venerdì 18 febbraio 2011

L'intervista al biologo Jerry Coyne


La militanza di Jerry Coyne per le teorie di Darwin
Impegnato nel proprio lavoro di biologo, e docente nel dipartimento di «Ecologia ed evoluzione» dell'università di Chicago, Jerry Coyne ha studiato a Harvard con due dei maggior biologi contemporanei, Ernst Mayr e Richard Lewontin. È un convinto sostenitore della incompatibilità tra scienza e religione, e su questo fronte si è impegnato in un'intensa attività di divulgatore scientifico e di polemista sulle pagine del New York Times e del New Republic. Non molto tempo fa ha scritto una lettera di protesta, divertente per quanto ferma, al direttore del Cnr italiano che ha finanziato la pubblicazione di un libro a favore del creazionismo, curato dal vicepresidente dell'organizzazione Roberto de Mattei. Cominciamo con una domanda politica.
Di quale fortuna gode l'evoluzionismo in America, dopo l'elezione di Obama?
Per quel che riguarda il dibattito sulla evoluzione, negli ultimi trent'anni non è cambiato praticamente nulla. I creazionisti hanno intentato numerose cause legali contro l'insegnamento dell'evoluzione nella scuola pubblica, ma nessuna di queste ha avuto successo. Sempre per la stessa ragione: la costituzione americana proibisce che una religione interferisca in quel che è pertinenza dello Stato, dunque anche nella scuola. Purtroppo, però, nel corso degli anni l'accettazione della teoria di Darwin non è aumentata. Per tre decenni le indagini hanno dato sempre i medesimi risultati: circa il 40% dei cittadini americani rifiuta completamente l'evoluzione poiché fa suo il punto di vista biblico secondo il quale tutta la vita è stata creata in un colpo solo non prima degli ultimi 10.000 anni. Al contrario, in Italia l'evoluzione è accettata quasi dal 70% delle persone. Il presidente Obama, come la maggior parte dei democratici, accetta l'evoluzione biologica, mentre il partito repubblicano di solito la rifiuta. La posizione di Obama è positiva per il progredire della ricerca scientifica ma, sfortunatamente, non influenzerà molto il resto dell'America. Questo perché la maggior parte delle persone che rifiuta l'evoluzione la rifiuta seguendo una interpretazione della Bibbia letterale. Finché sarà così, non c'è da sperare che gli Stati Uniti possano amare Darwin più di quanto lo amino oggi.

Negli attacchi dei creazionisti all'evoluzionismo colpisce la loro inutilità teologica. In fondo, fede in dio ed evoluzione sembrano compatibili. Basta dire che all'inizio la scintilla (del big bang ad esempio o della vita) è stata divina. Perché accanirsi allora.
Non è del tutto vero che l'evoluzionismo è compatibile con la fede in dio, dipende da cosa si intende esattamente con «credere in dio». Certo, molte persone sono religiose, accettano l'evoluzione e non vedono in ciò alcun conflitto. I deisti, per i quali dio ha creato l'universo e poi ha lasciato che si sviluppasse senza intervenire ulteriormente, ne costituiscono un esempio. Ma, di contro, i fondamentalisti cristiani, come i Southern Baptists of America (nome della più ampia associazione di chiese battiste degli Stati Uniti) interpretano la Bibbia in modo letterale e quindi credono che la terra sia una pianeta giovane e che la creazione di animali e piante sia avvenuta in modo istantaneo. Lo stesso vale per molti ebrei ortodossi e per i fondamentalisti musulmani che interpretano in termini letterali il Corano. Secondo sondaggi recenti, l'81% degli americani crede letteralmente nell'esistenza del paradiso, il 70% nell'esistenza di Satana e dell'inferno e il 78% nell'esistenza degli angeli. Queste persone non leggono la Bibbia in termini metaforici ma come un libro che contiene verità empiriche. Se la tua religione è di questo tipo, non puoi considerare l'evoluzionismo compatibile con dio. Molti di noi, del resto, concepiscono la scienza e la religione come incompatibili in linea di principio perché costituiscono due modi differenti di concepire il mondo. La scienza si basa su dati empirici, sulla razionalità, sull'osservazione empirica e sulla costante messa in discussione delle teorie, mentre la religione si basa sul dogma e sulla rivelazione. Nella religione la fede è una virtù mentre nella scienza è un difetto.
Ma il pericolo maggiore non è che la contrapposizione tra evoluzionisti e creazionisti comprima il dibattito interno all'evoluzionismo? Non sarà un caso, per esempio, che lei non accenni nemmeno, nel suo libro, al testo molto discusso di Fodor e Piattelli Palmarini «Gli errori di Darwin»…
Dissento con l'idea secondo la quale il mio libro non lascerebbe spazio al dibattito nella biologia evoluzionistica.
Nel mio libro discuto molti interrogativi ancora privi di risposta che dividono gli evoluzionisti, per esempio il ruolo relativo della selezione naturale e i processi casuali nel cambiamento evolutivo; se questo cambiamento avviene in modo molto lento e graduale o se a volte può essere veloce; su quali comportamenti degli esseri umani moderni sono evoluti per selezione naturale dai nostri antenati. Quel che dobbiamo ricordare, comunque, è che sono controversie scientifiche, e come tali non offrono supporti al punto di vista creazionista. Il cui argomento retorico è che simili controversie dimostrano la crisi dell'evoluzionismo. Per quel che riguarda il libro Gli errori di Darwin, sono del tutto in disaccordo con il suo argomento di fondo secondo il quale non solo il concetto di selezione naturale non avrebbe evidenza empirica ma la sua stessa idea sarebbe incongruente: una affermazione semplicemente sbagliata. Ho scritto una lunga critica al libro, chi la vuole leggere la trova qui.
A cura di Marco Mazzeo, il manifesto dell'11-2-2011

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