze e degli occultamenti – possano restare al comando dell’azienda,
prendere decisioni in merito ad essa e continuare a far profitti senza che le
sullodate organizzazioni sindacali abbiano qualcosa da obiettare sul punto.
P.S.:
Se il vincitore delle primarie restituisse ai signori Riva i finanziamenti
ricevuti, mostrerebbe almeno del buon gusto e ci eviterebbe di ripetere che
anche il più onesto tra i politici ha la rogna.
A mio avviso la salute ha la priorità sul lavoro e su qualsiasi altra cosa. Il governo, al solito, sbaglia intimando per decreto la ripresa dei lavori durante la bonifica. Il Sig. (?) Riva andrebbe arrestato per l'inquinamento prodotto ed i morti provocati. La proprietà confiscata.
RispondiEliminaMa siccome tutto questo è fuffa perché il proprietario ha oliato ben bene (corruzione) il meccanismo (politici di ogni tipo) per continuare a fare profitti alla faccia di tutti, allora le priorità le stabiliscono i tiranni cioè lo Stato e non certo per l'interesse dei sudditi.
Il solita pappone.
Una botta al cerchio ed una alla botte.
Lo spettacolo deve continuare.
Ciao.
Mi permetto di segnalare questo articolo sull'imminente e fasullo default dell'Argentina che la stampa si è affrettata a diffondere giorni fa.
RispondiEliminaBuon pomeriggio. Ciao.