martedì 30 aprile 2013

Non bastano le ragioni di una protesta



Ciò che accade non significa che doveva comunque accadere. Ciò che accade è nel novero delle possibilità e accade secondo le leggi della necessità storica.

È sbagliato ridurre la storia di un’epoca al fanatismo di un individuo o di un gruppo di persone. Senza negare importanza al ruolo delle singole personalità nella storia, l’affermarsi di una determinata situazione storica, per esempio i fascismi, segue certo una necessità storica, ma solo come tragica possibilità dello sviluppo storico. Poteva andare diversamente.

Senza la crisi economica degli anni Trenta, l’hitlerismo, in quanto tale, molto difficilmente avrebbe assunto il potere. Nel dettaglio, si potrebbe dire che un accordo tra i partiti di sinistra e quelli moderati, quella che noi oggi chiamiamo große Koalition, oppure il più prosaico e romanesco inciucio, probabilmente avrebbe provocato quello che già stava avvenendo alla fine del 1932, dopo le elezioni di novembre, ossia la caduta del consenso elettorale nazista, la bancarotta finanziaria del partito, l’impossibilità di garantire gli stipendi all’enorme apparato di funzionari e gregari. Eccetera.




I processi storici non dipendono in generale da fattori di carattere individuale e quindi casuale, dunque dalle qualità intellettuali o morale dei singoli. Anche se è vero che il carattere d’insieme degli individui può produrre un notevole influsso sul carattere sociale di un’epoca, e viceversa. In generale, resta fermo che tanto più gli uomini si allontanano dalla loro animalità e tanto più essi stessi fanno e possono fare la loro storia, consapevolmente.

E ciò vale non solo per il presente, poiché anche nel passato gli uomini possedevano una molteplice cognizione dei rapporti sociali. Non si deve credere, per eccessivo schematismo, che gli uomini nel passato – così come ovviamente nel presente – non agissero sulla scorta di concezioni sul nesso interno della società e sui fini raggiungibili, ossia muovessero soltanto come oggetti passivi in balia di leggi superiori. La libertà è cognizione della necessità, perciò mediante la progressiva acquisizione della cognizione di tali necessità gli uomini hanno raggiunto diversi gradi crescenti di libertà.

Che il grado di libertà oggi raggiunto sia ancora assai insoddisfacente, tanto per dirla breve, lo sappiamo bene. Anche se esiste ancora una sproporzione fra gli scopi prefissati – una difficoltà inerente alla definizione degli scopi stessi – e i risultati raggiunti, a causa dell’azione di forze incontrollate (ma non più nello stesso grado sconosciute come in passato) più potenti di quelle messe in movimento secondo un piano, tuttavia dobbiamo considerare il passaggio dal regno della necessità a quello della libertà come un processo, non già come un atto storicamente esclusivo e definitivo.

Non è semplice raggiungere la cognizione delle necessità sociali, superare le divisioni e gli interessi contrapposti soprattutto quando questi sono sedimentati nella coscienza individuale e collettiva come idee. Sappiamo bene come le idee non siano neutrali e non cadano dal cielo. Meno noto è come si formi l’ideologia, la quale non ha carattere scientifico ma appartiene alla società e ne costituisce una delle condizioni della sua esistenza. L’ideologia ovviamente si esprime anzitutto attraverso il linguaggio e i segni, e tale aspetto, dal punto di vista politico non meno che scientifico, assume un rilievo davvero fondamentale. Ma non è questo il tema del post né potrebbe essere un tema esauribile, sia pure nei suoi tratti essenziali, in alcuni brevi interventi.

* * *

Nell’ascoltare gli interventi degli oratori alla camera in occasione dell’insediamento del governo Napolitano-Berlusconi-Letta (una disanima interessante si può leggere qui), devo dire che ho provato un certo fastidio soprattutto quando hanno preso la parola i rappresentanti del 5 Stelle. Nel loro porsi, nel loro atteggiamento, nel loro modo d’esprimersi, e ovviamente per il contenuto del loro intervento, essi denunciavano non solo l’infelicità personale dei singoli esponenti (classificazione magnanima), ma tutta l’aleatorietà di questo movimento politico che vuol dirsi non politico e bensì espressione della “cittadinanza”. Un concetto questo che non vuol dire nulla, che non declina una rappresentanza, ma semplicemente dei sentimenti.

Non bastano le ragioni di una protesta – o quelle della simpatia per certi temi – per costruire un’alternativa reale, nemmeno sul piano delle “riforme” di sistema. Meno ancora se tale tentativo s’illude di poter mantenere lo stesso piede su due scarpe diverse, ossia sul piano, appunto, delle riforme di sistema (approveremo quello che ci piace) e sul piano del cambiamento radicale del sistema stesso (non scendiamo a compromessi con nessuno).

Significa anzitutto non comprendere le dinamiche dei processi politici generali e segnatamente parlamentari – quindi pagarne lo scotto sul piano pratico dei risultati –, né mostrare di comprendere come questo sistema, in sé, non sia riformabile senza mandarlo all’aria da sotto a sopra. E terremotare il sistema della rappresentanza politica parlamentare così com’è costituita storicamente, non è possibile per la via dichiarata dal 5 Stelle, in quanto questo sistema politico, a parte le tare di eccessiva autoreferenzialità, rappresenta interessi cospicui e diffusi, un modo d’essere sociale che include il fattore latino (chiamiamolo così per evitare di toccare la suscettibilità di qualcuno), situazioni di classe, ecc..

