Durante la Grande Depressione, i latifondisti e le
grandi banche statunitensi (quelle piccole fallivano) pignoravano i pochi acri
di terra, in parte rossa e in parte grigia, dove i mezzadri avevano impiantato
le loro baracche e, con fatica oggi sconosciuta, producevano sotto il sole a
picco pannocchie e fagioli per sfamare le loro pletoriche famiglie. Venduto il
vitello, se ancora l’avevano, e macellato il pollame superstite, s’imbarcavano
in improbabili autocarri con il radiatore sempre a secco e le gomme sbucciate.
Quei carichi di carne umana, nell’allontanarsi da
quelli che non sarebbero più stati i loro campi e la propria casa, guardavano
per l’ultima volta, in una nuvola di polvere, la pompa dell’acqua inaugurata
dieci anni prima, col glicine in fiore attorcigliato attorno al collo d’oca, e
il gatto grigio e magro come una sardella. Quella fu l’epopea più tragica, dopo la guerra
civile, e John Steinbeck l'ha resa universale e immortale molto più di quanto
seppe poi tradurla John Ford filmandola con molta reticenza.
Mentre le banche e i latifondisti compivano
quest’ennesima rapina ai danni dei contadini, i
grandi proprietari terrieri della California facevano stampare altre
migliaia di volantini di propaganda per attirare nuove ondate di straccioni. Cibo per gli sfruttatori di carne umana, perché ciò consente di far diminuire le paghe degli schiavi mantenendo invariati i
prezzi delle merci. Lascia fare ai padroni, a quelli che mangiano a sazietà senza mai aver
prodotto nulla, ci pensano loro a farti cambiare idea su tante cose.
Finisce per pensarla allo stesso modo dei padroni anche il bracciante
locale e l’operaio dei servizi: io guadagno quindici dollari la settimana;
mettiamo che uno di questi maledetti straccioni si accontenti di dodici, cosa
succede? Ecco che si diventa leghisti ante-litteram: vedi come sono sudici,
ignoranti, questi forestieri. Sono pervertiti, maniaci sessuali, ladri tutti
dal primo all’ultimo. Gente che ruba per istinto, perché non ha il senso della
proprietà. Così scrive la stampa locale e poi ripetono gli impiegatucci che maneggiano
le armi e le clave per difendere il “loro” territorio. La solita guerra tra meno
poveri e miserabili, l’antico scontro tra paure ben coltivate e cieca disperazione.
Altre decine di migliaia di poveri diavoli colpiti
dalla crisi nelle città industriali emigravano anche loro verso la California,
terrorizzando i ricchi e i piccolo borghesi con la loro miseria; o verso il
Nord, sulle tracce lasciate dai cercatori d’oro d’altri tempi.
Nessuno di questi cenciosi disoccupati, nomadi che defluiscono lungo le strade della California e le colline nere del Dakota del
sud chiedendo agli automobilisti un passaggio, farà la carriera di
Winfield Scott Stratton, il quale trovò la “miniera dell’indipendenza” e la vendette
nel 1900 per diversi milioni di dollari alla Venture Corporation di Londra che la quotò in borsa. Chi comprò
quelle azioni si trovò dopo pochi mesi con carta straccia, poiché il giacimento
si rivelò assai meno redditizio di quanto gli avevano fatto credere. La società trascinò in
tribunale Scott Stratton, con l’accusa di aver “salato” la miniera. Quella di
“salare” le miniere – non solo quelle d’oro – per ricavarne un alto prezzo di
vendita, era una pratica truffaldina assai diffusa. Racconterò i dettagli
un’altra volta.
Stratton morì nel 1902, ma i giudici diedero torto
alla Venture Corporation. Fatto
curioso, il suo testamento, oltre a essere impugnato dai figli (Stratton lasciò
tutto per la costituzione di una casa di riposo per i minatori), fu impugnato
da ben 13 donne che dichiaravano di essere state segretamente sposate con
l’uomo. Chissà se fosse rimasto un semplice falegname se le cose sarebbero
andate così. Una statua del filantropo è stata collocata in centro a Colorado
Springs.
A parte queste rare eccezioni, l’ardente brama di quei cercatori continuerà a divampare
nei loro occhi fino alla morte, come successe a Robert "Bob" Miller Womack, che nel 1890 scoprì a Cripple Creek il più
grande giacimento d’oro, che rimase attivo fino al 1961.Vendette la proprietà
per 500 dollari e una bottiglia di liquore. Morì povero e solitario nel 1909.
Alcuni di
loro furono più fortunati, trovarono talvolta un pezzo di terra, abbandonato
dalle grandi società come giacimento non redditizio, che con gran fatica poteva
fruttare anche qualche decina di dollari d’oro. E in quegli anni di crisi e di fame nera ciò voleva dire guadagnare molto nel paese più ricco del mondo. Le società che
avevano in appalto la regione di Sacramento, Eldorado e Siskiyou traevano
ancora in quegli anni, dopo decenni di sfruttamento, dodici milioni di dollari l’anno
facendo lavorare allo sfinimento i propri schiavi.
ho letto"furore" che avevo sedici anni e mi sconvolse. Allora credevo OVVIAMENTE che gli USA fossero la " terra dell' abbondanza" e non potevo credere che milioni di persone fossero stati buttati alla fame datosi che in quegli anni invece da noi "terra della poverta'" nessuno " fu lasciato indietro" ( come si dice oggi :-) ) cioe' mori di fame o fu cacciato dal suo lavoro.
RispondiEliminaCerto una gran poverta' ci fu per tutti, ma in un paese dove tutti continuavano a lavorare , per non morire di fame basto' semplicemente ritornare al baratto. Ad esempio i miei allora che erano mezzadri scambiavano un po delle loro provviste con "beni strumentali" che gli operai vendevano nelle campagne come "paga " in natura ricevuta dal padrone.
E questo creo' il " consenso" su cui il fascismo costrui ' i suoi sogni " imperiali" . Mentre in USA proprio perche' il " furore" non degenerasse in " bolscevismo" ( che il pericolo allora ancora c' era :-)) i " padroni" elessero roosevelt affinche ' li salvasse abbacinando le masse con il solito " capitalismo compassionevole" poi inevitabilmente sfociato nel " capitalismo di guerra".
Come credo succedera' anche stavolta :-(
ws