Perché stupirsi se la moralità pubblica e privata si accompagna a questa situazione di stravagante ellitticità dello spettacolo mediatico per soggiogare, di giorno in giorno, la nostra attenzione dalla multiforme crisi del presente, per occultare la nostra insoddisfazione per una vita sociale privata di senso, per offrire delle risposte del cazzo, dei capri espiatori presunti verso i quali puntare il dito e assolverci da ogni senso di colpa personale e di responsabilità collettiva?
Come un tempo la Chiesa ha bruciato le streghe per reprimere le tendenze ludiche conservate nelle pieghe della tradizione popolare, allo stesso modo tutto ciò che non fa parte attiva dell’alienazione pianificata e del divertimento passivo, in un gioco superiore gestito solo apparentemente da volti noti, è classificato necessariamente come inesistente.
Alla metafisica delle religioni si è sostituita l’ottica scientifica degli “esperti”, intercambiabili, di politica e di comunicazione, di economia e marketing, di filosofia e alta sartoria, di arte e di cucina. Nonostante il crollo quotidiano di tutte le previsioni ottimistiche e la palese infermità ideologica che le alimenta, l’ordine della manipolazione e della frode ha assegnato a queste macchiette, in cambio di qualche soldo e scampoli di onori momentanei, il compito di confermare la bontà del presente o, al massimo e per contro, di modulare equilibrate perplessità in ordine a dei punti del tutto secondari.
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