martedì 22 agosto 2023

L'intolleranza civilizzata

 

Non volendo occuparsi d’altro, i media stanno dando ampio risalto a un libro pubblicato da un ufficiale dell’esercito, in servizio attivo e però senza ulteriori prospettive di carriera. Il quale scrive e pubblica quello che pensa a proposito delle contraddizioni sociali del presente e di come non poche persone, non solo del suo ambiente sociale, le percepiscono e le vivono. Il tutto nella mimesi identitaria del presente, poiché in definitiva il suo è un discorso militante.

Discorso sostanzialmente identificabile con l’attuale traiettoria politica, fatto da un ufficiale generale, il che spiega lo scalpore e la polemica politica innescata da ciò che passa per opposizione, la quale cavalca qualunque cosa possa fare gioco, fosse pure una cacca di mosca. Il generale Vannacci, questo il nome dell’interessato, in cuor suo può solo ringraziare poiché vende copie a manetta di un libro altrimenti destinato largamente al nulla.

Non ho letto il libro, né lo leggerò, ma da ciò che riportano i media, pare che il generale se la prenda con quella che passa per essere l’egemonia culturale della sinistra o di certi suoi settori. Si tratta di uno stereotipo, poiché non solo non esiste più un’egemonia culturale della sinistra, ma si è estinta da tempo la sinistra. Gli attuali esponenti politici e intellettuali (ma in gran parte anche quelli pregressi) sono solo interessati alla conservazione dell’esistente, salvo qualche ritocco in tinta.

Ciò che più è detestato del dire di Vannacci è la presa di posizione a riguardo dell’omosessualità. Costui ha ben chiara la nozione di omosessualità oppure la riduce all’atto di sodomia? Un dubbio in proposito è dovuto. Per esempio, la pederastia spiega principalmente l’atto, l’omosessualità qualifica una persona. La prima rivela soprattutto la dimensione fisica di un atto che viene o veniva giudicato moralmente riprovevole, mentre la seconda comprende una dimensione psicologica e sociologica che identifica globalmente l’individuo.

Non penso si possa andare troppo sul sofisticato per tipi di caserma come Vannucci: la cara nozione di “anormale”, variamente declinato come ricchione, invertito, ecc., comporta pur sempre una carica performativa che consente la definizione e la costruzione di persone identificate e identificabili come tali.

“La categoria psicologica, psichiatrica, medica dell’omosessualità si è costituita il giorno in cui è stata caratterizzata”, scriveva Foucault. Tutti i comportamenti sociali che non rientrano nella normalità, ossia nella regola stabilita, sono visti e considerati come anormali o quantomeno stravaganti. Fino a pochi decenni or sono rientravano ufficialmente nella categoria clinica. Il militare omosessuale veniva immediatamente “riformato”.

L’omosessualità (termine recente, come quello di eterosessualità, risalente alla seconda metà del XIX sec.) era definita “il vizio vergognoso”, e in lingua inglese non aveva nome, “il delitto senza nome”! Ciò che infastidisce questa gente è che l’omosessuale non sia più una “specie” che se ne sta nascosta come un tempo in un qualche antro buio.

A livello ufficiale oggi assistiamo al fenomeno che l’intolleranza barbarica si è trasformata in intolleranza civilizzata. La destra reazionaria, ma anche parte di quella conservatrice, vorrebbe un ritorno allo stigma del passato.

Ma perché un individuo si riconosce emotivamente e sessualmente attratto da persone dello stesso sesso, quali i processi di soggettivazione? Lo studio delle modalità secondo le quali gli individui sono portati a riconoscersi come soggetti sessuali non è cosa semplice. Bisogna altresì tener conto che il cosiddetto “invertito” e il cosiddetto uomo “normale”, l’omosessuale e l’eterosessuale, non sono state invenzioni di élite ma categorie del discorso popolare prima di diventare fatto clinico, sociologico e altro.

Margherita Hack, per citare un esempio che ricordo chiaramente, definì in modo netto l’omosessualità come una “malattia”. Allora nessuno alzò sopracciglio. Frederich Engels non fu certo tenero a riguardo dello stesso tema. Insomma, nessun eterosessuale in cuor suo considera l’omosessualità come un comportamento “normale”. Ciò che conta realmente è il riconoscimento positivo del diritto di altre persone di avere “sensazioni sessuali contrarie”, come ebbe a chiamarle un medico tedesco nel 1869 (*).

