domenica 21 aprile 2013

Ma quali gattopardi e giaguari, solo sciacalli e iene



Nell’editoriale di questa mattina, Eugenio Scalfari scrive quello che pensano in molti, e cioè che Stefano Rodotà non poteva essere il candidato sul quale far convergere i consensi del Pd, di tutto il Pd, per il semplice motivo che il suo nome è stato scelto dai 5 Stelle.

Una scusa si doveva pur trovare a questo rifiuto, silenzioso e ostinato, perfino clamoroso, da parte della dirigenza Pd. Ma quella adotta da Scalfari e da altri è una scusa che non regge quando viene dopo un mese di tentativi di fare un governo proprio con i 5 Stelle. Se i capibastone del Pd non erano d’accordo sul nome di Rodotà, allora e tantomeno potevano essere d’accordo di fare un governo con Grillo.


Noi le segrete cose di questi giorni, di queste ultime settimane, non le conosciamo nel dettaglio; non sappiamo ancora se ci sono stati patti della crostata o del tiramisù. Tuttavia l’affermazione di Scalfari non è nemmeno una scusa ben trovata. Essa nasconde quello che almeno al momento non può essere detto pubblicamente. Non solo i capibastone del Pd non erano d’accordo sul nome di Rodotà, ma non sono mai stati, ed è appunto questo il busillis, favorevoli a un accordo di programma e a una qualsiasi intesa di governo con il 5 Stelle.

E questo Grillo lo sa bene. Ed è l’unica cosa che sa e ciò nonostante ha fatto di tutto per favorire tale atteggiamento. Succede quando ci si fa consigliare da Casaleggio e Dario Fo.

Perciò, la ragione vera del rifiuto di Rodotà eletto presidente sta pure nelle idiosincrasie dei Fioroni, Marini, Veltroni e di D’Alema, nella lontananza abissale tra loro e Rodotà, ma la questione vera è la loro totale contrarietà a qualsiasi tipo d’intesa con Grillo. Per un’infinità di motivi che sono poi tutte le ragioni che stanno nel programma – sia pure aleatorio e confuso per molti aspetti – di Grillo.

Non credo, per citare un esempio, che la Merkel e Draghi telefonino a Napolitano per dirgli quale governo formare (perché è indiscutibile che a deciderne l’indirizzo è Napolitano); così come sarebbe improbabile pensare che qualcuno da Bruxelles telefoni a Bersani o D’Alema per dirgli cosa fare nel dettaglio. Non c’è bisogno.

Grillo per spiazzare Napolitano, i capibastone Pd, gli “europeisti”, avrebbe dovuto dire, senza svendersi: troviamo l’accordo.

Siamo abituati, seguendo i media, a vedere tutto come un problema di persone e d’interessi strettamente individuali, o corporativi, che pure ci sono e pesano. E tuttavia in queste questioni entrano in gioco interessi ben più grandi, ed è ovvio. L’Europa si muove per il Mali (a proposito, era dall’epoca dell’Afrikakorps che la Germania non inviava sue truppe in Africa), e vuoi vedere che non gli sta a cuore chi governa l’Italia e secondo quale programma?

L’Italia è sempre stata al centro degli interessi europei. Francia e Austria, in particolare, non si sono arrogate forse per secoli il diritto di vigilare che l’Italia restasse divisa? E quando l’Inghilterra favorì la sua unità, è stato in chiave strategica nel quadro degli interessi inglesi nei disequilibri europei, primo tra tutti mettere alle spalle della Francia un'Italia non troppo potente ma in grado di romperle le palle (motivo per cui, per esempio, Napoleone III non calcò la mano con l'Austria nel 1859). E nel dopoguerra l’Italia è stata ciò che sappiamo, ed è tutt’ora sotto stretta tutela. Sempre schiava di qualcuno, sempre ricattata.

La nomina di un presidente della repubblica avviene con il gradimento dei centri di potere, politici, economici e finanziari, che contano, interni ed esterni. Lo stesso per la formazione del governo. Non interessano tanto i nomi, perché alla fine uno vale l’altro, ciò che conta è l’indirizzo politico. C’è dunque da chiedersi a che gioco ha giocato Bersani dopo le elezioni e a quali illusioni, semmai, ha dato retta. E non posso credere alle sue buone intenzioni né a quelle di altri. Basta rivedere il suo incontro con i due insulsi in streaming (mandati apposta per far fallire qualsiasi accordo).

