Me lo ricordo bene, era il tempo in cui i dinosauri giravano ancora per la terra. Fiondarmi in quella libreria era diventato un evento significativo delle mie giornate. Stava alla cassa. Certi giorni non c’era. Poteva anche darsi che le mie visite coincidessero con le sue ore di riposo o un giorno libero per comodità personale. Nessun invaghimento, un’amicizia con una persona con la quale mi piaceva parlare. Capiva di libri. Persone così speciali erano già rare allora, figuriamoci adesso.
Per esempio, prendere in giro i “classici”, i nomi famosi della letteratura, è irresistibile, ma richiede un minimo di delicatezza, presuppone che abbiamo capito di cosa stiamo parlando. Un giorno mi disse che doveva sottoporsi a un piccolo intervento, una cosina alla spalla. Non era proprio una cosa da niente, ma alla lunga superò. Dopo sette anni esatti, un nuovo ricovero prolungato, gli fecero la PET e altre cose. Era luglio quando mi presentai con due librini, uno di poesie e l’altro che non ricordo.
In quell’occasione non parlammo di libri o cose così, ma del suo ricovero e della libreria in cui lavorava. I proprietari, tra le due librerie, avevano deciso di chiudere la “nostra”, questioni di fatturato. Acquistai gli ultimi libri, compreso uno molto strano, anzi, stranissimo, con la copertina di spago intrecciato su cui fu incollata quella originale. Chissà com’era finito lì. Il libro mi è ricapitato tra le mani questa sera cercando altro.
Finalmente uscì dall’ospedale, gli telefonai a casa. Stava giocando con la sua figliola, in sedia a rotelle ma di buon umore e progettava il futuro prossimo. Ritelefonai per gli auguri di natale. Non c’era più. Come in un libro scritto male, cantava Guccini.
Ma è quello fra Campo Manin e Santo Stefano?
RispondiEliminaNo quella è ancora aperta, a meno che non ti riferisca a quella antiquaria del sig. Rigattiere chiusa negli anni settanta. Quella alla quale mi riferisco qui era a Padova in una piccola galleria.
EliminaRigattieri
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