giovedì 20 dicembre 2012

Cosa vogliamo veramente



Difficile e per certi versi impossibile rispondere a certi quesiti tanto più a poche ore dalla fine del mondo. Già Marx ed Engels dovettero sperimentare che il capitalismo, nonostante tutte le contraddizioni, era ben lungi dall’essere maturo per cadere dall’albero della storia. Ancora nel 1871 si vide quanto lontana fosse la realtà dai programmi e dalle idee. Nel 1917, poi, l’imprevisto. E ciò era palesemente incongruo con quanto avevano scritto Marx ed Engels, e ben sappiamo quanto furono tormentate le risposte alle lettere di Vera Zasulic. Marx era uno scienziato, un rivoluzionario certamente, ma nel ruolo di profeta si sentiva a disagio. Conosciamo bene anche a quali attacchi fu sottoposta dall’interno e dall’esterno la Russia bolscevica, a quali gigantesche difficoltà si trovò a far fronte il suo gruppo dirigente. La nascita dei fascismi in Europa non fu casuale. A suo modo, l’interprete più realista e conseguente della necessità storica – piaccia o no – fu proprio Stalin. Il giudizio fuori tempo su quanto fossero efferati i suoi metodi lasciamoli al pensiero borghese.

La rivoluzione è rottura, cui segue inevitabilmente un processo di ricomposizione che però non porta mai allo stesso punto di partenza. La storia non fa salti e nemmeno sconti. Per fare una rivoluzione, per prendere il potere, ci vuole un’organizzazione di un certo tipo. In tal senso la lezione di Lenin resta insuperata. Il problema oggi è in nome di cosa farla e su quali obiettivi. Siamo proprio noi i primi a non aver chiari gli obiettivi e anzi, ancor prima, a non avere alcun interesse verso di essi tanto da metterci realmente in gioco. Allora e al massimo possiamo organizzare degli assembramenti di piazza e di strada (che fine hanno fatto gli indignados?). Si protesta contro le banche e la finanza, ma in realtà non si vuole andare alle radici del problema. Vogliamo solo più merci, ecco il problema. Perciò nonostante il mugugno andiamo schiavi disciplinati a votare.

Parlare di comunismo e di lotta di classe fa sorridere, me ne rendo conto. Sono ormai concetti fuori del mondo, ma di che altro dovrebbe parlare chi non si è arreso e non intende farlo? Come scrivevo da ultimo ieri l’altro, i cicli della lotta di classe seguono i cicli capitalistici dell’accumulazione. Gli Stati continuano a stampare moneta con la quale tentano di tenere in piedi ciò che resta dello stato sociale, pilastro di questo sistema. Con la crisi siamo alle prime battute, e il Giappone vira già a destra. Non è solo effetto del nazionalismo, ma anche della paura. È un segno di ciò che ci aspetta. Pagheremo tutto, pagheremo caro. Noi, anzitutto.

10 commenti:

  1. Manca forse la coscienza di classe, senza la quale la lotta non può avviarsi. Ci siamo (hanno) convinti che siamo tutti classe media, e forse è vero occupati come siamo a fotterci a vicenda invece che cooperare. E poi c'è anche che siamo una società mediamente sempre più vecchia, sopraffatta dalla paura tipica della vecchiaia di perdere ciò che si ha e disposta ad accontentarsi.

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    1. Toglici pure il "forse" caro Pietro.

      Ciao

      F.G

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  2. Grazie Olympe, come sempre molto chiara :)

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  3. Segnalo sul Giappone: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/c-chi-sta-peggio-di-noi-si-il-giappone-debito-pubblico-alle-stelle-competitivit-48168.htm