Dove invece credo all’illusione di Bersani premier incaricato, è nella proposta di Marini e poi di Prodi. Lì il patto della crostata o del tiramisù c’è stato, prima con Berlusconi-Marini e poi con lo stesso Prodi. E qui sono entrate in gioco altre varianti. E soprattutto Grillo, sul nome di Prodi, non ha saputo, ancora una volta, giocare le sue carte. Era l’ultima possibilità di non perdere tutto il piatto. Ora è fuori fino al prossimo round elettorale.

20 commenti:

  1. Si può dire in poche parole: i politici (tutti) non vogliono intralci nella spartizione del bottino. Devono continuare a poter fottere il popolo in allegria sicuri e protetti dalla polizia.
    Grillo è solo uno stupido intralcio e va spazzato via in ogni modo.
    Ma quale accordo Bersani Grillo!!!
    Ber & Ber continueranno a fottere rubando a dipendenti e pensionati. Può cambiare qualche orchestrale ma il direttore d'orchestra ha il compito di assicurare sempre la perfetta esecuzione della solita sinfonia.
    Scalfari è uno dei più "giornalisti" più fessi in circolazione.
    Ciao. Buona domenica.

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  2. Per fortuna ci sarà presto il congresso del pd che, finalmente, scioglierà tutti i nodi irrisolti eleggendo il nuovo segretario per acclamazione: berlusconi !

    ciao, gianni.

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  3. Già, è proprio questo uno dei punti più dolenti della faccenda. Resto dell'idea che grazie al disimpegno imposto da Grillo, i luridi del PD hanno potuto tirare a campare sul bluff del "tendere la mano" del "cercare l'intesa di governo" nei confronti del M5S. Avrei voluto gliela afferrassero i Cinquestelle la mano di Bersani e soci. Anzi, che fossero andati a giocare a "scova il ratto" fin dentro i bagni, e trascinarli al tavolo di governo, quindi obbligarli a farlo 'sto governo. A quel punto cascava subito il bluff e si palesava già settimane addietro la vera natura squallida dietro la mascherina dei "noi giusti, noi morali, noi parte sana rispetto a Berlusconi". Sono vent'anni che fanno i maggiori garanti di Berlusconi.
    Per fortuna che sono arrivati a palesarsi dentro le tensioni per l'elezione del PdR, dove il "tirante" M5S ha potuto contribuire a strattonare e destabilizzare le solite finte "tensioni" tra PD e PDL, lacerando il PD. In questo caso il M5S ha potuto combinare qualcosa, a livello "emiciclo". Perché se si sperava lo facessero a livello "governo", campa cavallo.
    Ora, chiusa la parentesi "parlamentare", molto probabilmente il M5S tornerà ininfluente, dato che le amebe PD e PDL si ricompatteranno dentro un governo solidamente "esclusivo" ed "escludente" chi, al momento opportuno, poteva invece entrarci con tanto di invito "RSVP Vostro Pierluigi".

    Ma, dopo vent'anni, piuttosto che niente, meglio piuttosto: ora non ci stanno più alibi per chi si voglia incaponire a "voler bene" a questi sedicenti rappresentanti della parte sociale sinistra.

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    1. i migliori alleati di Grillo sono proprio i partiti e soprattutto la crisi. grillo ha perso ma non è morto, non ancora. ciao

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  4. Olympe, il campione antropologico dei tuoi commentatori è esilarante! Stento a capire come arrivino a queste piagge (non ce l’ho con voi, évidemment, gentile don Quijano). Il succianciante Gianni per poco non mi faceva stramazzar per le risate. Son piú infestanti degli anobî, domeneddio!

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    1. ma se vuoi divertirti veramente vai sul blog di grillo, qui solo dilettanti

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    2. Simpatico Davide, sarebbe interessante leggere anche una motivazione rispetto a queste tue opinioni. No?

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    3. Se la signorina de Gouges permette, cito lo «spennato arcangelo»:

      Cretinismo parlamentare, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l’onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori delle pareti di questo edificio, —guerre, rivoluzioni, costruzioni di ferrovie, colonizzazione di intieri nuovi continenti, scoperta dell’oro di California, canali dell’America centrale, eserciti russi, e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un’influenza sui destini dell’umanità—, non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all’importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l’attenzione dell’onorevole loro assemblea.

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  5. Perdonami, perdonami: di solito non mi scompongo fino a questo punto. È stata una nottataccia!

    Ma da Grillo quelli son di casa, qui son come gore. Sia come sia, auguro una buona domenica, signorina de Gouges.

