giovedì 3 febbraio 2011

"E buono colui che finora non ha visto l'opera cattiva che è stata fatta sotto il sole"



In Italia le crisi non sono mai verticali, ma orizzontali (perfino il 25 luglio e l’8 settembre).
Oggi a Roma c’è il sole e, come dice Qoelet, sotto di esso non succede nulla di nuovo. Al prete Evaldo Biasini, economo della "Congregazione del Preziosissimo Sangue", non verrà sicuramente a mancare il sostegno dell'8 per mille. E la bicameralina sul federalismo esprimerà il suo parere, e tutto sarà servito alla stessa temperatura romana di sempre. Anche gli sviluppi giudiziari della vicenda delle puttane non sembrano approdare a nulla di essenziale sul piano della tenuta governativa, nonostante il gran clamore mediatico  che ha solo effetto revulsivo (Bruno Vespa, che conosce la materia meglio di Berlusconi, fa bene a rimproverare il premier per le sue intemerate telefoniche in diretta). I benpensanti, appunto perché tali, si sono fatti l’idea che c’è ben di peggio di un primo ministro che va a puttane (che è pur sempre un notevole passo avanti rispetto allo jus primæ noctis).
I giorni passano, matura il vitalizio e gli emolumenti mensili dei parlamentari vengono accreditati con la regolarità di sempre. Oggi è l’ultimo giorno di lavoro, poi il lungo week-end fino a tutto lunedì. Siamo in periodo carnascialesco e come riporta la stampa e i siti web scandalistici impazza la voglia di trasgressivo. Che male c’è, s'è sempre fatto così, soprattutto a Roma e nelle altre capitali del savoir vivre. Se avete problemi con il rosso del bancomat, l’affitto o il mutuo, la retta dell’asilo, oppure vostro marito s’è portato via due dita su una trancia alla quale erano state disinserite le sicurezze (“perché sennò il lavoro non va avanti”) sono, come si suole dire televisivamente parlando, cazzi vostri.
A proposito di televisione. Ieri Corrado Augias ha scoperto, ovviamente “in diretta”, la portata profetica di alcune parole scritte da Marx nel 1848. Povero cocco, chissà che sorpresa se leggesse il resto. Ecco a cosa può portare un’istruzione normativa e il relativo surplus di falsa coscienza. Soprattutto non bisogna mai cadere nella semplificazione di identificare questi impiegati del segmento merceologico della comunicazione come soggetti capaci di un pensiero autonomo e di autoironia.
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E poi dicono che in Italia non si fanno le riforme [qui].

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