La libertà non consiste nel sognare
l'indipendenza dalle leggi della natura, ma nella conoscenza di queste leggi e
nella possibilità, legata a questa conoscenza, di farle agire secondo un piano
per un fine determinato. Ciò vale in riferimento tanto alle leggi della natura
esterna, quanto a quelle che regolano l'esistenza fisica e spirituale dell'uomo
stesso: due classi di leggi che possiamo separare l'una dall'altra tutt'al più nell'idea,
ma non nella realtà […]. La libertà
consiste dunque nel dominio di noi stessi e della natura esterna fondato sulla
conoscenza delle necessità naturali: essa è perciò necessariamente un prodotto
dello sviluppo storico (*).
Molto
chiaro dunque: la libertà basata sulla volontà non significa altro che la
capacità di poter decidere con cognizione di causa, secondo le necessità della
natura, non irrazionalmente contro di essa. La libertà è un prodotto dello sviluppo storico, e dipende dal grado di dominio che abbiamo della
natura e con essa di noi stessi.
Se
abbiamo a cuore la trasformazione del mondo dal regno della necessità a quello
della libertà, quindi se vogliamo dare un giusto indirizzo all’organizzazione
della lotta politica di classe, dobbiamo tenere in debito conto questa premessa essenziale.
Si
pone perciò la domanda: in quale rapporto stanno gli strumenti della conoscenza
in nostro possesso, dunque le modellizzazioni concettuali del mondo naturale e sociale
di cui ci serviamo per conoscere, con la realtà oggettiva? Le risposte che Marx
ed Engels danno a questo interrogativo costituiscono il contenuto
materialistico e dialettico della teoria del riflesso attivo, e per altro
aspetto costituiscono il presupposto della teoria delle formazioni ideologiche.
Nel
post precedente si è visto ciò che nessuno di noi ormai si sente di negare, pena
cadere nei vecchi vizi del pensiero:
- la
realtà esiste indipendentemente dalle nostre sensazioni e dalle idee che ci
facciamo di essa, cioè dalle forme della nostra conoscenza di essa;
- le
idee, ossia il pensiero, i suoi processi, non sono altro, come dice Marx, “che
l’elemento materiale [la realtà esterna] trasferito e tradotto nel cervello degli
uomini”.
Non
è stato facile arrivare a queste determinazioni, ma infine l’umanità sembra esserci riuscita. Dico sembra perché l’empirismo logico ha
lungamente dominato e attecchisce facilmente, privilegiando il “trasferito”
piuttosto che il “tradotto”, in modo che i dati percettivi verrebbero
assolutizzati e il rispecchiamento della realtà sarebbe una conseguenza
immediata.
Marx
ha scoperto il vaccino contro l’idealismo e l’empirismo. Egli pensa che lungo
la catena “elemento materiale, sensazioni, percezioni, conoscenza concettuale”
si svolge un processo di traduzione/elaborazione socialmente influenzato
attraverso la mediazione dei linguaggi. E questo tanto che si percorra la
catena in senso ascendente che discendente (vedremo), poiché l’attività verbale
di pensiero non è un processo immateriale poiché, scrive, “l’elemento stesso
del pensare, l’elemento della manifestazione vitale del pensiero, il
linguaggio, è di natura sensibile” (**).
Il
cervello umano si serve della sensazione e del linguaggio per stabilire
connessioni e rapporti, per effettuare astrazioni o sintesi, in funzione della soluzione
di determinati problemi della sua vita. Nel post precedente s’è visto come esso
si serva all’uopo di strumenti anche psicologici per raggiungere i suoi scopi.
La
traduzione/ricostruzione della realtà nel cervello dell’uomo sociale per mezzo
del linguaggio, implica anche il percorso inverso, ossia dall’immagine linguistica
all’elemento materiale, allo spazio reale. È un punto importante questo. Dice
Marx in una delle sue Tesi: Nella prassi l’uomo deve provare la verità,
cioè la realtà e il potere del suo pensiero.
In
questo processo che si rinnova continuamente il linguaggio funziona come
necessaria mediazione strumentale della prassi, tanto nell’appropriazione
dell’oggetto (la realtà sensibile) mediante il pensiero, quanto “nell’attività
conforme allo scopo” della sua trasformazione. Strumento dell’attività di
pensiero e dell’attività trasformatrice, quindi, indissolubilmente ad esse
unito e pur, allo stesso tempo, distinto.
Il
materialismo volgare (e dio sa quanta influenza esercita) concepisce
l’”attività di pensiero” come attività neurofisiologica del cervello; è bene
precisare che i processi neurofisiologici che si svolgono nella corteccia
cerebrale sono soltanto la forma in cui si esprime il pensiero nel sistema
biologico, non il pensiero dell’uomo stesso. Questo equivoco porta a “studi” e
“risultati” veramente paradossali e a volte comici. Non è il cervello in quanto
tale a pensare, bensì sempre solo il cervello di un uomo concreto che produce
la propria vita materiale e spirituale in una ben determinata formazione
economico-sociale. Al di fuori della rete
di rapporti sociali entro e per mezzo della quale agisce l’uomo sulla
natura esterna e sulla propria natura, non si dà alcuna attività di pensiero.
Altra forma di riduzionismo è quella che considera pensiero e linguaggio la
stessa cosa. Ne riparliamo un’altra volta.
(*) Engels,
Anti-Düring, cap. XI.
(**)
Manoscritti. Terzo mss: Proprietà privata e comunismo. Il passo,
nella sua interezza, è questo: L'uomo è
l'oggetto immediato della scienza naturale; infatti la natura sensibile
immediata per l'uomo è immediatamente la sensibilità umana (espressioni
equivalenti), immediatamente come l'altro uomo presente a lui in modo
sensibile, dato che la sua propria sensibilità si costituisce per lui stesso
come sensibilità umana soltanto attraverso l'altro uomo. Ma la natura è
l'oggetto immediato della scienza dell'uomo; il primo oggetto dell'uomo -
l'uomo - è la natura, la sensibilità; e le forze essenziali sensibili
particolari dell'uomo, allo stesso modo che possono trovare la loro
realizzazione oggettiva soltanto in oggetti naturali, possono altresì trovare
in generale la conoscenza di sé soltanto nella scienza degli enti naturali. Di
natura sensibile è pure l'elemento stesso del pensiero, l'elemento della
manifestazione vitale del pensiero, il linguaggio. La realtà sociale della
natura, la scienza umana della natura, la scienza naturale dell'uomo sono
espressioni equivalenti.
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