Ieri sera in tivù trasmettevano il film Miracolo a Berna (un titolo che richiama alla memoria la famosa
pellicola di De Sica del 1951). È la storia di un ragazzino tedesco, Matthias, e del proprio padre, un reduce tornato dalla prigionia russa nel 1954. I mondiali
di calcio si giocano proprio quell’anno e sono vinti dalla Germania Ovest il 4
luglio a Berna in un’epica finale contro l’Ungheria, la squadra del mitico Puskás. Il ragazzino è amico di un
giocatore della nazionale tedesca, Helmut Rahn, che segnerà il gol decisivo.
Il film mostra, a mio parere, come lo spirito, la
determinazione e la mentalità tedesca, a nove anni dalla tragedia della guerra
e dalla sconfitta, siano rimasti sostanzialmente quelli di sempre, inalterati. Il
film lo dichiara forse ben oltre le intenzioni: la
Crande Germania è ancora lì, risorta e pronta a essere protagonista nel mondo.
Il modello educativo e di relazione, l’ingegno applicativo e la volontà,
unitamente a una forte identificazione individuale nel sentimento nazionale,
rappresentano le chiavi della rinascita e del successo tedesco, della bontà del suo sistema
sociale. Il film non dimentica nemmeno, incidentalmente, di citare l’altra
Germania, quella dell’Est, dove vivono pur sempre dei tedeschi!
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Interessanti, a
riguardo del carattere e dello spirito tedesco, anche le parole del più grande compositore
operistico di ogni tempo, al quale i tedeschi non piacevano mica tanto. A dire
il vero, per contrappunto, non garbavano nemmeno i vizi tipici dei suoi conterranei,
gli italiani, considerandosi egli stesso così poco italiano, a dispetto
dell’immagine patriottica e retorica che accompagna il suo ritratto. Assai poco
condiscendente verso l’antropologia nostrana, ovvero la tendenza al
compromesso, lo scambio di favori, la faciloneria nelle cose e sul lavoro, le
scorciatoie professionali, il quieto vivere.
Tuttavia, a
riguardo dei tedeschi e dei suoi timori per l’Europa, così si esprimeva nel 1870
alla Maffei, all’indomani della sconfitta francese a Sedan: “Che i nostri letterati, ed i nostri
politici vantino pure il sapere le scienze, e perfino (Dio glielo perdoni) le
arti di questi vincitori, ma se guardassero un po’ in dentro, vedrebbero che
nelle loro vene scorre sempre l’antico sangue goto, che sono d’uno smisurato
orgoglio, duri, intolleranti, sprezzanti di tutto ciò che non è germanico, e
d’una rapacità che non ha limiti. Uomini di testa, ma senza cuore”.
E che dopo Adrianopoli l'Europa non sia rimasta la stessa è un fatto.
Auguri per l'anno nuovo e tutto il resto. Soprattutto il resto.
RispondiEliminagrazie Pietro, ricambio auguri ogni bene per te
EliminaL'amore di Olympe per Verdi me la rende anche più cara
RispondiEliminaHans
:-)
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