martedì 22 agosto 2023

Non c’era nulla di inevitabile

 

Con i processi farsa di Mosca del 1936-1938, Stalin eliminò la leadership del partito che aveva avuto ruoli di rilievo nella Rivoluzione d’Ottobre. I processi furono usati per giustificare e perpetrare il Grande Terrore del 1936-39, in cui Stalin e la GPU uccisero centinaia di migliaia di vecchi bolscevichi, scienziati, artisti, scrittori e capi militari.

Anche Trotsky, che con Lenin fu il massimo esponente del Partito e della Rivoluzione, fu condannato a morte, in contumacia. I governi dell’Europa democratica avevano sbattuto le porte in faccia all’esule Trotsky. Anche Albert Einstein si mobilitò per fargli ottenere asilo. Il 14 marzo 1929, scrisse al ministro delle finanze socialdemocratico tedesco Rudolph Hilferding, autore del celebre saggio Il capitale finanziario: “Se il signor ministro non permetterà al leone ferito Trotzki di entrare e gli darà asilo, allora [...] se non fosse ministro lo prenderei per l’orecchio”.


Trotsky trascorse un primo periodo di esilio, dal 1929 al 1933, a Büyükada, un’isola dell’arcipelago di Prinkipo, nel Mar di Marmara, in Turchia. Fu in quell’isola, non molto distante da un’altra isola, mralı, ove è detenuto da decenni Abdullah Öcalan, che Trotsky scrisse la sua autobiografia, La mia vita, e la Storia della rivoluzione russa (tradotti entrambi da Mondadori). Nel 1933 gli fu permesso di entrare in Francia, poi nel 1935 gli fu concesso l’ingresso in Norvegia, che lo deportò in Messico nel dicembre 1936.

Il terreno politico per il complotto e l’assassinio di Trotsky fu preparato da una campagna internazionale di bugie e falsificazioni architettate dagli apparati stalinisti. E da una strategia terroristica che puntava a fargli il vuoto intorno.

Nel luglio 1937 la GPU rapì e uccise Erwin Wolf, segretario politico di Trotsky. Nel settembre la GPU assassinò Ignatz Reiss, che aveva disertato dalla GPU e aveva dichiarato il suo sostegno a Trotsky. Nel febbraio 1938, la GPU uccise il figlio di Trotsky, Leon Sedov, a Parigi. Nello stesso anno, in luglio, gli agenti di Stalin rapirono Rudolf Klement, il segretario della Quarta Internazionale, il cui corpo senza testa e arti fu scoperto nella Senna.

Trotsky era tutt’altro che fatalista riguardo alla sua sicurezza fisica. I poteri degli stalinisti erano immensi, ma non c’era nulla di inevitabile nel suo assassinio avvenuto 83 anni fa nella sua abitazione, a Coyoacan, un sobborgo di Città del Messico.


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