mercoledì 17 aprile 2013

Oligarchie



Quattro o cinque segretari o padroni dei partiti e una ventina di capi bastone delle varie correnti scelgono i candidati al parlamento. Al così detto “popolo sovrano” non resta che ratificare, secondo dove tira il vento in quel momento, questa caricatura della democrazia.

Gli stessi quattro o cinque segretari o padroni dei partiti e una ventina di capi bastone delle varie correnti si mettono più o meno d’accordo per eleggere il presidente della repubblica.



Il quale, in generale, sceglie il presidente del consiglio dei ministri tra due o tre segretari o padroni dei partiti che hanno determinato in modo decisivo la sua elezione e sono riusciti ad avere una maggioranza molto relativa alle elezioni. A sua volta il leader o padrone della coalizione che è riuscita ad avere una maggioranza molto relativa alle elezioni, grazie a un premio di maggioranza scandaloso, sceglie i ministri tra una ventina di capi e sottocapi delle varie correnti della coalizione che ha ottenuto in tal modo la maggioranza.

I grand commis di Stato sono scelti dagli stessi di cui sopra tra la solita élite responsabile del disastro economico, dell’impasse e della svendita del paese, della corruzione e malversazione di ogni tipo, di modo che nelle aziende e società di Stato, delle partecipate, ai vertici delle fondazioni bancarie, e in tutti gli altri posti del potere politico, economico, militare-poliziesco e amministrativo, a comandare e decidere siano a tutti gli effetti membri fidati e sicuri che rappresentano gli interessi delle varie frazioni della borghesia.

Questo modo di scegliere e designare il personale politico e dirigenziale attraverso procedimenti del tutto privati e sottratti a ogni controllo istituzionale, crea una classe inguaribilmente parassitaria e autoreferenziale. La laboriosa e produttiva piccola e media imprenditorialità privata, sulla quale si abbatte il dominio cupido e sfrenato di questa casta insaziabile che sottrae risorse a funzioni e scopi produttivi, vede aggravarsi la crisi economica e rallentato qualsiasi processo di riforma sistemica.

L’imprenditoria privata medio-piccola tutto ciò l’ha ben capito, almeno la sua parte più accorta e intelligente, perciò ha accolto con favore l’entrata del Movimento di Grillo. Non sono mancate peraltro anche alcune adesioni di cani sciolti della grande borghesia industriale e finanziaria. Il Movimento però non ha dimostrato di avere alcuna competenza necessaria per smuovere effettivamente qualcosa in direzione degli interessi “generali” del paese, e si ritrova come leader un personaggio politicamente modesto (per sua stessa franca ammissione) che ha fatto del rifiuto di ogni collaborazione con il partito di maggioranza relativa, atteggiamento giusto solo in linea di principio, la sua strategia e non solo la sua tattica.

Pertanto, è quanto mai probabile, nel maturare dei processi di crisi e di sfaldamento della struttura produttiva italiana, che le varie frazioni della borghesia si mettano d’accordo e puntino a realizzare le condizioni per un’altra via d’uscita. Quale magistrale opzione uscirà dal cilindro della storia non è dato ancora intravvedere, ma è, come solito, solo questione di tempo.


1 commento:

  1. grande delusione , grande illusione , grande incoerenza e falsità .grande tristezza . adesso si leveranno un coro di -io lo sapevo -. una cosa è certa ; quando torneremo a votare rivincerà il nano malefico.

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