mercoledì 23 febbraio 2011

Petrolio, sangue e chiacchiere



Scrivevo in un post di ieri che la dietrologia è una brutta cosa, ma che le apparenze mediatiche portano ad acchiappare farfalle.
Le cause della rivolta in Libia possono essere diverse, ma noi, scrivevo, non ne sappiamo nulla, per il semplice motivo che in questi e molti altri casi le notizie che contano veramente non ci vengono date. Gli affari sono affari (di qualsiasi tipo) e il pubblico non deve esserne coinvolto, bensì distratto a base di intrattenimento, democrazia, voto, sovranità popolare e altre balle consimili.
Ci raccontano tante cose su Gheddafi, anche quella degli oppositori in Cirenaica che guardano al mito della Senussia e di Omar Mukhtar.  Quindi Gheddafi avrebbe sempre snobbato  le tribù del Gebel, gli Orfella, gli Zintan, i Roseban. Sicuramente sarà così, ma non convince che le cose nascano così, all’improvviso.
Nel post precedente ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di dare qualche ragguaglio sulla situazione economica della Libia. E in tale contesto c’è un fatto che risalta, ovvero che la Libia è una miniera d’oro nero, con giacimenti di idrocarburi giganteschi, soprattutto se si considera che il paese ha solo 2/3 degli abitanti della Lombardia pur essendo il 16° per estensione del mondo. Nel 2007 è stato valutato che soltanto circa il 30% delle risorse energetiche della Libia è stato esplorato.
Quindi il ruolo del National Oil Corporation (NOC), che funziona sia da gestore delle concessioni con le imprese estere sia da compagnia petrolifera nazionale. Il NOC è la 25° compagnia, del Top 100, a livello mondiale. Non proprio una scartina. Attraverso proprie controllate, come la Waha Oil Company (WOC), la Arabian Gulf Oil Company (AGOCO), la  Zueitina Oil Company (ZOC) e la Sirte Oil Company (SOC), il NOC segue una politica di sfruttamento in proprio dei nuovi giacimenti e di recupero con nuove tecniche di quelli abbandonati dalle compagnie straniere quando il prezzo del petrolio non ne permetteva lo sfruttamento.
Insomma è in atto un gioco molto ingarbugliato e pericoloso per il controllo e lo sfruttamento delle risorse minerarie libiche (l’estrazione di un barile di greggio ha un costo a volte che non supera un dollaro), di cui siamo pressoché all'oscuro, e che vede probabilmente il NOC sotto tiro, come un’organizzazione governativa libica proprietaria dei giacimenti e che vuole smarcarsi non poco dall’influenza straniera. Non è quindi escluso che colpendo Gheddafi si voglia in realtà colpire il NOC e la sua politica delle concessioni.

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