In un post di ieri, in riferimento ad un editoriale di Valentino Parlato incentrato sul ruolo del denaro in rapporto al potere e alle istituzioni statali, scrivevo una cosa che è nota a tutti, e cioè che il denaro è la misura di tutte le cose, non solo in economia. Sarebbe di sicuro interesse leggere i rapporti (alcuni dei quali accessibili nel web) che gli ambasciatori veneziani del Cinquecento inviavano alle autorità della Serenissima per rendersi conto dell’importanza del denaro nel gioco delle potenze e delle alleanze dell’epoca. Qualunque rapporto di forza è in tali relationships valutato in zecchini sonanti, in crediti e debiti, possessi fondiari e numero di servi.
In un altro post, riportavo il pensiero di Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario internazionale, un pragmatico avvocato ed economista, il quale afferma senza mezzi termini (segno che l’intellighenzia capitalistica è più avanti di certa politica) che Germania e Cina non sono modelli virtuosi da imitare, bensì “arcipeccatori” del sistema, visto che il loro modello di sfruttamento sistematico dei surplus dell’export per potenziare la crescita a spese di Usa e altre nazioni in deficit, altro non è che una riedizione degli sbilanci tossici globali che hanno fatto riemergere la crisi.
Questo è un punto fondamentale da tener presente per tentare di comprendere almeno un po’ ciò che sta accadendo. In un suo articolo del 14 febbraio, John Vinocur, sull’Herald Tribune, dopo aver scritto che la Germania intende promuovere l’idea di essere un baluardo di forza economica, un modello di giustizia sociale, e un esempio universale di onestà, trasparenza e parsimonia, riporta il giudizio espresso in un suo rapporto dal Fondo monetario internazionale. In tale rapporto, di due settimane fa, si avverte come la Germania (e la Cina e gli Stati Uniti) è responsabile del riemergente dei fattori di pre-crisi, ossia degli squilibri mondiali. In sostanza il FMI dice che Berlino non ha ascoltato l’ammonimento del gruppo del G-20, di ridurre cioè le sue eccedenze di esportazione attraverso le importazioni e gli investimenti, aumentando i consumi interni.
Vai a dirglielo alla Merkel che il tedesco medio deve bere più birra e mangiare ancora più salsicce, ma soprattutto lavorare meno per l’esportazione. E del resto il surplus tedesco, come scrive Joseph Halevi sul manifesto di ieri, si concretizza nell’ambito della Ue, quindi lo squilibrio prodotto da Berlino “pesa prevalentemente sul resto dei paesi dell’Unione europea, senza che questi abbiano spazio di manovra”.
Il più grave errore strategico del dopoguerra è stato quello di permettere la riunificazione (in chiave anti-russa) della Germania. Se ne accorgeranno tardi e ne pagheremo le conseguenze nel tempo. Chi comanda in Europa se non la Germania con al guinzaglio la Francia? I paesi del Sud Europa sono solo un latifondo da cui la Germania prende solo ciò che le serve, e un mercato dove smaltire, a strozzo, il suo surplus commerciale. È un gioco pericoloso che può far saltare tutto.
Non è stato dato molto rilievo, anzi per nulla (in Germania quest’anno ci sono sette tipi di elezioni), alla notizia di un’operazione fatta dalla BCE del controvalore di 15.8 miliardi di Euro. Un rifinanziamento anomalo nell’importo soprattutto se rapportato alla media delle sedute precedenti, sempre sotto i 6 miliardi. Il fatto è che la Banca centrale europea è stata trasformata nel più grandioso hedge fund europeo. Ed è sempre di questi giorni la notizia che la National Bank of Greece si è comprata, con uno scambio carta contro carta, l’altra grande banca greca, l’Alpha Bank, ovvero le due banche si sono fuse sennò fallivano. Sullo stato di salute delle banche, non c’è da stare allegri: Felix Hüfner, un economista tedesco ai vertici dell'OCSE, afferma: “C'è una riluttanza [eufemismo che sta per reticenza] a diffondere le informazioni su di loro, di essere trasparenti. Si tratta di esitazione, e io lo prendo come un fattore di rischio”.
La prossima botta sarà quella più forte.
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