giovedì 17 febbraio 2011

Dispotismo democratico e collaborazionismo sindacale


Il fatto che in Germania ci siano salari da fame nel settore del lavoro precario è stato reso noto in uno studio pubblicato la scorsa settimana dalla Confederazione sindacale tedesca (Deutscher Gewerkschaftsbund, DGB), cui aderiscono i sette principali sindacati. La cosa ha un indubbio interesse perché serve da confronto con l’Italia.
Nel giugno del 2010, secondo dati ufficiali dell'Ufficio federale del lavoro, 800.000 persone sono state impiegate con contratto temporaneo, ma ora si viaggia verso il milione. Secondo il DGB, nel 2009 i lavoratori temporanei hanno guadagnato una media di soli 1.456 euro lordi al mese in Germania Ovest e solo 1.224 euro nella Germania dell'Est. Lo studio DGB, ha registrato salari netti medi mensili per le lavoratrici non sposate e senza figli di 1.055 euro nella Germania occidentale e solo 921 euro nella parte orientale del paese.
Ma queste sono soltanto delle medie. Un salariato su dieci con contratto temporaneo a ovest e uno su cinque nell’est guadagna addirittura meno di 1.000 euro al mese. Un altro quinto di tali lavoratori precari percepiscono tra 1.001 e 1.200 euro, con una proporzione ancor più sfavorevole a est, secondo lo studio.
Il divario tra i redditi di tutti i lavoratori a tempo pieno e lavoratori a tempo determinato è ampio. Nella Germania Ovest, reddito lordo medio nel 2009 è stato 2.805 euro al mese, quasi il doppio della media di 1.456 euro per i lavoratori temporanei. I lavoratori temporanei a livello nazionale guadagnano in media meno della metà più (45,7 per cento) di quelli a tempo pieno delle aziende manifatturiere.
I lavoratori temporanei sono i primi ad essere licenziati in una crisi economica. Nel 2008, più del 25 per cento, ovvero 234 mila lavoratori interinali hanno perso il lavoro. Ora, il settore è in pieno boom di nuovo, ma questo è di scarso beneficio per i lavoratori, i quali vengono assunti principalmente con salari nettamente inferiori a prima della crisi. Da metà 2009 a metà del 2010, il numero dei lavoratori temporanei che hanno dovuto chiedere un sussidio è aumentato del 60 per cento.
Insomma, nemmeno in Germania i precari se la passano bene. La massiccia espansione del lavoro precario è stata favorita con il pieno accordo della DGB, la quale ha contribuito a creare la base giuridica per l'uso diffuso di questo tipo di sfruttamento,  d’accordo con tutti i partiti parlamentari nella predisposizione del piano "Agenda 2010" (le cosiddette leggi Hartz). Non solo, ma il DGB ne ha tratto anche diretto beneficio, visto che, per esempio, nel Nord Reno-Westfalia è proprietario della agenzia interinale Start Zeitarbeit Ltd. In tal modo il sindacato lucra anche nel collocare i salariati, trattenendosi una quota del salario.
I sette principali sindacati DGB hanno anche concluso accordi collettivi con l'Associazione delle agenzie di lavoro (IGZ) e l'Associazione federale delle Agenzie di collocamento temporaneo (ERS), e in tal modo gestiscono direttamente il mercato delle braccia stabilendo le disuguaglianza salariali l’est e l’ovest della Germania. Due terzi delle aziende tedesche usano le agenzie di lavoro interinale per rifornirsi di schiavi. Solo circa un quinto delle aziende tedesche opera con manodopera “normale” (Nur etwa ein Fünftel stellt in normale Arbeitsverhältnisse ein).
Per il 24 febbraio la DGB ha indetto una giornata di mobilitazione per la difesa di un salario minimo nel settore lavoro temporaneo, ma solo per impedire l’imminente afflusso di manodopera a basso costo, come dichiara esplicitamente nel suo sito web.

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