Il pericolo, l’ho già detto, è che questo movimento possa prestarsi, in futuro e nell’eventualità di un precipitare della situazione sociale, a forme alla diciotto brumaio. Non è la prima volta che a un movimento che dice di battersi per il cambiamento, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale, poi segua il dominio di una sola forza politica e di singoli individui. E tuttavia si sa che la storia non ha nulla da insegnare, soprattutto a quelli che sanno già tutto.


9 commenti:

  1. Io invece credo che la storia non insegni nulla. E’ solo una mera e sinusoidale cronologia dei rapporti tra padroni e schiavi, tra oppressori ed oppressi, furbi e fessi. Un po’ come raccontare che una volta è giorno ed un’altra è notte. All’infinito. Di tanto in tanto qualche variazione sul tema … un temporale, un’eclisse, un terremoto … tanto pe’ cantà pe’ fa’ quarcosa. Nascere al sud o al nord, ricchi o poveri, è l’unica vera preformattazione dell’umanoide ed è l’unica vera cosa (il conflitto) che genera energia. Come una differenza di potenziale genera la corrente elettrica.
    Siamo schiavi della dualità. Non ci può essere un + se non c’è un -. L’unicità (dicono) apparterrebbe solo a “Dio”. Ma questa è un’altra storia.
    Per me la riproduzione degli umanoidi dovrebbe essere controllata ed i figli li dovrebbero fare solo coloro che sono belli, straricchi, felici e sicuri di dare un futuro altrettanto comodo e felice ai propri figli. Di tanto in tanto si potrebbe far nascere qualche genio che fa qualche scoperta scientifica per rendere la vita più facile e bella ai padroni. Sogno un mondo di pochi umanoidi felicissimi serviti ed aiutati da instancabili robot e non da schiavi che lavorano.
    La vita è un mistero. Tutto ciò che ne consegue è una mera rappresentazione personale. Come quella di un pesce nell’acquario che crede di nuotare nell’oceano. Anche le vicende politiche e sociali sono nient’altro che una mera rappresentazione dei rapporti tra padroni e schiavi, tra dominanti e dominati.
    La vita, purtroppo, esiste proprio grazie al fatto che i dominati ogni tanto si ribellano e tentano di sovvertire le proprie sorti fino a quando li acchiappano e gli sfasciano il cranio.
    E si ricomincia di nuovo. Altro giro altra corsa.
    Confermo che è deprimente parlare dei 5 stelle e della loro (presunta) infelicità. Ma è ancor più deprimente parlare di tutti gli altri e della loro (presunta) felicità.
    Ai 5 stelle va comunque la mia simpatia. Tra schiavi ci si intende. E poi le stelle sono tante milioni di milioni.
    Abbasso il lavoro e W non fare nulla.
    Ciao cara.

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    1. mi riferisco al generale e non alla sorte dei singoli

      se o figli li facessero solo coloro che sono belli, straricchi, felici e sicuri di dare un futuro altrettanto comodo e felice ai propri figli, oltre a essere un poco monotono, mi dici chi si sobbarcherebbe il lavoro?

      per infelicità non intendevo quel genere d'infelicità.

      ciao Gianni

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    2. Gianni? Sordido e demenziale. Piccolo borghese, appunto. La storia non ha senso solo per chi è destinato a sparire. Noi non abbiamo nulla da perdere se non le catene e un nuovo mondo da guadagnare! Altro che la storia non ha senso! Se c'è un più, c'è un meno?! E questa sarebbe dialettica?! Gianni vede il più e il meno, non vede la lotta, il conflitto, la contraddizione, che è tutto: è la storia! Ma basta! Saluti rossi.

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    3. prima della dialettica viene la creanza, che non ha colore politico.
      si possono dire le cose anche senza insultare le persone.

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    4. Caro anonimo
      mi era parso di affermare proprio che "tutto" (io ho detto "energia") dipende proprio dalla lotta, dal conflitto e dalla contraddizione (il + ed il -).
      Fortuna che è scritto più sopra.
      Ciao. Non mi sono offeso.
      Un abbraccio.

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    5. Giuro che stavolta io non c’entro, eh! Ahahah!

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  2. Direi che questo tweet che copiaincollo, in merito alla fresca espulsione di Mastrangeli dal Movimento, votata dal diciottobrumaio della Rete, renda bene l'idea del sentimentalismo umorale elevato a politica. E non è detto che qualcuno non lo prenda come utile metodo da applicare sul serio. Sigh!

    Sen. Mastrangeli espulso da M5S, 88% sì. Domani verranno espulsi quelli del 12% che han votato no. Poi verrà espulso l'espulsore. Poi boh...

    ps: grazie per le ulteriori riflessioni sulle costruzioni di necessità sociale dei discendenti di Adamo, qua e due post addietro ;)

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    1. il centralismo democratico via internet, più che una contraddizione un vero ossimoro

      grazie per la tua attenzione (e a quella di pochissimi altri che commentano).

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    2. dimenticavo, domani potrai tocciare col pane: un post dal titolo Gli amici di Bergoglio

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