Non sappiamo ancora nulla, ma proprio nulla, su chi ha organizzato e diretto la “rivolta” in Libia. Da diversi giorni scrivo che ci stanno raccontando balle, evidenti enormi gigantesche balle. I propagandisti di certi fogli e fogliacci italiani non hanno nessun ritegno, non provano la minima vergogna.
Maurizio Matteuzzi, esperto in particolare di esteri e di Sudamerica, un persona intellettualmente onesta prima ancora di essere un eccellente giornalista (me ne sono occupato nei post relativi al caso Battisti), si trova a Tripoli e fa un po’ l’elenco delle enormità che sono state scritte e dette in questi giorni, riprese dai media italiani soprattutto da Al Jazeera e da Al Arabiya.
Innanzitutto Gheddafi e vivo, come poi s’è visto. Il soggetto non è simpatico a nessuno, ma ciò non toglie che è ancora al potere, anche se non è escluso che possa perderlo e fare la fine che merita. Quindi la storia dei bombardamenti. Matteuzzi racconta di una ginecologa libica che ha studiato in Italia e lavora attualmente a Tripoli. Il medico riceve telefonate allarmatissime dai suoi famigliari che guardano la tv italiana la quale racconta di bombardamenti aerei in atto nel quartiere di Fascilum, nel centro della capitale, proprio mentre la ginecologa è seduta in un caffè di … Fascilum. E anche gli altri quartieri della capitale, fa sapere l’articolista, non sono stati bombardati.
L’altro scoop: le fosse comuni. Ricordo i titoli di La Repubblica: 10mila morti, 50mila feriti. Evidenti cazzate. In malafede, però. Ecco perché questa “rivolta” fa sospettare lo zampino di …… E del resto è gente che sbandiera il vesillo di re Idris, non potendo mettere in mostra quello delle multinazionali. Le foto delle fosse hanno fatto il giro del mondo. «Ieri – scrive l’inviato del manifesto – siamo stati anche noi, giornalisti italiani, sul luogo del delitto, a Tagiura, un quartiere periferico di Tripoli, sul lungomare: le fosse comuni – almeno lì – semplicemente non esistono, si tratta di un normale cimitero islamico con lavori in corso sulle normali tombe».
Anche la storia che i “rivoltosi” avrebbero espugnato “l’aeroporto militare di Mitiga”, sul lungomare, nella loro supposta avanzata verso la capitale è una patacca. «L’aeroporto appare del tutto tranquillo e sorvegliato fuori dai militari di guardia, dei ribelli non c’è traccia».
Alla fine dell’articolo, Matteuzzi ci dice che i disordini di ieri a Tripoli, secondo alcuni, pare abbiano provocato un morto, forse tre.
Domani, dice la ginecologa libica incontrata da Matteuzzi, sarà di certo un’altra giornata di scoop. «Una campagna di disinformazione grossolana e scientifica insieme, l’avevo vista solo con Saddam Hussein e le sue armi di distruzione di massa».
La campagna per i datteri libici continua ed è sulla base di queste meschine bugie che l'amministrazione Obama si appresta a chiedere sanzioni contro il popolo libico.
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