sabato 20 aprile 2013

Finiamola di farci prendere per il culo



In un paese serio, laddove succedesse che le madonnine di gesso piangano e i crocifissi grondino sangue, oppure che un individuo richiamasse folle veneranti e soldi a palate mostrando le stigmate, interverrebbero le autorità mandando la polizia. I furfanti verrebbero immediatamente smasherati, inibiti, derisi. Solo in Italia le autorità pubbliche si genuflettono e anzi il Vaticano – Stato nello Stato – nomina commissioni di “esperti” per “studiare” i fenomeni. Siamo il paese dei miracoli, lo zimbello dell’Europa moderna. Tanto che non si può eleggere un presidente della repubblica decente senza il placet estero, ossia uno che già in premessa si riveli poco disposto a obbedire alla linea tracciata a Berlino, Francoforte e Bruxelles.



Abbiamo bisogno dei miracoli, degli uomini della provvidenza: Craxi, Di Pietro, Berlusconi, Bossi, Grillo, solo per nominarne alcuni e dei più recenti. Nessuno di questi profeti ha proposto un programma economico e di sviluppo sociale, sia pure di stampo borghese radicale, credibile e praticabile, perché un programma così andrebbe a intaccare il parassitismo diffuso e radicato, la rete di protezioni, di appalti, di concessioni statali, dei mille intrecci malavitosi. Lo stesso Grillo sulla questione fiscale gioca a nascondino.

La contraddizione non è tra lo Stato, gli apparati della politica arruffona, da un lato, e “il paese” dall’altro, come vorrebbero darci ad intendere, per ultimo, Grillo e Casaleggio. La contraddizione fondamentale passa attraverso la struttura sociale stessa, fatta di classi e interessi contrapposti. La proposta di Grillo, tanto per citarne una, di ridurre la giornata lavorativa ordinaria da otto a quattro ore, è solo una boutade, l’amo per gli allocchi. Non è Grillo, non è la “politica” a poter decidere di questioni economiche decisive entro il modo di produzione capitalistico, tanto meno nella nuova fase dell’imperialismo.

Chiaro che alcune frazioni della borghesia nello squilibrio politico in atto veda di buon occhio Grillo e il trasformismo elettorale, un modo come un altro per tenere a freno la rivolta sociale e soprattutto l’organizzazione politica delle masse attorno a un programma politico. Si dirà: ma dove la vedi tutta sta voglia delle masse di organizzarsi attorno a un programma politico di radicale cambiamento? Bravi, bella domanda! Sveglia, la risposta sta proprio nell’appoggio fornito dai media al movimento di Grillo. E i media a chi rispondono, chi paga lo stipendio ai giornalisti e soprattutto ai grandi “direttori”? Il fatto che Grillo se la prenda con qualche giornalista conferma solo la tragicommedia!

Bisogna evitare anzitutto che la gente si ponga le domande vere: com’è possibile che sussistano tutte le condizioni per il benessere generale e invece siamo piombati in una crisi economica e finanziaria catastrofica? Com’è possibile che le persone in difficoltà economica siano aumentate, in un solo anno, di 2,5 milioni? Non può essere solo responsabilità della politica, c’è dell’altro! Ah, già, la “colpa” è dell’euro che non permette di essere competitivi, cioè di svalutare il potere d’acquisto di salariati e pensionati (perché di questo si tratta, porcoiddio!!). Com’è possibile che nonostante il calo demografico aumenti la disoccupazione, sarà mica colpa delle banche?!

E allora che cazzo c’entra la politica, gli stipendi troppo alti, il ladrocinio continuo? Sono queste le cause o solo i pretesti (pur veri ci mancherebbe) contro cui indirizzare lo “sdegno”? E finiamola di farci prendere per il culo, parliamo di cose vere.

12 commenti:

  1. Scroscio d’applausi, cara Olympe, e il merito piú grande è che non hai mai smesso di ricordarcelo in questi anni (io sarei già stracco due or di notte).

