lunedì 7 febbraio 2011

Il federalismo, dalla "A" di albero alla "C" di culo



Insomma, cos’è ‘sto federalismo municipale, figlio eterologo del governo Berlusconi-Bossi? Se lo chiedi a Tremonti ti risponde: "Per trent'anni i bilanci sono stati fatti sul lato delle uscite" mentre ora, con il federalismo municipale "si raddrizzerà l'albero della finanza pubblica": "Si parte dall'altra colonna, quella delle entrate, con cui si controllano le uscite. Prima vengono le entrate e poi le uscite, che sono standardizzate, le devi giustificare ai cittadini".
Scrivono i ben informati nonché simpatici spriti liberisti di Phastidio: «Peccato che si tratti dei “dati di spesa storica dei singoli enti”. Con buona pace dei mitologici costi standard, con i quali i nostri eroi si sono sciacquati la bocca negli ultimi anni».
Quindi cosa significa in soldoni? Per quanto riguarda quello municipale te lo spiega il Sole 24ore, organo della Confindustria:
“Chi pagherà saranno i contribuenti Irpef, ovvero essenzialmente i lavoratori dipendenti”, scrive papale Alberto Zanardi dell’università di Bologna e della Bocconi. E i pensionati, aggiungo io che discetto nella libera e gratuita università di Trebaseleghe. Quindi l’albero a cui tendono le grinfie Tremonti & C. è dotato di un grosso tronco che si chiama Irpef, e vedi un po’ che lo vanno a "raddrizzare" proprio al solito posto.
E per le imprese e i lavoratori autonomi? Calma, dice sempre Zanardi, l’albero tremontiano ha un sacco di rami:
«Per loro […] i comuni sceglieranno normalmente di applicare a imprese e lavoratori autonomi l'aliquota piena dell'Imu».
E cos’è l’Imu? « … è la vecchia Ici (stesso presupposto, stessa base imponibile, stessi soggetti passivi) con un'aliquota più alta (0,76%)».
Venticinque anni di queruli proclami e ampolle celtiche, per finire con un volgare aumento delle tasse. Senza far tanto casino non potevamo tenerci i democristiani?
Peccato che il lombardo-veneto non abbia avuto il suo Giuseppe Tomasi; non per raccontarci i luoghi e i personaggi che hanno movimentato la seconda parte dell’Ottocento, bensì per lumeggiare con tratti impareggiabili le balzane gesta di questi balordi della provincia padana che si sono inventati un partito buggerando per decenni gli sprovveduti (sempre troppi) e, ahimè, anche quelli che non ci vorrebbero stare.
[Nella foto il padre del Trota e del Federalismo illustra il programma della Lega Nord].

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