L’omosessualità non è una malattia, così come non sono malattie le “anormalità” psichiche. Vi sono persone che si sentono altro rispetto al loro genere, e altre che si rapportano alla realtà in modo diverso dalla “norma”. E tuttavia ciò non esaurisce il fenomeno dell’omosessualità, e la verità del sesso e dei suoi piaceri risente oggi come ieri della politicizzazione che ne viene fatta, e dei discorsi sottoculturali come quello di Vannacci.

(*) La storia dell’omosessualità umana è lunga quanto quella della stessa umanità, tenuto conto peraltro che non esiste nella storia una sola omosessualità. Eva Cantarella, per esempio, ci ha raccontato la pedofilia nell’antichità. L’omosessualità era talvolta riprovata, ma non era un tabù. L’Historia augusta ci racconta di Tiberio e di Adriano, per non dire poi di Eliogabalo. Lo stoico imperatore Marco Aurelio, a proposito di suo padre, lo plaude per “l’aver messo fine ai rapporti erotici con i ragazzi”, eccetera.

Successivamente, nel 342, Costanzo e Costante, con una costituzione, stabilivano che gli omosessuali passivi fossero condannati alla castrazione; con il Codice Teodosiano del 438, gli omosessuali passivi venivano condannati ad essere arsi vivi; con le Istituzioni di Giustiniano del 533, venivano condannati a morte anche gli omosessuali attivi. Perché questo cambiamento, solo evoluzione della morale o anche altro? Tuttavia, tracce di omosessualità rimossa si trovano ovunque anche nella storia del cristianesimo.

8 commenti:

  1. Premesso che non me ne frega un casso del libro del generale, fammi fare due osservazioni.
    Quando si parla di egemonia culturale della sinistra, non mi pare opportuno obiettare che quella non è veramente sinistra. Cambiale nome, ma l'egemonia di una certa parte esiste, e consiste nella gestione dei posti di lavoro (si fa per dire) in ambito culturale. E' un centro di potere, in larga parte amministrato con soldi pubblici, che naturalmente pone alcune condizioni paraideologiche. Le frizioni che si iniziano a vedere, dopo decenni di attività clientelare indisturbata, sono dovute alla perdita della leadership politica, ossia alla perdita delle posizioni di governo centrale e locale. In un certo senso, è una gestione democratica, perché alla base del clientelismo c'è il possesso della maggioranza politica (prego notare che si tratta di una conclusione ironica).
    La seconda osservazione che vorrei fare riguarda ll'ultimo paragrafo del post. Perché quel cambiamento? Basta vedere le date che tu citi, per attribuirlo al vittorioso cristianesimo. E, quanto alle "tracce di omosessualità rimossa" di cui tu parli nell'ultima frase, invito a fare mente locale sul Concilio di Trento, che istituì i seminari così come li vediamo oggi (o li vedevamo, visto che non ci sono più aspiranti preti). Devo andare avanti? Non credo. Dico solo, entrando di sfuggita nel tema omosessuali, che l'esempio dei seminari ci dà un'idea di come tutti potenzialmente lo siamo. La discriminante è avere avuto o no l'iniziazione, ossia essere cresciuti o meno in un ambiente nel quale l'omosessualità è la norma.
    Norma? Normale? Ah, ecco.

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    1. Primo. Per quanto riguarda la cosiddetta egemonia della sinistra, ti invito a leggere meglio quello che ho scritto. Se, dopo, rimani ancora convinto di ciò che mi attribuisci, allora vuol dire che ho espresso male la cosa. Tuttavia rimango dell’idea che la sinistra non esprima più una propria egemonia culturale appiattita come è sull’ideologia liberale e liberista. Quanto ai “posti di lavoro”, si tratta di altro paio di maniche: le consorterie di “sinistra” sono più numerose e ramificate.

      Secondo. «Scrive P. Veyne che, fra l’età di Cicerone e il secolo degli Antonini, si verificò a Roma una metamorfosi delle relazioni sessuali, al termine della quale la morale pagana si trovò ad essere identica alla futura morale cristiana del matrimonio; e questa trasformazione sarebbe avvenuta del tutto indipendentemente da ogni influenza cristiana.

      Quando la morale cristiana si sarebbe affermata, pertanto, essa non avrebbe fatto altro che riprendere (e si potrebbe anche dire far propria) la nuova morale tardo-pagana.

      Prima che il cristianesimo si diffondesse – conclude P. Veyne – la morale sessuale romana si era trasformata da una bisessualità di stupro in una eterosessualità di riproduzione. La sessualità tardo pagana, in altri termini, era tendenzialmente limitata ai rapporti matrimoniali». Eccetera. Eva Cantarella, Seconda natura, Rizzoli, pp. 239-40.

