Un regista deve affrontare gli eventi storici sulla base dei fatti, con impegno critico, anche se il suo lavoro non deve necessariamente ricalcare quello dello storico con una rivisitazione pedante e letterale di tali eventi. Pur sulla base di tale premessa e nonostante gli elogi e i premi, The King's Speech, il film diretto da Tom Hooper, sotto tale profilo non riesce in gran parte a raggiungere tale obiettivo. Il film offre allo spettatore una versione sostanzialmente acritica e spesso reverenziale della monarchia britannica, del ruolo che essa ebbe in quell’epoca particolare, evitando poi del tutto (ma questo non era richiesto) di mettere in luce come la monarchia in generale non sia altro ormai che una delle più raffinate forme cleptocratiche sopravvissute ai nostri giorni, al riparo da regole e privilegi che da sé si è procurata nel tempo.
Tuttavia il lavoro di Tom Hooper mostra alcuni punti di forza: è girato bene e inoltre sa far risaltare i tratti più sensibili di un uomo che lotta per superare il suo “handicap”, un difetto di pronuncia che si porta fin dall'infanzia, attraverso un’amicizia inattesa e improbabile, offrendo una buona prova di calore e di fascino su questo tema. Colin Firth, il protagonista, offre una prestazione maiuscola nella parte di Bertie (abbreviazione di Albert), Duca di York e futuro re Giorgio VI d'Inghilterra (1895-1952).
Il timido Bertie è il figlio più giovane di Giorgio V e a causa della sua balbuzie trova ovvio imbarazzo, e relativo tormento intimo, a parlare in pubblico, specie se deve, come accadrà dapprima nel 1925, tenere un discorso trasmesso alla radio. Sappiamo che Albert era già stato in cura dal dottor Cannon, un medico ipnotista legato ad ambienti filofascisti. Il film narra la sua riluttanza a rivolgersi a un altro “dottore”, un attore fallito che svolge l’attività di logopedista, esercitata in modo poco ortodosso da Lionel Logue (Geoffrey Rush), che gli insegna, con successo, le tecniche di rilassamento muscolare e di respirazione per superare la sua balbuzie. In una performance coinvolgente, Logue si rivela come un uomo dignitoso e generoso, che cerca di fare del suo meglio per aiutare i suoi “pazienti”. I due entrano in confidenza (inizialmente imposta dal “maestro”) e la storia ricorda un’altra famosa amicizia similare, quella tra lord Brummel e Giorgio IV, raccontata in un film del 1954.
A seguito della morte di Giorgio V, nel gennaio 1936, il figlio maggiore, David (una prestazione superba di Guy Pearce), era salito al trono come Edoardo VIII. Il suo rapporto con la divorziata americana Bessie Wallis Simpson e la dichiarata intenzione di sposarla, mentre lei era ancora sposata con il suo secondo marito, fu considerata una faccenda inaccettabile sia dal punto di vista morale che per la posizione del monarca come capo della Chiesa d'Inghilterra. Entro un anno Edoardo abdicò, aprendo la strada a Bertie, cioè a Giorgio VI. La storia è troppo nota, in tale versione, per rievocarla in lungo.
Ciò che nel film non ha il dovuto risalto, a mio parere, sono gli eventi e i problemi politicamente ben più pericolosi, non solo di natura costituzionale, affrontati dalla corte e dal governo inglese di quel tempo. Per esempio gli stretti rapporti di Edoardo e la Simpson con il partito nazista di Hitler, essenziali per comprendere i motivi della successione e andavano perciò resi con un po’ di maggior dettaglio, per uscire dagli stereotipi della fiction, della storia événementielle (ma in tal caso il film non avrebbe avuto nomination all’Oscar). La coppia aveva molti e stretti legami con i leader nazisti, in primis con l’ambasciatore tedesco a Londra e poi ministro degli Esteri Joachim Ribbentrop. Poco dopo l'abdicazione, i due andarono a soggiornare ospiti di Hitler all’Obersalzberg (non è avventato ipotizzare che i tedeschi avessero in progetto di reinstallare la coppia sul trono dopo la progettata invasione). Secondo i documenti resi pubblici nel 2003 dall’FBI, l’intransigenza mostrata dal governo britannico a consentire il matrimonio di Edoardo VIII con la Simpson fu dovuta soprattutto alle evidenti simpatie naziste della donna (*).
