A volte accade che delle grandi società richiedano la
tua consulenza per distinguere il vero dal falso, ossia ciò che ha valore da ciò che è
impostura. Un po’ come succede agli expertise nell’arte,
i quali non saprebbero tinteggiare una staccionata ma sanno dirti se un dipinto
è autentico, oppure opera di un falsario. A meno non si tratti di un Veermer realizzato
dal grande Han van Meegeren.
Ma qui si tratta di tutt’altro genere d’inganni, e le
grandi società minerarie si fidano di te per aver sperimentato sulla tua pelle
innumerevoli inganni, ricevuti in prezzo dalla natura ma soprattutto da lupi con sembianze umane.
Un tempo, i modi per ingannare i geologi e i chimici,
in fatto di miniere, erano innumerevoli. E il chimico o il geologo, pur muniti
di scienza e competenza, a volte erano indotti con l'inganno in errori clamorosi. E molto
costosi. Oggi succede di meno, anzitutto per il semplice fatto che i siti ricchi di minerali pregiati sono proprietà delle multinazionali.
Ho già fatto cenno in questo post alle “miniere
salate”. Sono miniere nelle quali non c’è quanto promesso dalle prove di saggio
e che al momento del loro sfruttamento si rivelano essere state un inganno ben
architettato e remunerato a vantaggio di chi le ha vendute.
A volte ancor oggi, ma soprattutto un tempo, ossia quando
le multinazionali non si erano ancora accaparrate l’esistente, si trovava
sempre, in qualche zona del mondo, un proprietario che diceva di aver trovato
oro, diamanti, smeraldi e perfino petrolio nei propri terreni. Per “salare” le
miniere di metalli e i giacimenti di pietre preziose ci voleva una certa
perizia e scaltrezza, un’abilità di dissimulazione fuori dell'ordinario.
Il colonnello James A. Buchanan, omonimo dell’antico
segretario di Stato Usa, fu a suo tempo una star in fatto di miniere “salate”,
e ciò non era dovuto alle sue conoscenze geologiche, come nel caso
dell’ingegnere tedesco Hans Merensky, ma per la sua conoscenza degli uomini. E questo è davvero essenziale quando si trattano degli affari così cospicui ma soprattutto irti d'insidie.
Falsificare le prove della presenza di un dato
minerale non è difficile, ma la falsificazione ha un rilievo modesto nell’inganno. La parte principale spetta alla recitazione, una dissimulazione che può durare settimane, mesi o anche anni. Si tratta di veri artisti, che anche quando scoperti nell’inganno, non sempre si riesce a stabilire come
abbiano fatto.
Succedeva, ad esempio, che tre gruppi si disputassero
accanitamente l’acquisto di un giacimento, quando un quarto gruppo, una grande
società, inviava sul posto Buchanan per vedere se si trattava di un affare
vantaggioso. Il proprietario del terreno era l’unico a dimostrarsi calmo e di
non avere fretta. Del resto il buon Dio non legge i libri di geologia e se
aveva deciso che in quello strano e selvaggio posto non servito da alcuna
strada ci fosse dell’oro, non c’era motivo di agitarsi tanto, di subire le
pressioni dei geologi e delle società che promettevano milioni.
Quella volta, per il fatto che non vi fossero strade per
raggiungere il giacimento aurifero, il venditore consigliò a Buchanan di lasciare
la sua dinamite e i perforatori presso la stazione ferroviaria, e di usare la
dinamite che si trovava presso il giacimento. Così fece Buchanan, tranne che
per alcuni candelotti che infilò nel suo zaino.
Quando fu il momento di partire, Buchanan e il
venditore proseguirono a cavallo per tre giorni attraverso luoghi aridi e
inospitali, e fu durante il tragitto che Buchanan si convinse che il
venditore era una persona veramente per bene, uno degli ultimi cercatori
realmente onesti.
Il modo di accendere un fuoco non s’impara dai
libri: il vecchio cercatore sfruttava ogni scintilla, ogni minima parte di
calore prodotto dalle poche radici. Egli parlava dei rifugi sperduti in quelle
lande deserte, nei quali non c’era nessuno. In quei rifugi aveva preso
solo ciò che gli era necessario e dopo aver lavato le stoviglie aveva scritto sul
tavolo qualche parola di ringraziamento: questo lo fanno solo gli old-timmer, i veri cercatori. Molti
dettagli mostravano che sapeva il fatto suo.
La sua baracca, poi, non era arredata come se si
trattasse dello scenario di un film. Era stata messa su da un
uomo che non attingeva la sua saggezza per sentito dire, la cassa di legno con
i viveri, per esempio, era coperta di stracci umidi, la migliore ghiacciaia che
si possa immaginare. Se uno vuole “salare” la sua miniera, si mette alle
costole del compratore e lo accompagna ovunque, se non per altri motivi almeno
per vedere se il suo trucco ha effetto. Il vecchio invece sospirava sollevato
quando Buchanan gli diceva che voleva prendere da solo i suoi campioni per le
prove.
E tuttavia basta un accenno sbagliato, una frase
fuori posto, per tradire il venditore che vuol apparire al di sopra di ogni sospetto. Il
vecchio cercatore disse a Buchanan che poteva rilevare i campioni dove credeva
meglio, poiché il terreno è talmente ricco d'oro che non aveva importanza dove sarebbe avvenuto il saggio. Fu a questo punto
che Buchanan s’insospettì, poiché per quanto ricco sia un giacimento, vi sono
luoghi più ricchi degli altri e nessun cercatore farà a meno di richiamare
l’attenzione dell’eventuale acquirente su questi luoghi se il prezzo di acquisto
dipende dai risultati delle prove.
Buchanan allora prese la dinamite dal suo zaino
e lasciò da parte la dinamite del venditore, anzi la sigillò accuratamente in
un sacco. Il vecchio venditore aveva assistito alla scena senza battere ciglio.
Buchanan partì dunque per le sue prove e, quando tornò, il vecchio era scomparso,
la baracca era vuota. Quando Buchanan esaminò la dinamite
del venditore, scoprì che era infarcita con dell'oro. Si trattava di un trucco pericoloso
quello di nascondere granuli d’oro nella dinamite, non è affare per tutti,
poiché la dinamite può esplodere con la massima facilità senza quasi una causa
determinata.
L’imbroglione che sa preparare la dinamite a qual
modo è però sicuro che la truffa riesca: laddove si rilevano i campioni con
esplosivi manipolati in quel modo, il giacimento risulterà zeppo d’oro!
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