      N.B. : Costanzo Cloro è stato in carica sia come cesare e sia come augusto durante la tetrarchia di Diocleziano, dunque non mi pare ancora l’epoca di un “vittorioso cristianesimo”.

      Terzo. Siamo tutti “potenzialmente omosessuali”? Anche eterosessuali, bisessuali, eccetera. Ripeto la frase di Foucault: “La categoria psicologica, psichiatrica, medica dell’omosessualità si è costituita il giorno in cui è stata caratterizzata”. Ecco il punto, entrandovi di sfuggita: la caratterizzazione della sessualità.

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  2. Sì, ho riletto quello che hai scritto, ma insisto che ci sono parole imbastardite. Se tu sei purista, e rifiuti di definire sinistra quella che tutti correntemente chiamano sinistra, bisogna che tu fornisca un altro termine, e tutti parleremo la stessa lingua. Stesso problema, ma più grande, per liberale e -giusto cielo! liberista. Tu lo sai che da anni chiedo di tradurmi in inglese, o in altra lingua, queste due parole, ponendo la condizione che si mantenga il significato italiano? Non c'è nessuno che ne sia capace. Il guaio è che da un po' di tempo non sono più sicuro neanch'io del significato, specie quando vedo avvicinare queste parole alla "sinistra", che peraltro è di dubbia identità pure lei. Alla fine, come forse già ti dicevo, ho deciso di andare da quel bove di Alain de Benoist, che ha scritto un libro "Contro il liberalismo" in modo che fosse la destra a spiegarmi la faccenda. Ma niente, ancora non ho capito. Quello parla di "egoismo" per 300 pagine, sai che palle.
    Allora propongo: usiamo il termine inglese liberal per definire ambedue i concetti, liberale e desinistra. Ne deriverebbe che la sinistra si occupa di faccende come il gender, le razze, il clima, ossia tutto quello di cui si interessa, ma sull'altra sponda, il generale. Le quisquilie tipo classi, rapporti di produzione, salari, profitti, bolle e crisi finanziarie, occupazione eccetera restano fuori perché i liberal sono troppo fighi per curarsene. A questo punto, l'egemonia culturale non può dipartirsi da questi assunti. Pertanto, consiste di prebende e posti clientelari, dati in cambio dell' adesione all'ideologia liberal e forse di qualche voto.
    Sulla sessualità tardo-pagana spontaneamente confluente in quella cristiana, devo convincermi.

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    1. Nel caso vi fosse sfuggito mi permetto di suggerire il dialogo sull’amore di Plutarco per qualche ulteriore riflessione sulla confluenza. Grazie per il post e i commenti

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  3. In italiano ci sarebbe, storicamente e politicamente, la parola radicale, dall'omonimo partito che era liberale e liberista. E di fatto la galassia partitinica dell'Ulivo è pannelliana, al netto del culto della personalità e avendo riguardo della CEI.
    Pietro

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    1. Ci mancherebbe che ci fosse culto della personalità per Elly.

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  4. Ho sentito il video-parere di una persona che ha effettivamente letto il libro che, pur non apprezzandolo per molti motivi, sostiene che gran parte delle affermazioni scandalose riportate dalla stampa sono frutto di un collage volutamente malizioso e con obiettivo di suscitare scandalo. Le opinioni del generale sarebbero decisamente più sfumate e molto meno grezze di quello che è stato riportato dai giornali. Immagino che non sia una sorpresa, non è la prima volta e non sarà l'ultima. In questo momento di rincaro dei carburanti, con l'offensiva ucraina in imbarazzante difficoltà qualcosa bisogna pur scrivere sui giornali per distogliere l'attenzione.

    Non mi è chiaro chi abbia il potere di decidere cosa una persona può pensare ed affermare, sembra che ormai la libertà di pensiero non sia più molto gradita.
    Basta una mezza frase fuori posto e scattano le etichette: no-vax, amico di Putin, omofobo, razzista, terrapiattista, negazionista del cambiamento climatico, negazionista delle foibe e molte altre simili.

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    1. ad agosto l'argomento Ufo non acchiappa più come una volta, e anche i delitti sono piuttosto dozzinali. allora le opinioni del generale che abita nell'appartamento a fianco possono fare agio, in attesa che a settembre rientrino i vip della comunicazione ad acchiappare l'interesse di tutto il condominio

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