Il film riconosce solo in parte questa situazione, ma inquadra il tutto in un ritratto igienizzato del resto della famiglia reale e di Churchill, offrendo l’immagine di un re Giorgio buono e coraggioso, di un Churchill visto come suo grande sostenitore a causa delle sue preoccupazioni su Hitler. In realtà, prima che diventasse primo ministro, Churchill era preoccupato sì per la minaccia che la Germania nazista per gli interessi della Gran Bretagna, tuttavia tale preoccupazione non arrivò al sostegno per l’abdicazione di Edoardo. Piuttosto si è adoperato tenacemente per tenerlo sul trono. Dobbiamo tener conto, e nel film c’è un accenno, che la preoccupazione maggiore delle classi dirigenti era ed è sempre stata la rivoluzione sociale. E il fascismo costituiva un ottimo baluardo alla “minaccia”. George VI e sua moglie, Elisabeth Bowes Lyon, erano molto favorevoli alla politica di “appeasement” con la Germania, sostenuta al fine di proteggere gli interessi dell'impero britannico. Nel 1939, avendo appreso che i profughi ebrei erano "surrettiziamente entrati in Palestina", George scrisse al ministro degli Esteri Lord Halifax che era "contento di pensare che si stanno prendendo misure per evitare che queste persone lasciano il loro paese di origine". Ed infatti Halifax telegrafò all’ambasciatore britannico a Berlino per incoraggiare i nazisti "a controllare l'emigrazione non autorizzata" di ebrei. Eccetera.
Per quanto riguarda la balbuzie di Bertie, c’è un’altra curiosità. In tempo di guerra il primo ministro Winston Churchill, quindi dopo il famoso discorso, aveva dato istruzioni alla BBC di “compensare” tecnicamente la balbuzie nelle trasmissioni radio degli interventi di George. Comunque, a parte i limiti critici di cui ho detto sommariamente, ossia la banalità con la quale in genere la grande impresa cinematografica affronta simili temi, sotto l’aspetto della recitazione si tratta di un film eccellente e, per quanta riguarda il resto, si tratta di un ben calcolato inchino alla monarchia.
(*) The Duke and Duchess of Windosor's pro-German sympathies were so plainly evident that the subject attracted the interest of intelligence agencies around the world. One September 1940 report to FBI dierctor J. Edgar Hoover noted: "for some time the British Governement has known that the Duchess of Windosor was exceedingly pro-German in her sympathies and connections and there is strong reason to belive that this reason why she was considered so obnoxious to the British Governement that they refused to permit Edward to marry her and maintain the throne".
[…] The Duke and Duchess of Windosor's pro-German sympathies were so plainly evident that the subject attracted the interest of intelligence agencies around the world. One September 1940 report to FBI dierctor J. Edgar Hoover noted: "for some time the British Governement has known that the Duchess of Windosor was exceedingly pro-German in her sympathies and connections and there is strong reason to belive that this reason why she was considered so obnoxious to the British Governement that they refused to permit Edward to marry her and maintain the throne".The FBI file contains numerous reports that Wallis Simpson was fervently pro-Nazi. It even includes documents stating that the Duchess was believed to have had a sexual relationship with Joachim Ribbentrop when he was German ambassador to the Court of St. James between August 1936 and January 1938 (Jonathan Petropoulos, Royals and the Reich, Oxford University Press, 2009, p. 210).
Scrisse Francesco Saverio Nitti, più volte ministro e presidente del consiglio, che ebbe a conoscere in varie occasioni il principe di Galles: «Ripensndo alle parole che egli mi disse io mi sono perfino domandato se le sue idee politiche e sociali non contribuirono più che il fatto stesso del matrimonio a determinare l'abdicazione (Rivelazioni, 1948, p. 486).
Scrisse Francesco Saverio Nitti, più volte ministro e presidente del consiglio, che ebbe a conoscere in varie occasioni il principe di Galles: «Ripensndo alle parole che egli mi disse io mi sono perfino domandato se le sue idee politiche e sociali non contribuirono più che il fatto stesso del matrimonio a determinare l'abdicazione (Rivelazioni, 1948, p. 486).
Un´ottima lettura (per caso ho visto ieri il film). In principio, ogni creatore (regista) può fare della sua materia quello che ritiene produttivo. Sulla materia storica, il problema è più delicato. Le simpatie naziste della monarchia inglese, per es., sono il sintomo di una simpatiza molto più generalizzata in Europa profascista e pronazista, di quello che si vuole ammettere.
RispondiEliminacaro andrea, per comprendere come e perché il nazismo è andato al potere, è anzitutto necessario seguire una traccia: hjalmar schacht, quindi gli interessi della finanza angloamericana di mantenere la germania instabile politicamente, la quale anteponeva i propri interessi e le sue speculazioni a tutto il resto. proprio come ora.
RispondiEliminaciao