    Buona giornata

    F.G

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  4. Gli Stati non stampano più moneta (lo fa la BCE per darli solo alle banche) e di certo non vogliono tenere in piedi lo stato sociale (semmai lo vogliono abbattere per abbassare il costo del lavoro e renderlo più concorrenziale per gli investitori) (questo è ciò che dicono i padroni). L'Italia è una miniera d'oro non sfruttata per bellezza arte e cultura. Questo è il petrolio da vendere. Servirebbe un periodo di riorganizzazione in cui la scuola e la cultura ridiventino pubblici e d'eccellenza. Uscita dell'euro (so che sei contraria) pur a prezzo di un temporaneo aumento dell'inflazione (che però comporterebbe probabilmente un aumento delle esportazioni). Punire drasticamente (galera) politici commercianti liberi professionisti, ladroni fiscali e, per fare prima, tutti i proprietari di SUV a partire da 65.000 euro (a cui espropriare ogni bene rubato) e ritornare al lavoro pubblico a tempo indeterminato flessibile (con punizioni esemplari per chi sgarra). Stipendi mai superiori a 2500-3000 €. Investimenti in energia pulita (obbligo, per enti pubblici, centri commerciali e case nuove, di autonomia elettrica attraverso tetti solari, lampade a led etc.) dazi su prodotti cinesi, auto elettriche incentivate da subito almeno per aree urbane grandi città, ristrutturazioni immobiliari altamente incentivate, centralizzazione degli acquisti di beni e servizi nelle pubbliche amministrazioni (già prevista nella spending review del banchiere Monti ma che non sarà applicata mai - troppi ladri a rubare) telelavoro ove possibile... e potrei continuare all'infinito.
    La libertà oltre ad essere partecipazione è soprattutto trasparenza. Se, dallo stato fino al più piccolo comune, scuola etc., fosse fatto obbligo di esporre ogni più piccolo dato (dagli appalti ai dipendenti agli stipendi fino al più piccolo chiodo acquistato) in una sorta di capillare documentazione e/o contabilità on line e pubblica, tutto sarebbe visibile e controllabile.
    Mi piacerebbe vedere un sito www.stato.it dove nella home page ci fossero solo due riquadri "entrate" ed "uscite" in cui, cliccandoci sopra, poter vedere a cascata qualsiasi spesa fino al più piccolissimo dettaglio (stile tabellone Telethon). Mi piacerebbe sapere in tempo reale quanto incassa un comune di IMU, multe, Tarsu etc. e quanto spende per la manutenzione delle strade, illuminazione pubblica, stipendi etc. pubblicando anche le bollette enel, telefoniche etc.
    Qui dove abito in provincia di Napoli, ad esempio, il mio comune ha circa 100.000 abitanti e rubano tutti e tutto. Qui in terronia non si vede manco un vigile per strada. Se ci fossero le telecamere per strada (è solo un esempio) e fosse pubblicato ed aggiornato on line sul sito del comune l'orario di servizio dei vigili, la loro dislocazione, se assenti o presenti, lo stipendio percepito con eventuale straordinario etc.) sarebbe difficile sfuggire al controllo. Li si potrebbe controllare anche da Catania o da Parma o da New York. Senza doverli licenziare perché lavorerebbero tutti e bene. Ho citato i vigili ma, poverini, non ce l'ho con loro ... era solo per fare un esempio.
    A me piacerebbe sapere cosa fa un sindaco o un assessore o un senatore dalla mattina alla sera. I loro nomi si evincono solo alla presentazione del libro di qualche loro parente o all'inaugurazione della festa patronale.
    Si darebbe in tal modo anche tanto lavoro ai giovani specializzati in informatica.
    Cosa ci vorrebbe ad incrociare i dati delle concessionarie auto, dei cantieri navali etc. per sapere a chi appartiene quel suv o quello yacht e sapere se e quanto dichiara al fisco?
    Naturalmente la questione principale resta irrisolta ovvero come rovesciare il potere. Attendere la maturazione dei frutti (cioè l'evoluzione delle coscienze e della consapevolezza) richiede tempi biblici. Lo scopriremo solo vivendo.
    Ciao cara.

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    1. quando scrivo Stati, non mi riferisco solo alla Bce, la quale cmq non stampa per decisione autonoma
      ciao Gianni

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  5. Buon Giorno Olympe.
    Già, cosa vogliamo? Che tutto ritorni come prima. Ma prima di cosa? Le svolte storiche le hanno sempre determinate le giovani generazioni, e in questo marasma in cui ci ritroviamo mi domando se, noi occidentali, non abbiamo esagerato nel non riprodurci a sufficenza. Siamo una generazione di vecchi, e i vecchi si sa non mollano la loro condizione sociale rischiando di morire prima del previsto, e chi fra loro la perde non ha più l'energia per organizzare una bella rivoluzione. Se a tutto ciò aggiungiamo la mancanza di silenzio da parte di quell'universo del pensiero innovativo, letteratura e filosofia, allora non ci resta che metterci l'anima in pace e aspettare probabili messia che ci riscattino dal nostro malcontento.Ma anche quelli si sono persi nella notte dei tempi.

    Buona Giornata

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  6. "Ancora nel 1871 si vide quanto lontana fosse la realtà dai programmi e dalle idee".

    A che si riferisce, alla comune di Parigi?
    Sono stato un giorno a pensare a cosa si riferiva la data del 1871.

    Buon giorno

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    1. scordo sempre che per i più giovani certe date non evocano immediati richiami storici
      marx ha scritto al riguardo l'opuscolo La guerra civile in Francia.
      da non perdere questa cronaca di cui esiste anche un estratto edito da Feltrinelli del 1971:
      http://www.marxists.org/history/france/archive/lissagaray/index.htm
      saluti

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  7. La parte su stalin non l'ho proprio capita: l'interprete piu` realista di cosa?

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