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    1. La sai lunga, vero, Davide? Eh, sì, c'è proprio bisogno di gente così, tutta citazioni e supponenza, che si diverte alle ingenuità degli altri.
      Il benaltrismo, il vizio delle anime belle, quelle che, appunto, la sanno sempre lunga. Quelle che non si sporcheranno mai le mani, ma avranno sempre da dire su chi ci prova, sciocchini che sono, che non la sanno altrettanto lunga.
      Beh, mi sa che è lo sport nazionale, saperla lunga, non sei nemmeno originale.

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    2. Mi scusi, Massimo, codesto commento m’era sfuggito. Sul primo punto ha ragionissima: la citazione è stata proprio pacchiana. Sul «benaltrismo» io non saprei proprio che dirle —se non forse che prima di leggerla da lei ignoravo la parola—, ma mi par davvero un giochino troppo facile: si potrebbe risponder lo stesso alla critica al programma di Gotha. Comunque sia, a me è parsa tanto deliziosa e geniale la congettura fantasiosa di Ventura, grazie a cui si ribalterebbe il ruolo dell’accusa (parafraso per non esser troppo kitschig): il tentativo cosciente di far precipitare la storia lungo la sua direzione inesorabile ottiene l’opposto esito d’allontanarne la fine. È una boutade, non si preoccupi.

      Se poi si sporca le mani piú lei che me non saprei valutarlo, né m’importa: auguro che non ci si riduca a baloccarsi coi curricula («Lei non sa chi sono io!», che m’è sembrato un po’ il senso dell’articolo d’Olympe in risposta alle mie prime, travisate osservazioni). Ciò detto, io ho avuto un’educazione classicista, sicché l’originalità è per me il massimo disvalore. (Vabbè, questa l’ho sparata grossa.)

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    3. Anch'io, come Davide, ho avuto un'educazione classicista, e delle migliori e più solide.

      Forse proprio per quello ravviso nel suo stile letterario un certo non so che... che mi ricorda... non vorrei dirlo, ma... il Foglio di Ferrara, palestra di penne arzigogolate al servizio, più ancora che del noto padrone, della propria vanità di manipolatori di studiate aggettivazioni, preziose - ancorché volutamente oblique - citazioni, e spiazzanti e azzurrine prospettive sintattiche e argomentative d'istraforo. Che vorrebbero essere aguzze.

      Ma vanno bene anche i barocchisti narcisi, se la loro causa - a differenza di quella dei foglianti - è la nostra. Purché non si producano in sfottò nei confronti di altri avventori di questo eccellente e rarissimo blog. La situazione è grave, anche se non seria, e forse i frizzi e i lazzi all'indirizzo di compagni di sventura non ce li possiamo permettere.

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    4. Oddio, mi spiace che ora si prenda a dar giudizi stilistici, quando il punto vorrei che fosse un altro. Ma sta bene, solido Mauro, mi discolpo del gusto per la parola rara (benché sia perlopiú il sostrato toscano), ma son cresciuto fra cruscanti, letteralmente, e —mi creda— in piú adeguato contesto ne fo a meno: nei commenti informali mi balocco con la lingua, ad libitum; non c’è altro da aggiungere. Il paragone col Foglio non mi scalda, né la facile accusa di barocchismo (sarà l’ascendenza netina), ma se basta a chetar tutti —me compreso— fingo d’imbizzirmi.

      Scherzi a parte, chiedo scusa a Gianni che non meritava la mia irrisione, a Massimo per i toni, e di nuovo alla signorina de Gouges per la caduta di stile (è evidente che non ho mai negata l’eccellenza del bloggo che ci ospita). Lascia però stupefatti o irritati —questo me lo consentirete— che una buona parte di commentatori paiono cascar da Marte, del tutto fuori contesto, digiuni di teoria marxiana (sicché digiuni d’Olympe) e vocianti, concentratissimi sulla «ka$ta» come gl’indivezzati figlioli dei trombettieri mediatici, da Rizzo a Travaglio. E addirittura con la presunzione, a dispetto nostro che siamo utopisti parolai o cinici «benaltristi», di fare perché partecipano a qualche meet up (ma che diavolo è, poi?) o metton la croce sul simbolo giusto.

      Li trovo fastidiosi? Sí, come mosche culaie. Hanno dissezionato falangi e tessuti dell’indice con cui indichiamo la luna. Son degno di biasimo? Bene, m’unisco alla compiacenza: venghino siori! commentino, ma badino bene di continuare a non leggere!

