Così
come si presume che ogni cittadino sia maturo per giudicare e decidere su tutte
le questioni sulle quali egli è chiamato a votare (con i noti risultati), allo
stesso modo egli dovrebbe essere in grado come consumatore di conoscere tutte
le merci e riconoscere le relative frodi che il commercio di ogni tipo gli
offre a prezzo intero o in saldo; gli stessi meccanismi democratici e di
commercio delle idee – favoriti dalla moderna tecnologia – lo spingono
irresistibilmente a deduzioni teoriche generali su tutto lo scibile, di modo
che possiamo leggere sublimi sciocchezze in economia, politica, storiografia,
filosofia e temi di vario intrattenimento. Compreso, confesso, il mio cazzeggio
cui dedico ormai tanta parte del mio tempo che altrimenti potrei impiegare –
salvo il momentaneo rammarico di due o forse quattro lettori – ad altre cose.
Non
deve quindi stupire che una notevole parte degli attori di questo intenso e non
di rado molesto flusso comunicativo abbia infine prodotto due modeste figure alle
quali è stato affidata la guida di un movimento politico e mediatico giunto – a
seguito di elezioni politiche – ad essere arbitro delle sorti politiche,
economiche e sociali nazionali e perfino – indirettamente – di quelle
internazionali.
In
questo passaggio d’epoca e di consegne – che non si sa bene quanto durerà ma
che si può ben indovinare grossomodo dove finirà per condurci – , questo
movimento politico nato in rete e cresciuto nello spettacolo di piazza
trasmesso dalle televisioni, è stato favorito, oltre che dalle tecnologie e dai
saputi di andata e di ritorno, dalla putrescenza di una classe politica che in
altre circostanze, esaurita la propria missione storica, sarebbe stata
processata in effige e fulminata per le vie brevi.
E
tuttavia, se questi sono i motivi più immediati e cari al dibattito, non va
sottaciuto che questo movimento sarebbe rimasto ben più circoscritto se la
borghesia si fosse accontentata di vincere e non di stravincere. Se dunque non
si fosse scatenata l’azione di mercenari mediatici addestrati a
far susseguire, alla rinfusa, caoticamente e rapidamente, dei cambiamenti degli
stati d’animo, finendo per lasciare alle loro spalle una bava di confusione e smarrimento che non consente alcuna ipotesi di mobilitazione
attiva delle masse, se non quella di un populismo rancoroso
e denso di elevati propositi rivoluzionari parafascisti.
Hanno
creato e alimentano uno stato d’ansia artificiale permanente – come osserva giustamente
Gianni in un commento al post precedente – , ogni volta concentrato su
obiettivi diversi, utile per le manovre più schifose. Tuttavia, oggi che è
pasquetta e non di meno il primo d’aprile, segnalo che è pur vero che l’Italia
è una repubblica del carciofo per molti aspetti, ma vorrei ricordare la
situazione non migliore in Spagna, laddove la Catalogna è ormai alla secessione
di fatto; del Belgio, per anni incapace di darsi un governo e comunque diviso in
due parti; della stessa Olanda e poi dell’Inghilterra, ridotta a un francobollo sdentellato;
oppure degli stessi Stati Uniti, portati da molti tanto ad esempio.
Negli
ultimi cinquant’anni esatti gli Usa possono vantare in successione un
presidente sparato, Johnson costretto a non ricandidarsi, Nixon travolto dal
Watergate, Carter ridicolizzato da un ayatollah, Reagan fu solo un prestanome
di corporation e stati maggiori, Bush si suicidò in Iraq, Clinton dovette
giustificarsi davanti alla nazione per un uso non consono dei cessi della Casa
bianca, il figlio di Bush eletto con i brogli, e dell’attuale premio Nobel per
la Pace non voglio dire nulla per non stroncargli la carriera di serial-killer sul
più bello.
E
ora che ho pontificato anche su questo, mi aspetta in premio una passeggiata
prima che si rimetta a piovere.
In un paesaggio di macerie e nella giungla di spietate scimmie predarwiniane, le paratie tra noi e la follia sono sempre più rare e sottili. Speriamo che Olympe ci conservi questo blog.
RispondiEliminaIo sarei fra quei quattro. Ma credo proprio che siano molti di più!! :)
RispondiEliminaAnche se non sembra, fra quei 4 ci sarei anch'io. Devo dire anche che ultimamente sono sempre più stanco, di sentir critiche sterili, di legger frasi marxiane in continuazione e di propagare la fine del capitalismo a breve.
RispondiEliminaOltre il capitalismo ci può essere anche il fascismo. Non dimentichiamocelo mai! Che dopo il fascismo possa riprendere un altra stagione keynesiana è altrettanto vero. Insomma, tra una perequazione ed altra, il giochino può perpetuarsi quasi all'infinito, lasciando sempre i mezzi al padrone.
Sta a noi proporre "metodi alternativi". Ma fintantoché lasceremo la palla ad altri non possiamo e non dobbiamo lamentarci di niente.
Che il socialismo e il comunismo non abbia preso piede, ribadisco come altre volte, è solo colpa nostra. Anzi, neanche di tutti i cittadini, ma forse l'esclusiva sarebbe da attribuirsi ai compagni. Proprio quelli che criticano e non propongono tecnicamente alcunché.
Vi è di più! Le maggiori derisioni, come anche i maggiori ostacoli quando avevo proposto qualcosa li ho avuti proprio dai compagni. Posso dirvi anche che il mio non è un caso isolato, ma una realtà che si ripete in tutte le sedi.
Non basta conoscere "Marx" (inteso come tutta la letteratura "rivoluzionaria") e credere di sapere tutto sul comunismo, anche perché la proposta tecnica NON ESISTE!
saluti
Tony
PS: Ai compagni e altri blogger: è inutile mandarmi mail invitandomi a imparare a scrivere. Io sono ben conscio sui miei limiti dello scrivere in italiano, perché non è la mia lingua madre. Sfido chiunque di voi a scrivere in tedesco così come io scriva in italiano. Se questa poi dovrebbe essere la discriminante, in Casa Pound vi aspettano a braccia aperte!
cominciamo ad essere stretti - forse siamo più di quattro .... .- mia cara, confidiamo sulla tua "resistenza ".....
RispondiEliminagrazie Lucilla, dicevo quattro. appunto.
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