Ai più non piacciono gli argomenti di carattere economico, li annoiano e trovano subito la scusa che non ci capiscono niente. Salvo gridare “al ladro” quando i soliti noti mettono “le mani in tasca agli italiani”, che tradotto significa alla fonte di salari e pensioni.
La notizia è questa, come del resto l’avevo anticipata in questo post:
«E' entrata nel vivo, oggi pomeriggio a Bruxelles, la discussione tra i ministri delle Finanze della zona euro per il rafforzamento del Patto di Stabilità […] Una discussione tutt'altro che facile, perché il nuovo patto di Stabilità dovrebbe prevedere meccanismi più o meno automatici di riduzione del debito pubblico, e sanzioni anch'esse automatiche per i Paesi che non rispettano la tabella di marcia. […] Una specie di "camicia di forza" che, se approvata così nuda e cruda, lascia pochissima autonomia di politica economica ai paesi euro maggiormente indebitati. Per restare all'esempio dell'Italia, il differenziale fra il nostro debito pubblico (sul Pil siamo al 119%) e il 60% di Maastricht è circa il 60%. Questo 60% andrebbe ridotto ogni anno di un ventesimo».
Riporto la notizia da Il Giornale, cioè da fonte governativa, per ovvi motivi. Per cui, al di là dei movimenti in corso per far cadere il governo a seguito d’inchieste giudiziarie, vi sono motivi di fondo che consigliano di cambiare passo e rotta. Non solo per il rafforzamento del Patto di Stabilità ma per ottenere, inoltre, l'ampliamento del fondo "salva stati" già utilizzato nei casi della Grecia e dell'Irlanda. Anche nel caso fossero mitigate le misure previste (inapplicabili), si andrebbe comunque verso un salasso di proporzioni inedite per entità e durata (vent’anni!). Del resto basta farsi due conti.
È vero che Tremonti oppone alle richieste tedesche di tener conto, nella valutazione della vulnerabilità di ciascun Paese, di altri fattori, come l'indebitamento privato, delle imprese e delle famiglie (che è come dire a uno strozzino che i tuoi vicini di casa sono molto ricchi), come la sostenibilità del sistema pensionistico, e come la solidità del settore bancario e finanziario. Ma sta il fatto che il debito aumenta ogni anno invece di diminuire. E poi sulla solidità del sistema pensionistico ci sarebbe molto da dire, ma basta osservare che è l’Inps a pagare (ancora per un po’ anche con fondi europei) la cassa integrazione (1,2 miliardi di ore di cassa integrazione nel 2010, con un incremento del 31,7% rispetto alle 914 milioni di ore autorizzate nell’anno 2009) e sulla solidità del settore bancario e finanziario non c’è mai da fidarsi visto che le banche per ogni euro in cassa ne mettono in gioco più di dieci o venti.
Dunque bisognerà fare i conti con questa realtà e tutti avvertono come la fase in cui Berlusconi e Bossi avevano funzioni di garanzia della rendita e di tutela delle partite iva, volga necessariamente alla fine. Si sta aprendo una nuova fase, quella dei “sacrifici” e per farla digerire ci vuole un governo che tenga buona la piazza, a cominciare da quella mediatica.
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Il segretario Pd in prima pagina sulla Padania: «Patto tra forze popolari. So che non siete razzisti». Il 3 febbraio in un post intitolato "le costolette della sinistra" avevo scritto: «Bersani, da parte sua, pur di trovare un accordo con Bossi si farebbe chiamare compagno da Calderoli». Ancora un piccolo sforzo e ci siamo.
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