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    5. Lei ritiene (è un suo vezzo) gli altri sempre un pelino meno intelligenti di lei. Naturalmente non leggono bene i post di Olympe e, poveri stronzi, disossano il dito con il quale voi esseri superiori indicate la luna.
      Niente di nuovo, continui pure a pensare che chi sostiene Grillo venga da Marte e non si renda conto dei limiti del movimento e del contesto europeo-mondiale del cazzo nel quale ci troviamo. Mette in mezzo Rizzo e Travaglio che c'entrano come i cavoli a merenda e non vuole tenere conto della realtà fattuale: il M5S era l'unica possibilità di una forza PLASMABILE che con il tempo si potesse insinuare nel sistema. Plasmabile in che senso? Nel senso che, maturando i tempi, quella coscienza di classe che ancora latita, poteva formarsi. E' tutto quello che c'è, ORA, è tutto quello che c'è (POCO, RISIBILE, come si vuole, ma è questo) di possibile. Questo non toglie e non ha mai tolto nulla alle analisi sul meccanismo del capitalismo svolte da Olympe sui testi di Marx.
      Lei crede invece che tutto questo fervore sia fanatismo beota. La cosa mi è indifferente, mi creda. La storia calpesta i poveri stronzi come me, di sicuro. E' più facile che gente con la sua parlantina inevece se la cavi sempre.

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    6. Codesta che riporta è una storia antica, caro Massimo: il gioco di frange perbene che s’adoprano per egemonizzare movimenti e partiti di massa, costringendovisi dentro fino all’asfissia. L’esito è il classico sabotaggio dal vertice, già sclerotizzato nel ferro di Michels.

      Penso al PCI, a Rivoluzione Civile, a tutt’i baracconi di centre gauche che sono stati creduti «sbilanciabili» a sinistra dal peso mosca di turno —Rifondazione, Vendola, la vocina critica del manifesto. E mi sovviene quel ragazzino di FalceMartello che qualche settimana fa, a Niscemi, cercava di persuader me e Ferrando ch’è piú efficace restare addentro a Rifondazione Comunista e lottare per insediarsi alla direzione.

      Il movimento di Grillo è un movimento di semiosi infinita: lei lo vedrà proiettato al socialismo, gli estimatori di Bagnai e Stiglitz lo vedono invece pronto al rilancio dei consumi e dell’industria, quelli di Latouche verso una Woodstock con piccí a silicio autoprodotto, gli statalisti sognano le nazionalizzazioni, i liberisti l’abolizione dei monopolî di Stato «di fatto» (ENI e Ferrovie dello Stato), la privatizzazione delle reti RAI, la fine dei sindacati, la sostituzione del lavoro dipendente pubblico con sovvenzioni triennali condizionate (abilmente ridefinite «redditi di cittadinanza»). Io, per me, ci ho visto di tutto, certo anche «fanatismo beota»: è mai stato a un incontro del movimento?

      Massimo, lei mi sta pure simpatico, sicché la prego di non esagerare col turpiloquio e col vittimismo, che mi stucca e mette in imbarazzo. Deponiamo le armi e stringiamoci la mano da gentiluomini.

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  6. Sono troppo diretto se dico, senza giri di parole, che questi commenti sono cadute nel personalismo? In altri tempi, agli attacchi personali, alla mancanza di rispetto, ecc. si rispondeva con duelli. Oggi ci si scanna con insulti e sarcasmi, ben protetti dalla distanza e dall'anonimato. In tutto questo non c'è né onore né intelligenza!

    Il computer sarebbe un ottimo ritrovato tecnico per saperne di più, per chiarirsi le idee, ecc. se non fosse diventato un luogo dove scaricare fisime personali, individualismi esasperati e continue allusioni meschine. Quando le dissi: "pensi a quanto sono sfortunato io che non riesco a trovare un blog decente", alludevo a questo fatto.

    La ricerca via etere soprattutto una cosa mi ha insegnato: che se l'ignoranza umana è grande, la stupidità lo è ancora di più. Questo è il motivo per il quale nei commenti si manifesta un individualismo critico esasperato. E questa è un'altra ragione per la quale mi tengo, il più possibile, alla larga dai blog.

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    1. Chissà perché quando si parla della stupidità umana, si pensa sempre a quella degli altri. Sarà, appunto, una faccenda di stupidità umana.
      E' una legge universale: ognuno si sente sempre più intelligente dell'altro.
      Comunque, credo di avere imparato la lezione: eviterò d'ora in poi di commentare, mi limiterò a fruire e qualunque dissenso me lo terrò per me.
      Comunque, sig. De Michelis, indipendentemente dalla qualità dei commenti, questo è un blog, non solo decente, ma direi istruttivo e utile.

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