domenica 16 dicembre 2012

Servitori dello Stato



Uomo schivo a ogni personale interesse e antitetico alla mondanità esibita, Monti Mario dichiarava mistico che avrebbe lasciato il potere non appena esaurito il suo compito e cioè in vista delle elezioni del 2013. Così si è proposto nel 2011 e per parte dell’anno corrente. In questi giorni la questione più spinosa è senz’altro diventata quella di trovargli un posto nell’Olimpo di quel potere al quale lo sollecita e l’ambizione personale e l’aristocrazia elettiva atlantica. Attento e calcolatore, estimatore di Berlusconi in un’altra epoca, ora sa che il Partito democratico è l’unica forza politica data per vincente che può assicurargli un’adeguata sistemazione. In Italia ciò che sembra fugace dura decenni.

Si tratta, scrive Repubblica stamani, di contrattare con lo stesso interessato l'incarico. Evidentemente il laticlavio non basta, nemmeno l'essere professore, presidente e consulente, editorialista e scrittore. Si è parlato di presidenza della Repubblica, di una staffetta come premier con Bersani (la giudico improbabile), di un posto da superministro. Vedremo. Per il momento prendiamo atto che è una faccenda di spartizione delle poltrone tra “loro”. E soprattutto che Monti Mario non è mai stato eletto da nessuno, questione diventata ormai di dettaglio in un paese obbediente come il nostro.

Chi sia Monti Mario lo stanno scoprendo in molti e, come spesso accade, in ritardo. Anche Eugenio Scalfari, dopo averlo definito «poco sensibile allo sviluppo dell’economia reale», oggi si chiede retoricamente: «Ma qual è l'agenda Monti? Lo sappiamo: rispettare gli impegni presi con l'Europa, in parte già attuati e in parte da attuare. Quelli attuati riguardano il rigore dei conti pubblici; quelli da attuare riguardano il rilancio dello sviluppo, dell'occupazione e dell'equità sociale».

Se non s’è rimbambiti o in malafede, si capisce che quel coboldo di Monti Mario finora ha garantito – proconsole dei grandi interessi – denari solo alle banche e al cosiddetto fondo slava stati, in definitiva alla finanza. Dove li ha presi? Dalle solite tasche. Si pensi al salvataggio del Monte Paschi di Siena: miliardi di euro e senza che nessuno dei responsabili abbia onorato con la galera le proprie scelleratezze. Per il resto nessun taglio agli emolumenti dei quali non si riesce ufficialmente nemmeno a stimare l’ammontare.

Per quanto riguarda “il rilancio dello sviluppo, dell'occupazione e dell'equità sociale”, queste sono rimaste solo parole. Scrive ancora Scalfari: «il Pd ha dichiarato di mantenere tutti gli impegni che il governo Monti ha preso con l'Europa». Ecco il punto: la politica economica del prossimo governo sarà la stessa dell’attuale. Né potrebbe essere diversa. Ancora soldi alle banche, ancora tasse. Possiamo scommetterci, da qui a sei–nove mesi la lagna sarà la stessa. In cambio di qualche fumogeno, i soldi per la finanza e le banche verranno prelevati ancora e sempre in emergenza dai soliti noti.

È chiaro come il sole che il Pd non ha un programma per affrontare radicalmente le questioni gravissime poste dalla crisi, nemmeno lateralmente. Bersani ha solo mezze promesse di un po’ di questo e un po’ di quell’altro e del resto ha le mani legate. Hanno accettato il patto con il diavolo, cioè con i tagliagole del monopolio economico, e ora la penale la dobbiamo pagare noi e loro giocano a fare gli statisti.

La disoccupazione e la cassa integrazione sono aumentate, la precarietà e lo sfruttamento anche, il debito pubblico è salito di quasi un centinaio di miliardi in un anno. Non era forse meglio, quei cento miliardi, investirli a favore della piccola e media impresa, dell’agricoltura e allevamento, per la ristrutturazione infrastrutturale delle scuole (quindi a favore dell’edilizia), per la formazione professionale (non quella fasulla) invece di regalarli alle banche e al fondo slava stati?

Mario Draghi ha dimostrato che lo spread è un falso problema creato ad arte. Come ho già scritto numerose volte e anche l’altro giorno, bastava una dichiarazione, una blanda minaccia e i cosiddetti mercati si sarebbero acquietati. Ma lo spread serviva come il famoso ditino che indica la luna, ossia al putsch per far fuori Berlusconi, imporre una riforma delle pensioni che nessun partito altrimenti avrebbe fatto in tal modo, una riforma fasulla del lavoro che significa solo togliere di mezzo l’articolo 18. Tale è l’architettura democratica di siffatta repubblica e dell'Europa. Rendiamoci conto davvero che sono solo maschere diverse, all’occorrenza bilingui, ma tutte al servizio degli stessi club e del mercato mondo.


4 commenti:

  1. "fondo slava stati"
    scrivi per due volte, quindi penso che sia voluto e concordo: è un fondo che serve a 'slavare' lo stato sociale delle nazioni europee. Se invece è un refuso è ancora più gustosamente azzeccato.

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  2. "La disoccupazione e la cassa integrazione sono aumentate, la precarietà e lo sfruttamento anche, il debito pubblico è salito di quasi un centinaio di miliardi in un anno. Non era forse meglio, quei cento miliardi, investirli a favore della piccola e media impresa, dell’agricoltura e allevamento, per la ristrutturazione infrastrutturale delle scuole (quindi a favore dell’edilizia), ecc, ecc".

    Francamente, questa non l'ho capita. Mi spiego: "Non era forse meglio, quei cento miliardi, investirli a favore della piccola e media impresa?"
    Ma cara Olympe, lei sa meglio di me, che la piccola e media impresa (quindi piccola e media borghesia) a causa della caduta tendenziale del saggio di profitto, è destinata sempre più a scomparire.
    Quindi, a me sembra che (e senza spirito polemico affermo ciò) che lei faccia retorica con simili affermazioni.

    Per tutto il resto auguri di buon lavoro di divulgazione e la saluto.

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