    A me il dibattito d’ispirazione marxista e «borghese radicale», a esser franco, sembra ben vivo, persino in quest’Italia dei miracoli —ah! io sarei tanto piú compiacente di te col vulgare pittoresco—, ma resta sommerso, e par che la mancanza di contatto fra chi vi concorre, quindi d’attrito, l’isterilisca, soprattutto nel passaggio qualitativo alla prassi. Tonino fa un degno lavoro nel suo sito (Sinistra in Rete) anche solo affastellandole insieme, quelle voces altrimenti clamantium in deserto, benché la sintesi sia affidata intera ai lettori.

    Perdio, vi rinchiuderei tutti in un teatro per tre o quattro giorni —soprattutto per mio diletto, je dois avouer—, teorici rivoluzionari e «socialkeynesiani», moderati —si tira a sorte— o dal beffardissimo Ventura o da quella specie d’incrocio tra Lerner e la Gialappa’s che sono i Wu Ming.

    (Spero di non esser motivo di ritorsioni anche stavolta!)

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    1. e almeno qualche buona bottiglia, perdio, sennò sai che noia

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    2. Rimedio io: saprei come render piacevole lo spettacolo dell’incontro di pugilato tra Sebastiano Isaia e Alberto Bagnai. Ah, in cantina ho un Sassicaia del ’90, ma quello lo tengo per noi due! (Si celia, per carità.) Davvero, però, mi sto scolando tutto il Lamúri che m’han regalato la settimana scorsa: non riesco a dimenticare la foto sul sito di Repubblica col manifestante che indossa la maschera di Fawkes e inneggia a Rodotà.

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  2. Guarda Olympe, posso anche essere d'accordo sulla sostanza di quello che dici, ma quando parli di calo demografico, mi cadono le braccia.
    Mi cadono ancora di più quando parli di appoggio dei media a Grillo. Evidentemente abitiamo in due nazioni diverse.
    Con l'ultimo bel "golpe" alla napolitana, ci siamo giocati l'unica piccolissima possibilità che avevamo di fare qualcosina. Adesso saranno contenti tutti quelli che invece di voler vedere lo schifo umano che rappresentano PD e PDL, hanno solo abbaiato contro Grillo.

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    1. (Olympe, m’intrometto, ma giuro di sparir súbito.)

      Signor Massimo, lei vive in Antillia. Inverno demografico e sovraesposizione televisiva di Grillo —crede che avrebbero dato la stessa rilevanza a Ferrando?— non sono opinioni, sono dati manifesti.

      Oltretutto, e cosí fo di nuovo arrabbiare l’autrice, non c’era nessuna bell’occasione se fosse sopraggiunto il rispettabile Rodotà. Tuttavia, le pie illusioni mi garbano un monte e mi stuzzicano l’appetito. Persino io lo caldeggiavo, giusto per la novità estetica e per veder poi scoppiare la bolla d’aspettative che i media —e tutti gli agenti dello spettacolo, sicché pure gl’intellettuali— avevano alimentato all’inverosimile.

      Død og plage! il dottor Stockmann non v’ha insegnato nulla?

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    2. e infatti

      quanto al fatto che non c’era nessuna bell’occasione se fosse sopraggiunto il rispettabile Rodotà, siamo d'accordo. ho scritto solo di questione prevalentemente di decenza e presentabilità
      caio

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    3. P.S. Si ricordi di tenerne conto nei suoi esercizi d’utopia.

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    4. Aveva ragione Cipolla a dire che la percentuale di idioti è la stessa tra acculturati e tra chi tira su i muri a secco.
      Citare Ibsen non le fa fare migliore figura. Abbiamo capito che lei è un ragazzo che studia che si è preso una laura. Con questo per quanto mi riguarda mi taccio per non appesantire il blog della gentile Olympe con polemiche sterili fatte con personaggi sterili.

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    5. Codesta reazione, poi! Potevo aspettar settimane la sua risposta «di là». Ma che è, geloso d’Olympe? (O piuttosto la sa lunga su come sbarazzarsi di quelli della mia stessa genía.)

      Bene, mi riconosco vinto: all’ultima mossa m’ha dato scacco matto. Tanto di cappello!

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